A partire dalla mattina del 28 marzo, a Roma, intorno al Vaticano, sono stati affissi dei manifesti intitolati “Per Amore del Papa, per la pace e l’unità della Chiesa, per la libertà della Messa tradizionale latina”. Su di essi campeggiano le immagini di tre Papi, San Giovanni Paolo II, San Pio V e Benedetto XVI, con accanto alcune frasi riguardanti la “Messa in Latino”, cioè la messa secondo il messale precedente il 1962. Si tratta di una presa di posizione da parte di un gruppo di fedeli, a seguito delle restrizioni imposte da Papa Francesco con il Motu Proprio Traditionis Custodes, un documento che cancella in malo modo tutto il percorso intrapreso dal mondo tradizionale dopo il Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI.
“La crescente ostilità nei confronti della liturgia tradizionale non trova giustificazione né sul piano teologico, né su quello pastorale. Le comunità che celebrano secondo il Messale del 1962 non sono ribelli alla Chiesa; al contrario, benedette da una costante crescita di fedeli e di vocazioni sacerdotali, costituiscono un esempio di salda perseveranza nella fede e nell’unità cattoliche, in un mondo sempre più insensibile al Vangelo, e in un tessuto ecclesiale sempre più cedevole a pulsioni disgregatrici” – spiegano gli organizzatori – “Per questo, l’atteggiamento di rifiuto con cui i loro stessi pastori sono oggi costretti a trattarle, non è solo motivo di acerbo dolore, che questi fedeli si sforzano di offrire per la purificazione della Chiesa, ma costituisce anche una grave ingiustizia, davanti alla quale la carità stessa impone di non tacere: «un silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla» (S. Gregorio Magno)”.
Si tratta di “un comitato di promotori, che partecipano a titolo personale pur provenendo da diverse realtà cattoliche (come i blog Messainlatino e Campari & de Maistre, e le associazioni Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum e Ass. San Michele Arcangelo), ha voluto rendere pubblico il profondo attaccamento alla Messa tradizionale proprio quando ne sembra programmata l’estinzione: per amore del Papa, affinché sia paternamente aperto alla comprensione di quelle periferie liturgiche che da qualche mese non si sentono più ben accette nella Chiesa, perché trovano nella liturgia tradizionale la piena e compiuta espressione della fede cattolica tutta intera”.
Come ho ripetutamente ma inutilmente spiegato tante volte, la frase di Pio V non significa che non si deve mutare nulla della Messa da lui codificata, ma è stata per secoli la tipica clausola conclusiva (detta “sanctio”) dei documenti pontifici. La si ritrova, dunque, in tutti i documenti papali per secoli, come si studia in quella branca del sapere chiamata “diplomatica pontificia” (non diplomazia, attenzione). Il che non impediva che un Papa successivo potesse cambiare quanto disposto. E infatti anche il rito codificato da Pio V fu modificato dai papi successivi qua e là.
Non si difende una causa giusta con argomenti sbagliati. Io ve l’ho detto, poi fate un po’ come vi pare, ma a vostro danno (e a danno della causa giusta, il che mi dispiace particolarmente
Sono d’accordo. I cattolici praticanti non ci hanno mai capito quasi nulla, ma almeno in latino il rito aveva un qualcosa di misterioso, mistico, spirituale. Adesso è una fessata che giusto può essere accompagnata da quattro scalcagnati con la chitarra…
Ma se prendessero esempio dagli ortodossi… Bellissime liturgie (vale anche per gli albanesi)
Oggi vengono permessi gli abusi più orribili (si pensi alle “Messe” dei neocatecumenali) e al contempo ci si accanisce contro la Messa Tridentina. E poi i modernisti parlano di libertà e tolleranza… Ma noi non demorderemo MAI, se ne facciano una ragione.