Abbassare le tasse, ridurre la spesa pubblica, riformare la pubblica amministrazione e anche la giustizia. E poi favorire le imprese e la ripresa dell’economia. Anzitutto per creare nuovi posti di lavoro. Dal nord al centro al sud alle isole. Poi altri obiettivi, fino ad arrivare a dieci. Dieci cose per l’Italia. Da fare subito. Progetti realizzabili.
Flavio Tosi, 44 anni, sindaco di Verona da poco più di sei, traccia il profilo della fondazione a cui, con alcuni collaboratori, sta lavorando. Uno sviluppo su larga scala della sua Lista Tosi, ma con una missione precisa: mettersi in pista per le prossime elezioni politiche, come leader del centrodestra.
Che cosa sarà questa fondazione?
Uno strumento che vuole lanciare un progetto per far ripartire il Paese. E che lavorerà su idee precise, sintetiche, su temi fondamentali.
Perché una fondazione?
Perché di partiti ce ne sono già troppi e poi io non punto a qualcosa di ideologico, ma su idee e progetti e persone in gamba che li portano avanti, al di là delle appartenenze politiche precise. Così si ottengono risultati e consensi.
Come funzionerà?
Proporremo dieci cose da fare per l’Italia che metteremo on line, in un sito, aprendo una fase di consultazioni per avere contributi di idee. Questo strumento ha anche il fine di raccogliere fondi.
Chi condurrà questo soggetto?
Sarò io a lanciarlo, in agosto, ma puntiamo ad avere comitati territoriali e persone di riferimento, che in parte ci sono già. Qui bisogna far ripartire il Paese, prima che fallisca. Per questo proponiamo dieci obiettivi urgenti da realizzare.
Come si chiamerà la fondazione?
Abbiamo tre o quattro idee, presto sceglieremo. Comunque, non sarà un nome che richiama quello di un partito, perché vogliamo caratterizzarci come proramma elettorale, concreto, appunto sulle cose da fare, aperto in maniera trasversale ai vari schieramenti.
Qualcuna di queste dieci cose da fare?
Ridurre le tasse, la spesa e il debito pubblico. Solo così avremo a cascata risorse per le imprese e le famiglie. E poi le riforme, a cominciare dalla Pubblica amministrazione, ormai elefantiaca. Esempi? Un imprenditore, nel Veronese, mi ha detto che doveva costruire uno scarico fognario per la sua azienda e che Acque Veronesi gli ha fatto sapere che è lo sportello unico per le imprese, del suo Comune, a dovergli rilasciare l’autorizzazione. Peccato che il suo Comune non abbia lo sportello unico. Quindi: niente scarico fognario. Questo è assurdo.
E poi?
Velocizzare la giustizia, anzitutto quella civile. Servono federalismo fiscale e amministrativo. Le Regioni virtuose devono avere autonomia di spesa. Poi il lavoro, la scuola e tanti altri temi. Lei ha lanciato la proposta delle primarie nel centrodestra per individuare il candidato presidente del Consiglio.
Ma vorrebbe elezioni subito?
Confermo la scelta delle primarie e che mi candiderei. Quanto al voto, non necessariamente subito, basta però che il governo attuai proposte utili al Paese. E poi ci vuole una nuova legge elettorale, perché con questa ci ritroveremmo nella stessa situazione di oggi. Tornando alle primarie, sarebbe una valida alternativa a quelle del centrosinistra e dovrebbero essere le più aperte possibile, come negli Stati Uniti. Lei è segretario veneto e vicefederale della Lega.
Questo progetto della fondazione può dare fastidio alla Lega?
Io sono della Lega, ma quando sono stato eletto sindaco lo sono diventato di tutti, non della Lega. Spero, anzi, che la Lega sostenga questo progetto, che come la Lista Tosi può prendere consensi e adesioni anche da parte di chi non li darebbe alla Lega.
Ma questo eccesso di trasversalità, da destra a centrosinistra, non è un limite per il suo nuovo progetto?
No, perché se si lavora attorno a un programma si punta ad attuare quello, non a rimarcare differenze.
Lei per un anno e mezzo ha criticato Berlusconi. Però di recente è andato a Roma dal vicepresidente del Consiglio Alfano, del Pdl. Può essere un suo interlocutore, in un’ottica di centrodestra nazionale e di magari di alleanze?
Perché no? In tanti parlano con tanti altri e quindi è normale, per il ruolo di Alfano e per la sua rappresentatività, parlare con lui.
E con l’area del Pd più moderata, come quella di Letta?
Ripeto: le primarie dovrebbero essere aperte, anche nel centrosinistra. Pare che per Renzi non stia andando così. Lui le vorrebbe aperte a tutti e non solo agli iscritti. Era già successo nelle primarie fra lui e Bersani, quando il Pd raccolse un grande consenso. Certo, poi dilapidato.
Pensa ancora alla Regione, per il 2015?
C’è un presidente, Luca Zaia, che si ricandiderà. Anche in quell’occasione, però, potranno esserci in campo anche altri soggetti al di fuori dei partiti tradizionali.
La fondazione la distoglierà dal ruolo di sindaco?
Io sono abituato a lavorare come un mulo. Quindi, con costanza, porterò avanti il mio incarico di sindaco come fatto finora, dedicandomi anche alla fondazione. Che condurrò io. Così potrò rispondere di quello che farà. Dalla Lega, alle battaglie padane, all’omaggio a Napolitano, ora tenta la corsa verso la leadership nel centrodestra e magari al governo. In Lega se dici «italiano», se dici Roma, non è un bel sentire.
Contraddizioni?
Io sono veronese, veneto, italiano ed europeo. E va bene così. Non c’è contraddizione.
* da L’Arena