Partii per Parigi il venerdì sera con l’ultimo volo da Roma… atterrai all’aeroporto Charles de Gaulle alle 23.30… presi un taxi e me ne andai in centro… all’albergo…
Il tassista era un asiatico… poco loquace, per la verità, non rispondeva alle mie domande… pensai che il mio francese fosse troppo arrugginito… e cominciai a preoccuparmi…
ma a un certo punto mi accorsi che quella strada non la conoscevo… e timidamente chiesi… Excusez-moi monsieur, mais je dois aller à rue Saint-Anne… je n’ai dois pas faire le tour de Paris…
mi comprese perfettamente… si giustificò dicendomi che l’altra strada poteva essere intasata… cioè in sostanza… mi disse che mi stava fregando…
il tassametro correva veloce… ma io ero a Parigi… e mi sentivo una meravaglia… feci finta di crederci… 10 euro in più di taxi non avrebbero certo condizionato il mio umore…
guardai il lato positivo della cosa… avevo superato il test d’ingresso… anche se con una grammatica creativa… sarei risucita a capire e a farmi capire!
La prima volta che ero stata a Parigi era l’ottobre del 1995… periodo difficilissimo quello per la Francia… la crisi algerina… gli esperimenti nucleari a Mururoa… un’attentato dopo l’altro… ogni giorno saltava in aria una stazione della metropolitana… era una Parigi blindata… cassonetti sigillati… musei praticamente deserti..
Adesso c’era la rivolta in Libia… singolare no? A volte mi chiedo quali strane geometrie esistenziali mi attraversino… quale particolare motore immobile mi governi…
Arrivai in albergo… in pieno centro… Hotel Boudelaire Opera, in rue Sant-Anne… salii in camera e per prima cosa aprii la finestra… mi ritornò una bellissima immagine… il cielo era sereno, stellato… e la luna si specchiava sui tetti d’ardesia… sono proprio fortunata, pensai, Parigi è la città della pioggia… e io ho sempre trovato il sole…
Prima di dormire pensai alle cose che avrei fatto il giorno dopo… avevo solo due giorni a disposizione… e una missione da compiere che non potevo assolutamente fallire… portare dei fiori sulla tomba di Robert Brasillach…
La mattina dopo uscii dall’albergo verso le nove… dopo aver dato una rapida occhiata ai giornali in albergo… dove campeggiava in prima pagina…
un faccione tumefatto di Gheddafi… da qualche settimana il nemico numero 1 della Francia e i giornali… tutti schierati con il presidente… non nascondevano affatto la loro partigianeria e faziosità… Ne rimasi anche molto stupita, per la verità, di questo pensiero unico della stampa francese… e degli intellettuali tutti…
Non li avevo mai pensati come dei chierici o organici… a differenza degli italiani… e invece tutti contribuivano a modo loro a costruire il mostro per giustificarne poi di fronte all’opinione pubblica mondiale qualsiasi azione in forma di reazione a…
Il vantaggio di viaggiare da soli è che i tuoi tempi sono quelli giusti… e il tuo orologio biologico è l’unico a scandire il tempo… sono a rue Sant’Anne… mi guardo intorno
e con un entusiasmo adolescenziale… mi dico: destra o sinistra? Prima di uscire avevo chiesto alla reception come raggiungere Passage Choiseul… sapevo che era molto vicino… la scelta dell’albergo era stata strategica… il portiere mi aveva detto uscendo a destra trova un vicolo… è uno degli ingressi del Passage… sorrido a me stessa e vado a destra…
Non volevo perdere un attimo di quei due giorni… decisi di farmela tutta a piedi… e con il naso all’insù!
Arrivo al Passage Choiseul… una specie di galleria commerciale… anche se un po’ trascurata per la verità… ugualmente ricca di fascino … il fascino di uno di quelli che in Italia si chiamano parchi letterari… così ricchi di storia di poesia e di vita… il Passage è uno dei luoghi di Céline… mi piace immaginarlo come il parco letterario Céline… Louis Ferdinand Céline… anche se la Francia lo ha rinnegato… resta uno dei più grandi scrittori del ventesimo secolo!
Qui la sua famiglia gestiva una merceria e sopra la merceria c’era la loro casa… Céline è uno dei miei scrittori preferiti… camminare sotto il Passage è stato come camminare al suo fianco… come essere protagonista del suo mondo… della sua vita… assaporarne l’essenza… il carattere… mi sembrava perfino di sentire la sua voce roca parlare con Gallimard… degli intellettuali francesi cialtroni… de Il Professor Y!
Cominciò cosi la giornata… con un tributo alla mia scelta ideale!
Il resto della giornata mi mimetizzai nella massa… camminando senza un meta precisa… rue de Rivolì… Notre Dame… il lungo Senna… gli artisti di strada… trovai su una bancarella dei libri usati un bellissimo libro di poesie di Paul Valery datato 1936 e un libro di Sorel… cercai testi delle “intelligenze scomode” ma nessuna traccia di loro…
Piazza della Concordia, i Campi Elisi… fotografai tutto quello che attirava la mia attenzione… facevo il verso agli impressionisti francesi… in fondo loro impressionavano istanti con tele colori e pennelli… e io con la mia macchina fotografica fermavo attimi!
A fine giornata ero esausta… avevo gli occhi pieni di bellezza… e le gambe che si rifiutavano di eseguire altri ordini… presi un taxi e andai in albergo.
Una rapida doccia e uscii a cena… avevo appuntamento con i componenti di un gruppo Blues… John Papa Boogie Blues Band… di Verona… straordinario… la voce… quella di Gianni Frasi… un veneto dalla voce nera… avevo ascoltato la loro musica qualche mese prima a casa di Armando… sembrava uscisse dalle viscere…
Seppi che avrebbero tenuto un concerto a Parigi, a Le Grand Rex… la domenica delle Palme… e senza pensarci due volte ero volata a Parigi per ascoltarli… dal vivo.
Fu una serata piacevolissima e mangiammo divinamente in un ristorante di Saint-Paul…
Sembrava ci conoscessimo da sempre e invece ci vedevamo tutti per la prima volta… potere della follia… mi dissi… ma cos’è la vita senza follia? Ci salutammo con l’appuntamento al giorno dopo… al concerto!
Mi sveglia il giorno dopo con una strana felicità addosso… pensai di essere ancora nel sogno notturno… mi affacciai alla finestra e vidi i tetti d’ardesia di Parigi… non era un sogno…
Non era un sogno ad occhi aperti… era la realtà… stavo scrivendo una pagina bellissima del mio libro della vita!
Mi dissi, “dài Roberta esci da questa stanza”…ogni tanto parlo da sola… l’altra me mi dà degli ordini… hai ancora qualcosa da fare… Brasillach!
Uscii dall’albergo… attraversai Passage Choiseul e mi diressi verso rue de Rivolì… cercando un fioraio… attraversai la Senna… arrivai a Saint Germain Des Pres… da li alla Torre Eiffel… e poi al Trocadero… quindi pranzai nel ristorante sulla piazza… sorseggiando Bordeaux…
La cosa bella di Parigi è che quando chiedi il conto non trovi mai sorprese… è veramente l’addizione!
Prendo un taxi… per tornare verso il centro… il tassista è chiaramente straniero… proveniente dall’Africa mediterranea… sono curiosa… cerco di trovare una chiave di comunicazione con lui… tento l’azzardo…
Gli chiedo come mai i tassisti francesi sono tutti stranieri. Come mai? Si guadagna poco?
Lui mi dice no, anzi… ma i francesi non amano fare gli autisti…
Mi chiede sorridendo se sono italiana, rispondo di sì, mi dice “Bella l’Italia ho amici a Napoli… di quale città?”.
Da Roma, rispondo io… e lui subito: Roma o Lazio?
Capisco al volo cosa intende… Lazio rispondo sorridendo… e anche lui sorride… e dice Meghni (un calciatore di origine algerina che giocava nella Lazio)… sorridiamo entrambi e battiamo il cinque… mi dice che nel cuore degli algerini la Lazio ha sostituito la Juventus di Zidane…
Ho trovato la chiave per comunicare con lui… abbiamo rotto il ghiaccio, siamo “amici”… posso tentare, curiosa come sono, qualche domanda più specifica… e scusandomi per il mio francese che però lui invece sostiene sia comprensibilissimo, gli chiedo se è musulmano… mi risponde di sì, ma è un musulmano non praticante, mi dice che la sua famiglia viene dalla Cabila… la stessa regione della famiglia di Zidane appunto, ma ha il passaporto francese… mi parla dell’Algeria e mi dice che la Cabilia è una regione con un Islam moderato… ma che a noi occidentali fa comodo dire semplicemente Islam … è più facile… che non entriamo mai dentro le cose veramente… siamo superficiali e presuntuosi… il mondo arabo, ma anche tutta l’Africa… e anche il sud est asiatico è diviso in tribù e ogni tribù ha regole tribali diverse… che si innestano con l’Islam… mentre lui parla… mi viene in mente un libro che ho letto qualche mese fa… Lezioni di arabo, di Rossana Campo… nel libro c’è un passaggio… “A un certo punto, di colpo Suleiman ha smesso di ridere, si è fatto scuro in faccia, è partito in quarta, ha detto: lo sai perché voi occidentali finite sempre per ridurre l’altro a uno stereotipo? Perché? Così potete continuare a non pensare, potete evitare di andare fino in fondo nelle questioni vere….
Che cosa? Ma perché voi credete di avere democrazia? quanti sono gli italiani o i francesi che erano contrari alla guerra in Iraq? e ai massacri dei palestinesi? La maggioranza, forse. Però? Però? Nessuno ha chiesto il vostro parere, vi hanno ignorato e ce l’hanno messo in culo a noi, come sempre. Penso che ha ragione, quindi sto zitta. Vi siete lasciati imbrogliare, anche voi, gli arabi non sono tutti terroristi, Osama bin Laden non parla a mio nome o a nome di tutti gli arabi. E’ come dire che tu sei una mafiosa, che tutti gli italiani sono mafiosi, sono come in quel film, quello coi manifesti appesi in giro dappertutto, Gomorra, dico. Già, tu sei come i tipi del film Gomorra? Be’… E poi ti dico una cosa, a noi arabi invece tocca fare continuamente distinzioni, pensare, perché non dobbiamo arrivare a credere che chi invade le nostre terre e uccide la nostra gente e i nostri bambini rappresenta tutto l’Occidente”.
Ha perfettamente ragione mi dico… tutti hanno le mani sporche di sangue…
Su che cosa si basa la nostra presunzione?
Gli chiedo cosa ne pensa degli attacchi francesi alla Libia… “Una porcata imperialista”, risponde secco… “Non crederete mica che alla Francia interessino i diritti umani? Alla Francia interessa Il petrolio, solo il petrolio…”. Gli chiedo ma come mai tutti i giornali francesi sono favorevoli all’attacco e anche le forze politiche… lui mi dice che i francesi sono cosi… la Francia prima di tutto, gli interessi della Francia prima di tutto, e contro tutti… mi dice… “noi algerini sappiamo bene di cosa sono capaci i francesi, lo sappiamo molto bene”… comincia a raccontarmi le responsabilità dell’Occidente e della Francia… la sua ingerenza ancora oggi nella vita politica dell’Algeria… mi dice che la Libia è il paese islamico con il reddito pro-capite più alto in assoluto… i libici sono i più ricchi di tutti gli altri… che in Libia c’è distribuzione della ricchezza…
A quel punto però io insisto… va bene… diciamo che è cosi… ma non credo sia l’Eldorado… i dissidenti… le carceri? il dittatore sanguinario? mi risponde che in nessuno dei paesi arabi c’è tolleranza per chi non rispetta le regole… ed è giusto cosi… vedo un fioraio sul lungosenna all’altezza de la Bastiglia … dico sono arrivata… scendo qui… mentre pago lo ringrazio per la splendida conversazione… gli dico buona vita… e Forza Lazio… lui sorride e dice: “Io ringrazio te per avermi chiesto cosa penso e chi sono… per avermi ascoltato… e per avermi dedicato qualche minuto della tua vita…”. Sono un po’ imbarazzata… mi ringrazia per averlo ascoltato? per essermi interessata alla storia della sua gente? mi dice che di solito nessuno parla di questo cose coi tassisti… Io sì rispondo… sorrido ancora e scendo dal taxi… convinta di essere più ricca, molto più ricca di venti minuti prima… ovvio che conosco il mondo… e che spesso l’amore per la propria identità fa vedere le cose migliori che nella realtà… ma basta la metà di quello che ha detto per fare nascere il dubbio anche nei più scettici!
Attraverso la strada… sono a rue Henri IV… entro dal fioraio e chiedo dei fiori di lilla… il fioraio dice mi dispiace non ne ho… spero per la prossima settimana…a me servono oggi penso io… intristita… guardo i fiori che ci sono… alcune confezioni già pronte con dei contenitori per l’acqua… ingegnosi i francesi penso… ritengo che quella sia la soluzione migliore… ne prendo uno… pago e mi dirigo verso la Bastiglia… Un’altro taxi… “al Cimitero di Charonne”… dico… il tassista mi guarda perplesso… penso che forse non sa di cosa parlo… ma fa finta di niente e parte… mi ritrovo all’ingresso principale del cimitero Pere Lachaise, pago e scendo… all’ingresso un custode con una mappa del cimitero con su indicate le tombe celebri… ne prendo una e entro dentro…
Cerco Brasillach nella legenda… ma non c’è… ricerco… e non c’è… ci sono i più grandi… ma a me poco importa… io sono qui per Robert Brasillach… devo portare i fiori a Robert Brasillach… torno all’ingresso… il custode mi dice: Je ne sais pas qui est Robert Brasillach… il n’est pas là… come non è qui?… mi sento persa… insisto… e lui ribatte pure innervosito… il ne pas là… mi fa l’elenco delle tombe… che sono li… Callas, Chopin, Petrucciani, Modigliani, Piaf , Jim Morrison… e dico no… je cherche Robert Brasillach… a me di questi non interessa… dico… ho letto che è nel piccolo cimitero di Charonne sa come posso arrivarci? un’altro custode si avvicina e mi dice lo so io come ci si arriva, esca fuori vada a destra prenda la metropolitana fino a Gambetta… lì esce fuori e chieda ancora è vicinissimo… Ringrazio il nuovo custode… e penso a come sia possibile che alcuni personaggi vengano cancellati… dalla memoria di un popolo e dalla storia di un paese!
Prendo la metro e scendo a Gambetta… per la verità avevo capito Granbreta’… mi accorgo solo dalla didascalia delle fermate che era Gambetta… l’unica possibile… ma mi ritrovo all’ingresso posteriore dello stesso cimitero di prima… e qui il custode è decisamente più scortese degli altri…
Sono quasi rassegnata a tornare in centro… mi dico getto i fiori nella Senna… per tutti quei poeti maledetti… per tutti quelli che la Francia ha rinnegato… e cancellato… sono a due passi dalla metropolitana… ma mi dispiace… non posso mollare… penso che Brasillach ha dato la vita per le sue idee e io non riesco a trovare la sua tomba? non posso tornare indietro… entro da un fiorario con il mio mazzo di fiori… ma la signora blatera qualcosa di incomprensibile… capisco solo che mi dice uscendo vada verso sinistra… seguo questa mezza indicazione con la speranza di trovare qualcuno più gentile… perché non posso credere che nessuno conosca il cimitero di Charonne… è impossibile mi dico!
Intanto mandavo sms disperati in Italia a cercare indicazioni utili… ma non arrivavano risposte…
Dopo qualche metro vedo un signore anziano che viene nella mia direzione… ha un bastone… mi dico questo fa per me è vecchio abbastanza per ricordare… mi avvicino e chiedo del cimitero… lui è gentilissimo mi dice che sa dov’è… ma parla un francese strettissimo… e non capisco una parola di quello che mi dice… delle indicazioni che mi dà… vorrei morire… l’unico che sa dov’è io non lo capisco… si accorge della mia faccia perplessa e intuisce che non capisco… sorride…
prende il suo bastone e disegna a terra il percorso… mi indica di andare a destra, poi a sinistra, sempre dritta… a un certo punto troverò delle scale… in fondo alle scale a sinistra c’è il piccolo cimitero… annesso alla chiesa di San Germain de Charonne…
lo ringrazio felice per la sua cortesia e gentilezza… mi dice ancora delle cose che non capisco … ringrazio ancora e sorrido… vorrei fotografarlo ma poi mi dico Roberta non si fotografano gli angeli custodi!
Arrivo in fondo alle scale… e leggo davanti l’indicazione rue de Bagnolet… mi si apre un mondo… rue de Bagnolet è la strada citata nei Settecolori… tutto torna…
Guardo a sinistra e vedo la chiesa… a ridosso una vecchia porta aperta… sono emozionata… è stato faticosissimo trovare questo cimitero… entro dentro… è piccolo… raccolto… anche ben tenuto… certo lontanissimo dalla popolarità e dai clamori dell’altro dove ci sono i fan dei vip in processione sulle tombe dei loro miti… ma è bellissimo lo stesso… non c’è nessuno… ma non mi stupisce… i miei miti non sono “popolari”!
Mentre sono sul percorso principale… a metà circa… sulla sinistra vedo la tomba di Maurice Bardèche… il cognato di Brasillach… lui ebbe salva la vita ma fu comunque messo all’indice… creò una piccola casa editrice, Les Sept Couleurs … dallo stesso titolo del romanzo di Brasillach… è morto il 30 luglio 1998…
Di fronte a lui… poco più in basso… la tomba di Robert Brasillach… sulla lapide…una sola data… quella della fucilazione… non bastò l’appello sottoscritto dai maggiori intellettuali francesi a convincere De Gaulle a concedere la grazia… il generale fu irremovibile… respinse la domanda e all’alba del 6 febbraio del 1945 Robert Brasillach venne fucilato nel forte di Montrouge… e fu sepolto nel cimitero di Charonne… dov’ero io… e la sua tomba….. era davanti ai miei occhi…
Presi i fiori aggiunsi dell’acqua nel contenitore… e li posai sulla tomba… felice di non aver mollato la ricerca… non avevo tela e non avevo pennelli… ma avevo i Sette colori… impressionai quell’attimo con la mia macchina fotografica… incisi quell’emozione a fuoco sul cuore!
Lasciai il cimitero e tornai verso il centro… una lunga camminata… poi la metro fino a Rèpublique… e poi a piedi rue de Tourbigo fino a Les Halles … entrai nelle gallerie e nelle librerie a cercare tracce dei “miei” scrittori … ma non trovai nulla!
Arrivai in albergo felice… per aver dato un altro tributo alla mia scelta ideale… a uno di quei maestri di vita che mi hanno insegnato quanto sia difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire!
Mi preparai per il concerto… l’ultimo atto della mia presenza a Parigi!
Il giorno dopo sarei tornata a Roma… partendo proprio dall’aeroporto… Charles De Gaulle… che deve il nome a quel Generale che non volle concedere la grazia a Robert Brasillach…