Giornalista e scrittore, Gianluca Mazzini con “Qatar 2022, un mistero mondiale” (Lupetti) fotografa con complesse categorie sociali, economiche e geopolitiche lo scenario nel quale si svolgeranno i prossimi mondiali: dall’anomalia stagionale (le gare si svolgeranno in inverno) alla nazionale del paese ospitante, rinforzata da schiere di oriundi.
Gianluca Mazzini, vicedirettore di Sport Mediaset, i Mondiali di calcio in Qatar non sono poi così lontani. Ci sono sviluppi legati al Qatargate?
“Non passa giorno senza polemiche legate ai Mondiali in Qatar del 2022. L’ultima accusa arriva dall’Inghilterra dove abbondano i retroscena sugli scandali qatarini, con il prestigioso quotidiano The Guardian, che ha denunciato la morte di 6mila operai nei cantieri degli stadi di Doha nell’ultimo decennio. Si tratta di notizie che periodicamente ritornano sulla stampa internazionale insieme a quelle relative alla presunta corruzione, attraverso la quale gli emiri avrebbero ottenuto il Mondiale dalla Fifa.
L’Inghilterra, ma anche gli Stati Uniti, sono tra i Paesi più ostili ai mondiali nel Paese arabo. Bisogna ricordare che nel 2010, quando la Fifa di Blatter ha assegnato la Coppa del Mondo 2022, Londra e Washington erano in lizza e per di più tra i favoriti a ottenere la manifestazione. Al di là delle polemiche, resta il fatto che sul Mondiale qatarino permangono dubbi e perplessità e qualcuno, ad esempio la storica rivale dell’Arabia Saudita, sogna ancora la revoca del mondiale al Qatar a fronte di questi continui scandali”.
A che punto è l’organizzazione pratica, logistica (stadi) dell’evento? E’ stato recentemente nel paese del “Vicino Oriente”?
“Causa Covid non mi è stato possibile andare in Qatar negli ultimi mesi. L’ultima mia visita risale al 2018 e spero di potere tornare a Doha a breve. Già allora la realizzazione degli stadi era a un punto assai avanzato. Sette sono di nuova costruzione e uno è stato ristrutturato. Tutto con tecniche all’avanguardia ed ecosostenibili. Il Qatar ha fatto uno sforzo economico gigantesco per creare un evento memorabile. Sono in gioco l’immagine e la credibilità dell’Emirato.
Per Doha i Mondiali hanno un significato che va al di là dell’aspetto sportivo ed economico: servono a mantenere costantemente accesa l’attenzione mediatica sulla penisola che si trova in uno scacchiere geopolitico ad alto rischio con Arabia Saudita da una parte e Iran dall’altra che si fronteggiano minacciosamente. A ciò si somma la debolezza militare e demografica del Paese, dove vivono quasi tre milioni di cittadini stranieri a fronte di circa 300 mila qatarini. La Coppa del Mondo vale “un’assicurazione sulla vita” per il Qatar, almeno fino al 2022″.
Come sono evoluti i diritti dei lavoratori dopo gli scandali sullo sfruttamento degli operai nei cantieri degli stadi?
“La situazione ad oggi per i lavoratori stranieri in Qatar è in costante miglioramento. Anche se, naturalmente, non si può parlare di standard europei con sindacati e norme di tutela del lavoro. Ma è un dato di fatto che nell’Emirato sia stata abolita la Kafala, la prassi del ritiro del passaporto agli operai da parte dei datori di lavoro. Pratica che esiste in molti altri Paesi dell’area e che trasforma i lavoratori migranti in moderni schiavi”.
Le relazioni qatariote con l’Italia: dal calcio alla geopolitica il passo è breve. Come hanno cambiato il calcio europeo gli interventi dei fondi costruiti sui petroldollari?
“Esiste solo un esempio calcistico virtuoso per quanto riguarda l’emiro Tamim Al Thani, grande appassionato di calcio. Si tratta dell’acquisto del Paris Saint Germain, frutto di un complesso accordo politico, promosso dall’allora presidente francese Sarkozy e riguardante anche l’eliminazione di Gheddafi (operazione nella quale il Qatar ha avuto un ruolo decisivo). I fondi qatarini hanno investito e acquisito altre squadre europee, in Belgio, Spagna, Austria, ma in questi casi si è trattato di operazioni con club minori, destinate solo a trasferire in Europa calciatori emiratini per aumentarne il livello tecnico e migliorare il rendimento di alcuni giocatori della Nazionale dell’Emirato. In Italia il Qatar sponsorizza con la propria compagnia aerea di bandiera la Roma calcio, ma non ha acquisito quote societarie di club. La recente offerta per rilevare il Parma calcio è finita in nulla”.
Che ruolo svolge Al Jazeera nella proiezione del softpower qatarino nel mondo?
“Insieme al mondiale di calcio e al gas, di cui il Qatar è il maggiore produttore al mondo, Al Jazeera è il terzo elemento del poderoso soft power qatarino. Fondata nel 1996 ha sostituito la CNN americana che aveva dettato l’agenda mediatica per la prima Guerra del Golfo. Con un bacino potenziale di 400 milioni di telespettatori di lingua araba, a cui si è aggiunta anche una versione inglese, la tv dell’Emirato è un opinion leader mondiale e ha giocato un ruolo decisivo nelle varie crisi che hanno scosso l’area. Si tratta di uno strumento di potere ottimamente e cinicamente utilizzato dagli emiri a cui si aggiungono anche una ventina di canali sportivi in grado di condizionare il calcio a livello globale”.
Quale Islam caratterizza il paese del Golfo?
“Si tratta di una situazione poco nota, o comunque sottaciuta. In Qatar, come del resto in Arabia Saudita, l’Islam dominante è quello wahabita. È l’interpretazione più integralista e intransigente del Corano. Non a caso dal Qatar partono finanziamenti a getto continuo per gruppi radicali come i Fratelli Musulmani. Nel 2017 il presidente francese Macron ha pubblicamente accusato Doha e anche Riad di essere stati tra i finanziatori dei gruppi terroristici che hanno insanguinato la Francia”.
Torniamo al calcio: un Mondiale in inverno sarà un unicum. Che effetti avrà sulla qualità dello spettacolo?
“Si tratta di una situazione che non si è mai verificata ma sicuramente possiamo aspettarci un grande spettacolo calcistico. Le temperature si aggireranno sui 30 gradi rispetto ai 60 dei mesi estivi. Quindi clima ideale per giocare. Inevitabilmente il Mondiale invernale andrà a discapito della qualità dei campionati nazionali che verranno interrotti per due mesi in tutto il mondo. I grandi campioni si focalizzeranno sulla Coppa del Mondo e si può presumere che i grandi club pagheranno un prezzo al rendimento delle loro squadre. Mi aspetto vincitori outsider e risultati sorprendenti nei vari campionati. Italia compresa”.
Sulle gradinate ci sarà pubblico? I qatarioti seguono il calcio e andranno a vedere le partite del Mondiale?
“La leggenda vuole che in Qatar il calcio sia uno sport molto seguito. In realtà lo sport nazionale è la falconeria e sono molto amate le corse dei cammelli. Gli stadi solitamente sono vuoti, complice anche il clima. I campionati mondiali di atletica leggera del 2019 sono stati un flop dal punto di vista della partecipazione del pubblico. Non è facile prevedere neppure quanti tifosi stranieri raggiungeranno il Paese in inverno, nonostante l’aeroporto di Doha preveda un afflusso di 50 milioni di passeggeri in quell’anno”.
La nazionale del Qatar sarà una squadra materasso?
“Assolutamente no. I Marroni, questo il soprannome della nazionale qatarina, è campione d’Asia in carica. Questa nazionale è figlia di un progetto decennale che è costato milioni di dollari. Come spiego nel mio libro, si tratta di un progetto per il quale sono stati selezionati, soprattutto in Africa, 5 milioni di giovani calciatori. I migliori dei migliori sono stati naturalizzati e mandati a giocare in Europa. Il Qatar, secondo gli esperti, dovrebbe arrivare almeno agli ottavi di finale. Ma potrebbe anche fare meglio. Molto dipende dal talento locale Ali Almoez centravanti senegalese dal 2016 naturalizzato. Già capocannoniere della Coppa d’Asia nel 2019″.
Se il Psg a trazione Qatar dovesse sbancare in Champions…
“Il Paris Saint Germain, a fronte dei suoi investimenti miliardari – oggi sogna addirittura Messi o Ronaldo da affiancare a Neymar – ha solo sfiorato la Champions lo scorso anno. Il sorteggio per i quarti di finale che vede i parigini opposti al Bayern Monaco, campioni in carica, rende difficile prevedere un successo francese anche quest’anno. Ma è indubbio che l’Emiro Al Thani prima o poi alzerà la coppa”.
Un pronostico sugli azzurri di Roberto Mancini, per concludere.
“L’Italia sicuramente la vedremo giocare in Qatar e riscattare l’assenza ai mondiali di Russia del 2018. La squadra di Mancini ha grandi potenzialità, ottimi giocatori e l’entusiasmo portato dai giovani. Parallelamente diverse nazionali con grande tradizione stanno vivendo una crisi generazionale, dall’Argentina alla Germania passando per il Brasile. Tra i favoriti ci sono la Francia, campione uscente e la Spagna. L’Italia potrebbe essere l’outsider del torneo”.