Lo abbiamo visto intingere le mani nel fritto più bisunto, cucinare rane in umido col pomodoro riccio, leccarsi le dita dopo aver imbottito un panino con il lampredotto, il tutto pasteggiando a colatura di alici… Per lui il cibo è prima di tutto un affare con cui sporcarsi le mani e poi una delizia per il palato. Avete capito di chi stiamo parlando?
Di Chef Rubio naturalmente (al secolo Gabriele Rubini), rivelazione di “UNTI E BISUNTI”, produzione originale targata Pesci Combattenti per DMAX (Dtt canale 52 | Tivùsat canale 28 | Sky 136-137) che con la prima stagione andata in onda l’anno scorso ci ha fatti innamorare dello street food. La cucina di strada che non passa attraverso ristoranti stellati e le “primedonne” dei fornelli ma porta alla luce i sapori tradizionali di un luogo e ne rappresenta l’anima più vera.
Oggi Chef Rubio, diplomato all’ALMA, frascatano doc attaccatissimo alle proprie origini, rugbista con un passato in Top 10, globe trotter, appassionato di musica, tatuaggi e fumetti, uno dei protagonisti più amati del canale, è pronto a ripartire con il suo curioso viaggio nello street food italiano con la seconda stagione di “UNTI E BISUNTI”, in onda in prima tv esclusiva su DMAX ogni lunedì alle ore 22.00.
In questa edizione Rubio, con una bella barba al posto del baffo all’insù che lo ha distinto nella prima serie, sfiderà i campioni del gusto di ogni località (10 tappe per 12 puntate in tutto, inclusi 2 “Best of”) e a colpi di fritti, sugosi ripieni e ingredienti estremi, cercherà di vincere anche sul territorio avversario. Chi perde ovviamente, paga pegno!
Un successo clamoroso e un vero fenomeno di costume: UNTI E BISUNTI 2 è un’esplorazione “underground” delle risorse gastronomiche delle regioni italiane in cui Rubio si cimenta con i piatti e le ricette della tradizione raccontando una cucina autentica, “sporca e cattiva” che passa attraverso chioschetti, mercati rionali e baracchini. Quest’anno visiteremo Bari, Cagliari, la Barbagia, Genova, Milano, Roma, Chioggia, Bolzano e l’Alto Adige (Funes e Varna), Torino, la Val di Non. Tra le novità più importanti, l’ingresso di influenze e suggestioni da altri paesi in tre episodi dedicati al cibo etnico: rispettivamente all’Oriente (India), al Sudamerica e all’area maghrebina (Marocco). Perché l’Italia oggi è multirazziale e ogni “esplorazione alimentare” che si rispetti passa anche attraverso lo scambio con altre culture.