Papa Francesco ha aperto ieri la porta santa della cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, anticipando di una settimana l’inizio del giubileo straordinario della Misericordia. Una scelta che è già storica. Mai infatti un Anno Santo era stato inaugurato nel continente africano. Segno dei tempi, ma anche di altro. Della necessità cioè di portare parole di pace in aree segnate da conflitti interminabili. Bergoglio sceglie l’odore delle pecore e lo fa con coraggio, attraversando la folla festante senza i vetri blindati dalla papamobile. Dietro ci sono i caschi blu delle nazioni unite con i mitra spianati. Una scorta del tutto inedita, ma che la dice tutta sul clima che si vive in queste ore nella Repubblica Centraficana. C’è che nelle prossime settimana la popolazione sarà chiamata al voto. “Bangui diviene la capitale spirituale del mondo”, ha detto il Papa. “Chiediamo la pace per tutti i paesi del mondo”. Intanto, l’orologio della basilica di San Pietro segnava le 17.14.
“Siamo chiamati ad essere nel mondo artigiani di una pace fondata sulla giustizia”, ha detto Francesco nella omelia della messa. “E’ dunque anche in mezzo a sconvolgimenti inauditi – ha ribatidito in un altro passaggio – che Gesù vuole mostrare la sua grande potenza, la sua gloria incomparabile e la potenza dell’amore che non arretra davanti a nulla, né davanti ai cieli sconvolti, né davanti alla terra in fiamme, né davanti al mare infuriato. “A tutti quelli che usano ingiustamente le armi di questo mondo, io lancio un appello: deponete questi strumenti di morte; armatevi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace”.
Insomma, quello del pontefice è un messaggio interculturale di pace nella diversità. “Costruire dalla meravigliosa diversità del mondo”, evitare “la tentazione della paura dell’altro, di ciò che non ci è familiare, di ciò che non appartiene al nostro gruppo etnico, alle nostre scelte politiche o alla nostra confessione religiosa”, ha chiesto Francesco auspicando di “promuovere una sintesi delle ricchezze di cui ognuno è portatore” e la “unità nella diversità”.