Qualche giorno fa a Ravenna, Dario Franceschini ha presentato così Nazzareno Carusi al sindaco di Firenze Dario Nardella: “È un grande pianista e politico”. Il musicista abruzzese, che negli anni è stato elogiato per la sua arte da critici e colleghi (in primis Riccardo Muti), da tempo ha fama di non essere “solo” un pianista. L’abbiamo intervistato.
Maestro, non capita tutti i giorni che un ministro della Cultura si esprima così. E un politico di peso come Franceschini non parla senza motivo. Che succede?
È un giudizio generoso e sono grato al ministro. Però non succede nulla. Io suono come sempre.
Fra sei mesi ci sono le elezioni.
Lo so, lo sanno tutti.
Se lo dice lei… Parliamo di musica, allora. L’estate è finita e i maestri di cappella sono in rivolta: la musica sacra s’è fatta canzonetta, troppi bonghi e preti che non sanno più cantare. Davvero la tradizione musicale sacra è finita in soffitta per l’Alleluja delle Lampadine?
Non solo. Tanti preti non sanno il latino, che è l’unica lingua capace della profondità di fede. Qui cantat bis orat, diceva Sant’Agostino. E allora la responsabilità è più grande perché lo spirito, se malnutrito, avvizzisce. Un tempo si scriveva musica a maggior gloria di Dio. Oggi si sente cantare a suo maggiore scorno.
Come è potuto succedere? Non c’è spazio per il sacro nemmeno a messa, in quella che dovrebbe essere casa sua?
Non so dirlo io. È argomento da storici, teologi, filosofi e antropologi. Ma sono convinto che se si tende a fare del mistero, di cui la sacralità è per sua natura intrisa, un feticcio da abbattere, allora lo stesso sentimento del sacro viene meno. E se viene meno, il luogo dove esso abita si chiude. Infatti le chiese sono vuote.
Forse c’è di mezzo la voglia di novità.
Che è giusta, ma non deve diventare un alibi per l’ignoranza. Se posso osare una battuta, il salmo dice di cantare al Signore un canto nuovo, ma la Chiesa è depositaria di duemila anni di tradizione che vanno rispettati. Non che non sia possibile anche criticarli, però bisogna esserne all’altezza. E spesso mi viene da pensare che non siamo all’altezza del nostro passato.
Se la musica sacra piange, come se la passano gli altri ambiti della grande musica? C’è anche qui questa tendenza svilente?
Purtroppo sì. Ma sono molti di più i compositori veri, l’opera dei quali dimostra la nullità di questi “fenomeni”.
Le nullità, le immagino. I veri chi sono?
Carlo Boccadoro, Ennio Morricone naturalmente, Azio Corghi, Giorgio Battistelli, Emanuele Casale, Roberto Andreoni, Fabio Vacchi, Nicola Campogrande, Silvia Colasanti, Alessandro Solbiati, Luca Francesconi, Ivan Fedele, e non sono nemmeno tutti. La grande musica è viva, grazie a Dio.
E i pianisti? Mi faccia un nome solo, però.
Allora una pianista, omaggio alle donne e al futuro: Beatrice Rana. Giovanissima, straordinaria e meritatissimamente una star. Ma mi creda, il pianoforte italiano ha giovani e meno giovani talenti incredibili. Oltre che maestri superbi.
Patriota e gentiluomo.
Non è un difetto.
C’è ancora spazio per la bellezza? Dove possiamo cercarla e magari trovarla?
La bellezza vive dove l’anima si posa e questa è una fortuna che possiamo sperimentare tutti. Poi ci sono gli spiriti eletti, che fanno scendere meraviglie per il mondo da angoli del cielo. Michelangelo, che da un masso tira fuori la Pietà. Beethoven, che scuote l’anima con un ritmo e due note. Einstein, che in una formula racchiude l’universo. Ma posso aggiungere una cosa?
Prego.
Non sono prova di bellezza quei direttori artistici, che con pochi soldi e mille sforzi soprattutto personali realizzano stagioni concertistiche mirabili? O i Premi Nobel che vanno ogni anno ad Ariano Irpino, da dove sono appena tornato, perché lì c’è quella meraviglia di umanesimo, scienza e organizzazione che è il Biogem, nel bellissimo e profondo Sud?
Vero. E in politica?
Un dramma. Salvo eccezioni, che non sono poche, ci sono spesso sciatteria, supponenza e ignoranza per non dire altro. Ho appena letto di un consigliere regionale che per il matrimonio ha chiesto agli invitati un contributo alla luna di miele, scrivendo l’Iban sulle partecipazioni di nozze. Con 10mila euro al mese di stipendio e benefici vari, forse non era proprio il caso.
Come fare, allora?
Gli uomini e le donne non mancano. Il dramma è che questa cattiva politica non solo ha rovinato lo stato, ma gli ha spesso allontanato i migliori. La sfida è di riavvicinarglieli.
Ha letto le polemiche sul concerto in Arena per ricordare Luciano Pavarotti?
Qualsiasi polemica non regge di fronte a un amore planetario. Pavarotti era questo e quello, l’erede di Beniamino Gigli e una popstar come Michael Jackson. Che io preferisca il primo al secondo, poco importa.
Non le piaceranno Bocelli e il Volo…
Non mi piacciono se scimmiottano il belcanto, ma è indubbio che siano quattro popstar. Chiediamoci, semmai, come è possibile che crooner come loro vengano scambiati per tenori veri.
Crooner?
Cantanti di musica leggera che prediligono toni lenti e sentimentali, spesso rivisitando le canzoni del passato. È scritto sul Devoto.
Impegni a breve?
Esami in conservatorio e in accademia (il Conservatorio di Adria e l’Accademia Pianistica Internazionale di Imola, ndr). Poi un concerto nella mia Celano. I Quintetti di Mozart e Beethoven a Verona e Montegranaro coi Solisti del Teatro alla Scala e dell’Accademia di Santa Cecilia (Alessio Allegrini, Francesco Di Rosa, Fabrizio Meloni e Gabriele Screpis, ndr). E a metà novembre vado in Florida.
Senta però, sulle parole del ministro Franceschini non mi ha convinto. Lei era al convegno del PPE a Fiuggi e l’hanno vista chiacchierare con Antonio Tajani. Sarà l’aria da campagna elettorale, ma anche Padarewski era un pianista ed è stato Primo ministro della Polonia.
E dai! Due chiacchiere le fanno tutti.
Non con il presidente del Parlamento europeo.
Si convinca, mi creda. Paderewski era molto più bravo di me.