Sabato 16 settembre si è svolta nella Basilica di San Pietro una messa pontificale, nell’ambito del Pellegrinaggio internazionale del Populus Summorum Pontificum, per celebrare i dieci anni del Motu Proprio di Benedetto XVI, che riportò in auge il Rito Romano Classico, celebrato fino al 1965 in tutta la Chiesa Occidentale. Da quel gesto profetico sono nati in tutto il globo centinaia di gruppi stabili che seguono settimanalmente il rito secondo l’ultima edizione del messale di San Pio V del 1962. A livello mondiale si è creato un vero e proprio movimento autoconvocato, attorno alla liturgia antica, che coinvolge laici di tutte le età, sacerdoti, vescovi e cardinali. L’evento del 2017 si è svolto nell’arco di quattro giornate. Due di convegni, ai quali hanno partecipato porporati di primo livello, come Muller (appena dimissionato dalla Congregazione per la dottrina della Fede) e Sarah, prefetto del Culto divino. Purtroppo il cardinal Caffarra, che avrebbe dovuto celebrare in San Pietro, è nato al cielo pochi giorni prima dell’incontro.
Un mondo molto ampio e vario si è dato appuntamento annuale a Roma e quest’anno la partecipazione al Pellegrinaggio è stata molto ampia. E’ molto importante cercare di capire il clima, quale sia il “blocco sociale di riferimento”, e che pensieri passino fra i partecipanti a questo pellegrinaggio di cui i media non danno conto, ma che pure si snoda ogni anno per le vie dell’Urbe sempre più numeroso, per giungere sino al centro della cristianità. I partecipanti vengono principalmente da Italia, Stati Uniti, Polonia, Ungheria, Francia, ma anche sud America e Giappone.
In primo luogo, va notato che i quattro giorni del pellegrinaggio si svolgono in un clima di gioia, perché è il ritrovo di una realtà formata da amicizie e fratellanze di lungo corso, che si danno appuntamento una volta all’anno per rinnovarsi e ripromettersi vicendevolmente l’alleanza nella Buona Battaglia per la riaffermazione della cattolicità, che passa certamente dalla liturgia, ma non solo. Inoltre, la giovane età di almeno metà dei partecipanti, dona una freschezza che in molte altre realtà del cattolicesimo manca. Possiamo ben dire che gli ultimi dieci anni di Messa antica siano stati accompagnati da coppie che si sono promesse eterno amore rivolte all’Oriente eterno della liturgia tradizionale. Personalmente, mi è capitato di discutere con gli organizzatori di una gestione logistica dei passeggini, che ogni anno aumentano. Capita anche di ritrovarsi amiche in dolce attesa, che talvolta non stanno bene ma cercano di partecipare comunque alla processione verso San Pietro, perché il pellegrinaggio dell’anno prima ha dato loro la forza e la convinzione di creare una nuova famiglia.
Un discorso simile vale anche per le vocazioni. Molti nuovi sacerdoti ormai nascono celebrando principalmente secondo il Messale classico, ritenuto rispetto a quello moderno più consono alla ricerca di silenzio e compostezza richiesti dal confronto con la modernità. La ricerca specifica del silenzio sembra essere uno dei motivi per cui le giovani generazioni dei millennials si stiano lentamente ma inesorabilmente avvicinando alle forme rituali tridentine.
Un altro aspetto interessante è la creatività che viene espressa nell’ambito del Summorum Pontificum. Quest’anno in San Pietro, dove la celebrazione è stata celebrata sotto la Cattedra del primo Papa, la musica è stata composta per l’occasione dal Maestro Aurelio Porfiri, sulla base della Messa de Angelis, dimostrando che si può comporre musica tradizionale ma contemporanea, perché la Messa è un’entità viva, non ingessata e quindi deve essere uno stimolo per la genialità delle menti dei migliori artisti.
Il tutto si è poi chiuso, come da tradizione, la domenica mattina, presso la parrocchia della Trinità dei Pellegrini, uno dei centri della celebrazione della liturgia classica, retta dalla Fraternità Sacerdotale San Pietro. Per non farsi mancare niente, i pellegrini hanno assistito ad una messa solenne celebrata secondo il rito antico domenicano, addirittura precedente al messale di San Pio V. I fedeli hanno potuto conoscere una cerimonia codificata nel 1250.
Cosa lascia dunque il pellegrinaggio del 2017? Sicuramente la dimostrazione che, nonostante molti tentativi di affossarla, la tradizione liturgica occidentale sta riemergendo in modi inaspettati, portata avanti da una generazione da cui, per via di un cliché improprio, ci si aspetterebbe solo disinteresse e nichilismo.