È consolidata abitudine parlare del Mezzogiorno (e più in generale anche d’Italia) sempre in relazione a disastri, ruberie, tragedie e problemi. È altrettanto consolidata abitudine replicare, dal Mezzogiorno (e anche in questo caso più in generale dall’Italia), con gli argomenti del derubato, del segregato, della subita colonizzazione. Siamo in tempi bui, i guai sono tantissimi. Uno di questi è il fatto che ormai si legge (e si scrive) secondo le regole del Seo e dell’hashtag, le stesse che si nutrono alle fonte delle “parole chiave”, le figlie ripulite della pessima categoria che raccoglie i più abusati, distratti e autoassolutori preconcetti e che trasformano l’indignazione in “vergogna” e nell’esterofilia dilagante che s’esprime nell’ambizione massima di lasciare l’Italia per andare chissà dove a cercare fortuna.
Anche per sparigliare un po’ il campo da questi preconcetti distruttivi e questa depressione di massa è piacevolissimo dovere di chi scrive celebrare i dieci anni di Biogem, istituto scientifico all’avanguardia che unisce, nel tratto del rigore nella ricerca, tanti di quei rami dello scibile umano (dalla genetica alla medicina, con decine e decine di articoli pubblicati su riviste scientifiche, tesi di laurea e quasi 30mila ore di lezione frontale, dalla filosofia fino alla musica) che all’uomo moderno, accomodato nel sogno tecnico dell’iperspecializzazione settoriale che ignora l’approccio multidisciplinare che tanti guai ha risolto all’umana specie, sembrerebbe impossibile perseguire tutti insieme.
Uno stuolo di Premi Nobel ha visitato questra struttura, tra loro il compianto Renato Dulbecco che profetizzò: “La rivoluzione della ingegneria genetica, iniziata negli anni ’70, ha costituito il fondamento del tumultuoso avanzamento delle conoscenze avutosi nella ricerca biomedica degli ultimi decenni e culminato nella acquisizione dell’intero genoma dell’uomo e di altri organismi. Nei prossimi decenni la ricerca biomedica dovrà assegnare una funzione a tutti i geni e scoprirne il ruolo nelle malattie. Biogem ha infrastrutture e competenze per inserirsi in maniera significativa in questo sforzo internazionale”.
L’istituto, nato il 14 luglio del 2006 dall’intuizione e dalla passione dei professori Gaetano Salvatore (scomparso da qualche tempo) e Ortensio Zecchino, ha in dote e indirizza i suoi sforzi nel solco di uno sguardo tanto innovatore da conservare la vena antichissima della sfida umana nella ricerca serrata e puntigliosa. Un’oasi così te la aspetteresti in qualche iperuranio americano, nell’incavo dell’Himalaya nutrita dalle ambizioni del dragone cinese, tra le anse di Cambridge e Oxford, ovunque tranne che in questa nostra sgangheratissima nazione. Invece no, si trova ad Ariano Irpino in provincia di Avellino. A dimostrare che c’è qualcosa di buono, anzi buonissimo pure (anzi, soprattutto) in Italia.