Chissà quante volte Jacopo Zenga si sarà sentito dire: “Sei il figlio di Walter? E perché non giochi in porta?”. Jacopo, invece, fa tutt’altro mestiere. È un centravanti puro e da quest’anno è ritornato a militare nel Casale, storica società piemontese che gioca nel girone B dell’Eccellenza locale, dopo l’esperienza nell’annata 2008-’09, quando collezionò 36 presenze e mise a segno 17 reti.
Il calcio è passione, a qualsiasi livello. Il mondo del pallone non è costituito solamente dalla ricca cornice degli scenari professionistici. La sublimazione di questo sport la si trova anche dalla serie D in giù, dove di soldi ne girano pochi ma di storie interessanti ce ne sono a volontà.
Lo storico portierone dell’Inter e della Nazionale – diventato un giramondo della panchina allenando tra l’altro club assai prestigiosi come la Steaua e la Dinamo Bucarest, la Stella Rossa Belgrado e in Italia Catania e Palermo, aggiungendo anche l’esperienza in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi – è stato vicinissimo all’approdo sulla panchina nerazzurra ma all’ultimo gli è stato preferito Roberto Mancini, mentre a dicembre ha rifiutato la panchina del Cagliari perché ha voluto rimanere a Dubai per la famiglia.
Jacopo invece nel derby contro la Valenzana Mado si è reso protagonista tra i pali, sulle orme di papà. Il risultato era fermo sul 2-1 per i nerostellati. A sei minuti dalla fine il portiere casalese Riccardo Portalupi ha ricevuto il secondo cartellino giallo. Le sostituzioni, però, erano terminate e Jacopo Zenga non ha esitato: ha indossato i guanti e si è fiondato in porta, cercando di ricordare le dritte date dal papà e facendo tesoro dell’esperienza da estremo difensore fatta da bambino. Decisiva una sua parata nel finale su un calcio di punizione insidioso, con il Casale che ha potuto festeggiare una importante vittoria.
Ma il figlio dell’Uomo Ragno, come detto, non gioca in porta: fa l’attaccante: “Appena ho potuto sono fuggito dai pali: me la cavo molto meglio fuori, il mio mestiere non è parare i rigori ma mettere la palla in fondo al sacco”. La sua è un’onesta carriera nei campi di provincia, tutta trascorsa tra C2 ed Eccellenza.
“Non ho l’esuberanza di mio padre, io sono Jacopo, lui è Walter, cammino con le mie gambe e non mi pesa il cognome che porto”. Avete capito bene?