Bianconi l’Aretino, non le ha mai mandate a dire. Tutt’altro. Come il celeberrimo Pietro – con cui condivide le origini nella città d’Arezzo – è un fustigatore. Oggi, critico verso l’attuale conformazione del centrodestra, Maurizio Bianconi è parlamentare vicino alle posizioni di Raffaele Fitto. E gli abbiamo chiesto cosa sta succedendo in quella che, qualcuno, ancora si ostina a chiamare la “famiglia” del centrodestra. Finora una cosa sola è certa: ricordate la fotografia di Bologna? Sembra prossima a finire nel cestino della carta straccia.
Che sta accadendo al centrodestra? Siamo al parricidio?
Partiamo dall’inizio e parliamo di politica anche se con un po’ di rammarico dobbiamo constatare che la visione strategica della politica non è di questo periodo e non appartiene a quelli che sono i protagonisti di questo periodo attuale. Li vedo più bravi ad adattarsi alle situazioni. Se si vuole essere credibili non si può certo mischiare le mele con le pere.
In che senso?
Berlusconi esprime un centrodestra che sta con la Merkel ed è alleato con l’Europa. Meloni e Salvini stanno da un’altra parte. Berlusconi, poi, ha reso possibile con i suoi voti le riforme costituzionali, l’Italicum e una bella parte del programma democratico. Renzi si regge sui voti determinanti di un centrodestra che alla prova dei fatti e in virtù del mandato popolare, risulta essere di traditori. Meloni e Salvini non è che possano pensare di poter mischiare, appunto, mele e con le pere. E’ un connubio innaturale. Berlusconi vive con il suo esercito personale, che sarà del 10% o del 50% non importa, ma che resta comunque suo e che, pertanto, nulla dice al vero centrodestra. Questo è il primo punto.
Ce ne sono altri?
Sì, eccoci al secondo punto. Siamo stanchi di un centrodestra dei caudilli, degli padroni, dei beneficiati. Vanno ripristinate le regole selettive, solo allora si potrà ricominciare a parlare di politica. Senza siamo al caos. Mente monta una visione della destra popolare e populista c’è una vasta area di mezzo, che non pensa di poter mettere nessuno sotto le ruspe, ma che vadano rifatti i campi rom, che non pensa di voler cacciare tutti gli immigrati ma che ci debba essere una più rigida regolamentazione dei flussi. E’ un’area vasta, di milioni di persone che, naturalmente, si pongono in posizione mediana. Questa è una destra possibile e davvero ricostruibile. Oggi manca la gamba di Berlusconi.
Eppure sta recitando ancora un ruolo decisivo, almeno in apparenza.
Berlusconi ha ritenuto di poter decidere, ancora, tutto lui. Così a Milano ha imposto Parisi, a Napoli s’è arroccato su Lettieri e a Roma ha lanciato Bertolaso. Solo che a Salvini s’accesa la lampadina: vuoi vedere che questo qui, se lo lascio fare, nel 2018 mi imporrà le candidature, magari della Carfagna a premier o della Brambilla? Mi sta creando il problema? E risolviamolo il problema. Salvini, da grande situazionista qual è, ha messo tutto in discussione a Roma, pure a Napoli. A Milano no, tra Regione Lombardia, Maroni e Comune fa un po’ stato a sè.
In questo quadro manca la Meloni.
In tutto questo se la Meloni, ogni sacrosanta mattina mattina che s’è alzata negli ultimi tre mesi, fosse rimasta in silenzio ne avrebbe guadagnato tantissimo. Ha commesso una raffica di errori, uno dietro l’altro. Prima sì candida, poi no, prima deve far la mamma e poi la zia, e poi si ricandida. Avrebbe fatto meglio a candidarsi da subito. La realtà è che a Roma nessuno vuole vincere: è tutta una partita strategica. Vogliono che al Comune ci vada la Raggi cosìcchè, fallendo a Roma, il Movimento Cinque Stelle si sgonfi in vista delle elezioni del 2018.
In pratica ci si scervella a parlare di amministrative ma la partita è completamente un’altra?
Non c’entrano niente le amministrative, non interessano a nessuno. Il problema è tutto politico, e sta nell’assetto e nello strapotere di Renzi. Ha occupato tutti i posti di potere, tutti i ruoli chiave, ha mandato politici persino in Europa a costo di litigare con la diplomazia internazionale. Tratta il Parlamento manco fosse il consiglio comunale di Firenza. Può far tutto, questo qui. Renzi fa quello che vuole con la disarmante semplicità che dilaga. Renzi oggi è come Mussolini al tempo del fascismo.
Questa è bella.
Matteo Renzi starà lì per trent’anni. Può perdere solo per interventi esterni, come Mussolini perse la guerra, Renzi potrà essere sconfitto solo da eventi esterni. La situazione politica italiana sta tutta nella sua stessa inconsistenza, non ci sono motivi o agenti interni in grado di poterlo spodestare: non ha avversari. La sinistra Pd è debole e inconsistente, lui è un democristano consumato. Ha già occupato quasi tutto e se passano le ultime riforme va a finire che si nomina il Csm e le Camere che gli piacciono a lui. E Silvio Berlusconi lo aiuta. Insieme a Verdini, altro che litigi, sceneggiate. Pensateci: Renzi ha danneggiato le aziende? No. Ha toccato le televisioni? No. Manca solo lo scudetto al Milan. Silvio non ha mai comandato tanto da quando è in politica. Mai è stato tanto forte da quando è con Renzi.
Lo scenario qual è, dunque?
Vogliono ricostruire un centro, largo e importante, che possano essere renziano. Stanno alacremente al lavoro. Sono due maghi, Renzi e Berlusconi. Fanno il trucco per il pubblico davanti che resta affascinato. Ma io, che li conosco come le mie tasche, Renzi, Verdini e pure Berlusconi, e che non avendo interessi da difendere posso dire la mia così come mi pare, sto dietro le quinte e vedo tutto il trucco svelato e perciò banalissimo.
@barbadilloit