La storia non va letta sotto la lente dell’ideologia, la testimonianza deve essere sincera: la grande lezione di papa Francesco all’udienza generale tenutasi ieri in Vaticano. Il pontefice, in un lungo discorso a braccio, si è a lungo soffermato sul valore della testimonianza. E, soprattutto, del racconto della storia. Che non può né deve essere di parte, teso a promuovere gli interessi di un gruppo a discapito di un altro. Ma, sull’esempio dei Vangeli, deve essere trasparente, veriteria e giusta.
Papa Francesco non ha risparmiato colpi al “pol corr” contemporaneo
Nella nostra cultura, così “politicamente corretta”, questa strada appare ostacolata in molti modi: nella famiglia, nella società, nella stessa comunità cristiana. Qualcuno propone addirittura di abolire l’insegnamento della storia, come un’informazione superflua su mondi non più attuali, che toglie risorse alla conoscenza del presente. Come se noi fossimo nati ieri!
Dunque ha spiegato.
La trasmissione della fede, d’altra parte, spesso manca della passione propria di una “storia vissuta”. Trasmettere la fede non è dire le cose “bla-bla-bla”. E’ dire l’esperienza di fede. E allora difficilmente può attirare a scegliere l’amore per sempre, la fedeltà alla parola data, la perseveranza nella dedizione, la compassione per i volti feriti e avviliti? Certo, le storie della vita vanno trasformate in testimonianza, e la testimonianza dev’essere leale.
La lealtà deve essere centrale nel racconto fondamentale della storia e per Papa Francesco vanno stigmatizzati coloro che invece indulgono a una pratica da condannare.
Non è certo leale l’ideologia che piega la storia ai propri schemi; non è leale la propaganda, che adatta la storia alla promozione del proprio gruppo; non è leale fare della storia un tribunale in cui si condanna tutto il passato e si scoraggia ogni futuro. Essere leale è raccontare la storia come è, e soltanto la può raccontare bene chi l’ha vissuta. Per questo è molto importante ascoltare i vecchi, ascoltare i nonni, è importante che i bambini interloquiscano con loro.
L’esempio grande dei Vangeli.
I Vangeli stessi raccontano onestamente la storia benedetta di Gesù senza nascondere gli errori, le incomprensioni e persino i tradimenti dei discepoli. Questa è la storia, è la verità, questa è testimonianza. Questo è il dono della memoria che gli “anziani” della Chiesa trasmettono, fin dall’inizio, passandolo “di mano in mano” alla generazione che segue. Ci farà bene chiederci: quanto valorizziamo questo modo di trasmettere la fede, nel passaggio del testimone fra gli anziani della comunità e i giovani che si aprono al futuro?
La fede vive nell’esempio per Papa Francesco.
E qui mi viene in mente una cosa che ho detto tante volte, ma vorrei ripeterla. Come si trasmette la fede? “Ah, qua c’è un libro, studialo”: no. Così non si può trasmettere la fede. La fede si trasmette in dialetto, cioè nel parlato familiare, fra nonni e nipoti, fra genitori e nipoti. La fede si trasmette sempre in dialetto, in quel dialetto familiare ed esperienziale appreso con gli anni. Per questo è tanto importante il dialogo in una famiglia, il dialogo dei bambini con i nonni che sono coloro che hanno la saggezza della fede.
Dopo 9 anni di pontificato una banalità che gli riesce bene…
Politicamente corretto egli stesso, ogni tanto deve pur strizzare l’occhio all’ala conservatrice. In ogni caso, le chiese sono vuote. I risultati sul campo sono modesti, se non del tutto assenti.
Come bene ha scritto Galli della LOggia: ” le dichiarazioni del papa sono state molto contraddittorie. Dapprima ha preso posizioni filorusse; poi, forse anche a causa delle critiche che gli sono state mosse da dentro la Chiesa, ha cambiato posizione, iniziando a parlare di aggressione, pur senza mai nominare la Russia. Alla fine sembra essersi attestato su una posizione di generica condanna della guerra e del riarmo. Le posizioni del papa mettono soprattutto in grave difficoltà la diplomazia vaticana. La quale ha una grande tradizione e notevole capacità, ma mi sembra che soffra molto di una guida così incerta e ambigua. Più in generale, penso che la leadership ‘politica’ del papa, chiamiamola così, sia da tempo molto confusa, e alla fine sfoci in una assoluta irrilevanza politica”.