E se fosse Papa Francesco – papa ritenuto dai più un progressista – a risolvere definitivamente la crisi lefebvriana? Una possibilità tutt’altro che remota, tant’è che Bergoglio e Bernard Fellay, il superiore generale della Fraternità San Pio X, si sono incontrati “informalmente” in Vaticano. Il fatto è avvenuto nei scorsi giorni ed stato confermato anche dalla Santa Sede. Ma non è la prima volta che avviene da quando il gesuita argentino è al soglio di Pietro.
Un esercizio di ecumenismo ad intra, probabilmente. Intanto, l’incontro appena consumato rientra tra i passi congiunti in vista della piena comunione tra Roma ed Econe e che dovrebbe concretizzarsi con l’attribuzione della prelatura personale alla realtà sacerdotale fondata da Marcel Lefebvre, sulla scorta della novità canonica sperimentata con l’Opus Dei.
Un percorso lento, ma in pieno spirito pastorale, lasciando per ora da parte il nodo spinoso del riconoscimento integrale degli insegnamenti del Concilio Vaticano II su cui si era arenato il dialogo dopo la duplice apertura di Benedetto XVI verso i tradizionalisti. Già, con questo spirito Ratzinger aveva liberalizzato motu proprio il messale di san Pio V e tolto loro la scomunica del 1988. Il tutto tra polemiche e veleni.
Andare in incontro delle cosiddette “periferie esistenziali”, dunque. Così il papa considera i tradizionalisti. Dettaglio confermato dallo stesso Fellay, che ha riferito: “Non mi stupirebbe che il Papa ci considerasse come una di queste periferie alle quali dona palesemente la sua preferenza. E in quella prospettiva, usa l’espressione ‘compiere un percorso’ con la gente in periferia, sperando che si arriverà a migliorare le cose. Dunque non è una volontà ferma di risolvere subito: un percorso va dove va… ma, alla fine, è abbastanza calmo, tranquillo, senza troppo sapere ciò che potrà risultare. Probabilmente, è questa una delle ragioni più profonde”.
Qual è insomma la volontà del pontefice? Per il capo del lefevbriani “è chiaro che Papa Francesco vuole lasciarci vivere e sopravvivere. Ha perfino detto, a chi lo vuole sentire, che non farebbe mai del male alla Fraternità. Ha anche detto che noi siamo cattolici”. Un riconoscimento che marca già una linea di unità.