Sostiene Hegel, a ragione, che il processo è nel risultato. La fine contiene anche l’inizio e ciò che è avvenuto nel mezzo. Le cose sono “sintesi”, frutto di confronto e scontro. Avviene nella natura, avviene nella storia, avviene nella quotidianità. Tutto è movimento. E tutto è dialettica. Più o meno visibile, più o meno severa, più o meno accettabile.
Ebbene, se le cose stanno così, allora il caos attuale della “Buonascuola”, la strana riforma voluta da Renzi, è l’esito naturale di un vizio d’origine. Il vizio originario di questo strambo DDL è nel modo in cui è nato nel settembre scorso. Fu allora che prese corpo l’idea che già era nei “retro-pensieri” del clan di Renzi. E fu allora che con il titolo “Buonascuola” fu diffuso il documento governativo finalizzato inizialmente a raccogliere punti di vista, adesioni ed eventualmente critiche su quello che sarebbe diventata una radicale svolta neo-liberale (o liberista) del sistema pubblico di istruzione italiano.
Si sarebbe, invece, dovuto fare diversamente. Cambiare sì, come era necessario, la nostra scuola, ma partendo dal basso, e non con un “pacco chiuso e preconfezionato” del tutto inaderente ai bisogni formativi e conoscitivi odierni. Non solo. Per fare le cose in modo onesto, si sarebbe dovuto toglier davanti il “vecchio arretrato” e solo successivamente procedere col nuovo cambiamento.
La prima cosa da fare era il rinnovo del contratto di lavoro, fermo a sette anni fa e, insieme, le assunzioni di centocinquantamila precari, così come chiedeva l’Europa. Due cose ingiustamente rinviate per anni e su cui si era speculato a causa della crisi economica e di quella politica incentrata sulla instabilità del quadro di riferimento. Proprio su questi due punti i partiti alternativi al centrodestra avevano chiesto e incassato la “fiducia in bianco” della mondo della scuola. Una fiducia ad occhi chiusi, visto anche il tradizionale orientamento a sinistra di buona parte dei docenti.
E, invece, che cosa è accaduto? Semplice, la solita pugnalata alle spalle, il peggiore dei tradimenti. Non si sono assunti i precari (ancora una volta “cornuti e mazziati”), e non si è rinnovato il contratto. Paradossalmente e cinicamente queste vecchie urgenze, fonte di credito in bianco per il “bugiardo di Firenze”, sono state nei mesi successivi utilizzate come arma di ricatto. Esse sono state disinvoltamente usate per imporre una riforma che nel frattempo, nelle scuole e negli incontri pubblici, nessuno gradiva e tutti giudicavano come completamente inadeguata, fuorviante, addirittura contraria a precisi principi costituzionali.
Che pensare allora? Forse, il braccio di ferro e lo scontro è stato cercato, voluto e programmato dal governo Renzi. Il DDL “Buonascuola” è stato, infatti, furbescamente inserito in una tempistica di provvedimenti antiliberali e antidemocratici che hanno prima messo in fila il Jobs Act e poi l’Italicum.
A questo punto che dire? La prima cosa è questa. Con tutti si doveva scontrare la politica di Renzi, ma non con i ceti più deboli e culturalmente più orientati a sinistra. Invece, il tradimento. Renzi e il PD hanno tradito. Hanno prima tradito il mondo operaio e i pensionati, hanno tradito i cittadini nel loro diritto ad una reale rappresentanza politica, stanno vergognosamente tradendo docenti, studenti e famiglie questi giorni.
La storia si ripete. Più o meno la stessa cosa fece Luigi Berlinguer un ventina di anni fa, quando anziché assumere i precari storici li trombò con un concorso ordinario. Il “buffoncello di Firenze”, come l’ha definito Grillo, è venuto anche lui meno alla parola di stare col suo popolo e col suo elettorato.
Il tradimento, che è frutto di altri valori completamente assenti di questi tempi nella politica – come il senso della coerenza, della lealtà e dell’onore – sta riversando nelle piazze italiane milioni di persone. Non solo docenti, ma anche studenti e genitori.
Un tradimento subdolo è stato quello recente. Non a caso, infatti, lo scontro con la scuola è stato cercato dopo essersi assicurati la solidità della maggioranza, dopo le ulteriori epurazioni nel PD delle ultime settimane, e con il prolungamento della legislatura attraverso la “presa in ostaggio” del Parlamento.
Oggi in Italia non solo è in “ostaggio lautamente pagata” la maggioranza, ma anche una buona parte della opposizione. Oggi, in Italia la legalità e la “dirittura democratica” non esistono più. Ci sono nuove forme di autoritarismo morbido a cui, ex post, si dà copertura legale, anche grazie ad una sistema di informazione non libero e non indipendente.
I processi legislativi vengono normalmente “forzati”, ma la televisione, la stampa e la rete non dicono niente, non oppongono resistenza e addirittura falsano la realtà nascondendo o sminuendo quotidianamente la protesta. La prova è che tutti parlano sui media di scuola, ad esclusione dei diretti interessati. La piazza è forte, ma è anche isolata. La piazza cerca di farsi ascoltare nelle sedi istituzionali o nei partiti, ma viene puntualmente strumentalizzata. È il gioco dell’ipocrisia che fa da corollario al tradimento, e forse al taciuto senso di vergogna per la stessa. Chi sta tradendo ne dovrà rendere conto un giorno. Prima di tutto a se stesso.
Il provvedimento della “Buonascuola” è molto confuso su molti punti, ma su alcuni è invece molto chiaro. In esso c’è il disegno complessivo dello smantellamento della scuola pubblica di stato, la sua declinazione secondo una logica privatistica. C’è la parificazione alle private, sia attraverso ulteriori risorse a queste ultime che attraverso l’entrata dei privati nelle scuole statali.
C’è – inimmaginabile che ciò potesse essere fatto dal PD – la distruzione di ogni tipo di collegialità sul piano programmatico-didattico, la concessione di eccezionali “poteri esclusivi” ai dirigenti scolastici che diventano i padroni assoluti, anzi i ras e i podestà, delle singole istituzioni scolastiche. C’è, come implicito corollario di ciò, l’annullamento di ogni forza contrattuale dei docenti, degli stessi studenti e delle famiglie che vedono dissolti i propri spazi di intervento e decisione negli organi decisionali della scuola. E, forse, neanche più servirà la contrattazione, né quella nazionale è quella di livello territoriale e di singolo istituto.
Per non parlare della “libertà di insegnamento”, prevista esplicitamente dalla Costituzione, ma completamente obliterata dalla nuova legge. La nuova scuola di Renzi, attraverso il sottile gioco della completa sottomissione dei docenti e con l’attribuzione di poteri di “scelta” degli stessi da parte dei dirigenti, crea le condizioni per la effettiva obliterazione di questo nobile principio costituzionale dettato dalla amara esperienza della dittatura in Italia. Se questa libertà scomparirà, allora tutto sarà possibile nella scuola, anche le più viete forme di “servilismo ed oppressione culturale”. Non più formazione dell’uomo e del libero cittadino, ma formazione del cittadino suddito e del “consumatore” di questo aberrante sistema economico-finanziario.
Insomma, ci troviamo di fronte ad un vero disastro a cui sarà molto difficile porre rimedio dopo. Il maggiore partito della sinistra, che avrebbe dovuto avere come stella polare della sua azione politica la giustizia e la eliminazione delle disparità culturali, sociali ed economiche, si rende invece fautore del loro arretramento ad una condizione ottocentesca e pre-democratica.
Il partito che avrebbe dovuto porre come suo obiettivo primario l’allargamento della pubblica istruzione e della ricerca con grandi investimenti nelle strutture fisiche, nelle attrezzature e nel personale si rende fautore di una legge che farà ulteriormente regredire il nostro paese.
Per tutti questi motivi è necessario fermare questa “ghigliottina della scuola” in cui, una dopo l’altra, stanno cadendo le teste di chi ancora crede nella scuola e nella cultura come motore di sviluppo del Paese e di progresso per l’intero popolo italiano. Fermiamoli adesso finché siamo in tempo. Facciamolo nelle piazze, prima che altrove. Facciamolo, non solo gridando, ma soprattutto spiegando e ragionando.
E, infine, facciamolo col voto alle prossime regionali. Facciamolo non votando il PD. Facciamolo negando il voto a tutti i suoi alleati, a cominciare da SEL, che Roma fa opposizione al PD e in Puglia è suo fido alleato.
*docente scolastico