A quanto pare, proporre una storia sui supereroi a puntate è una formula vincente ed è dimostrato da lavori come Arrow, Smallville, Flash, ma anche Gotham o Jessica Jones, che hanno vinto e convinto. Nel corso di più episodi è possibile sviluppare le trame, dare contorni definiti e personalità a tutti i personaggi, spiegare il loro eroismo e fare affezionare gli spettatori.
In questi anni le serie sui supereroi hanno regalato molte perle. L’ultima in ordine di tempo è Daredevil 2, seconda stagione di una produzione Netflix che, possiamo dirlo, rasenta la perfezione e ancora una volta fa affezionare un vasto pubblico ai giustizieri in costume. La serie non è mai banale e introduce alcune domande esistenziali che inducono ad una riflessione non solo i protagonisti, ma anche noi. Uno dei temi principali della stagione è il confronto fra i metodi dell’eroe e quelli dell’antieroe, il Punitore. I due sulla carta perseguono gli stessi obiettivi, ma uno, Daredevil , rifiuta di andare fino in fondo uccidendo i criminali, credendo ancora nella giustizia amministrata e non nell’autodafé, che è invece il metodo principale del Punitore. Quest’ultimo uccide senza pietà intere bande di spacciatori, motociclisti, mafiosi e criminali in genere. Gente che sembrerebbe dannosa per la società, ma per il cattolico Matt Murdoch, la vera identità di Devil, hanno diritto ad una seconda possibilità o per lo meno al carcere.
Ciò che i due personaggi hanno in comune è però la percezione di una mancanza di giustizia nella società e l’esigenza di coprire un vuoto lasciato dalle istituzioni e dalle forze di polizia. Il bello di entrambi e in generale degli “eroi di strada” che Netflix sta cercando di raccontare in questi due anni, è che si occupano dei criminali di tutti i giorni, con l’aggiunta di qualche super nemico. Non ci sono invasioni aliene da combattere, ma rapinatori e taccheggiatori. Anche a Milano servirebbe un Daredevil sui tetti a vigilare, può pensare uno spettatore qualunque. L’eroe vive nella quotidianità e, dice la morale della storia, essere un abitante del quartiere di Hell’s Kitchen è già di per sé una forma di eroismo.
“Sventurata la nazione che ha bisogno di eroi”, disse Brecht, ma ancora più sventurato è chi sogna il paradiso in Terra. Gli eroi servono e non solo sullo schermo.