Scene di vita quotidiana raccontate dal punto di vista di un cane. Ed ecco che l’ordine della realtà viene stravolto, soltanto perché cambia l’occhio che osserva. Del resto quello di immaginare il mondo da punti di vista diversi resta una delle grandi ossessioni di Philip Dick. Ecco il racconto “Roog”, uno dei più celebri dello scrittore statunitense. Un cane vive l’arrivo degli uomini della spazzatura come fosse lo sbarco degli alieni. Il tutto mentre i suoi padroni invece lo guardano come fosse lui il matto. A spiegare l’approccio sarà lo stesso Dick in una delle sue interviste.
“Ecco qui la base di una buona parte dei miei ventisette anni di vita come scrittore professionista: il tentativo di entrare nella testa di un’altra persona, o di un’altra creatura, e di vedere coi suoi occhi; e più quella persona è diversa dal resto di tutti noi, meglio è. Parti dall’entità senziente e procedi verso l’esterno, deducendone il mondo”.
I padroni guardano strano il cane mentre abbaia e si dimena all’arrivo degli “extraterrestri”. Ma qual è la realtà giusta? Quella della famigliola felice che dice al cane di star zitto o la sua, che con i suoi occhi vede gli invasori? E’ sconvolgente intuire che tutti e due alla fine hanno ragione.
Philip Dick si trova al sesto posto della classifica di Visio sugli scrittori più visionari di sempre, dopo le analisi di Occhio nel cielo, E ora tocca al wub, E Jones creò il mondo, La mente dell’astronave, I pifferai.