• Home
  • Il Clan
  • Privacy Policy
  • Contatti
lunedì 6 Febbraio 2023
No Result
View All Result
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
Home Le interviste

Alain de Benoist: “La vittoria di Trump? Auspicabile. In mancanza di meglio. Non è uno statista”

Il filosofo francese commenta le presidenziali americane su Boulevard Voltaire e distingue tra The Donald e il trumpist come fenomeno di popolo

by Nicolas Gauthier - Alain de Benoist
23 Ottobre 2020
in Le interviste
0
Donald Trump e Alain de Benoist

Le elezioni presidenziali americane si stanno avvicinando velocemente. A titolo personale, lei auspica la rielezione di Donald Trump? Un secondo mandato di questo presidente le farebbe piacere, anche solo per vedere la faccia dei suoi avversari, americani ed europei?
Alain de Benoist: “Auspico la sua rielezione, ma per difetto o in mancanza di meglio. Come lei sa, il personaggio non ha molti elementi che condivido. Non è tanto quello che gli rimproveriamo abitualmente  – il suo stile, la sua brutalità, la sua volgarità – che mi sconvolge, perché penso che sia invece ciò che gli vale di essere apprezzato da molti americani, quello che ci si ostina a non capire da questa parte dell’Atlantico. È piuttosto che il suo progetto mi sembra nebuloso, che la sua politica estera è, secondo me, esecrabile, e che l’uomo non è adatto a guidare quella che rimane, almeno provvisoriamente, la prima potenza mondiale. Al giorno d’oggi ci sono fondamentalmente solo tre veri capi di Stato nel mondo: Vladimir Putin, erede dell’ex Impero russo, Xi Jinping, erede dell’ex Impero cinese, e Recep Tayyip Erdoğan, che cerca di ricreare l’ex Impero ottomano. Donald Trump ha senza dubbio delle qualità, ma non ha la dimensione di uno statista.
Allora perché sostenerlo? Perché Joe Biden è cento volte peggio. Non per la sua personalità insulsa e stanca, ma per tutto ciò che rappresenta: l’Establishment, il Deep State, la sottomissione all’ideologia dominante, l’immigrazionismo, il progressismo, il capitalismo deterritorializzato, il politicamente corretto, Black Lives Matter, i media mainstream, insomma quell’abominevole Nouvelle Classe di cui la strega Hillary Clinton era già rappresentante quattro anni fa. Per sbarrare la strada a Joe Biden e alla sua collega Kamala Harris (che avrebbe buone possibilità di succedergli durante il suo mandato), sarei persino pronto a votare Topolino!”.
Ma Trump ha ancora una possibilità di vincere?
“Io credo di sì. Ho proposto più volte di distinguere tra il personaggio di Donald Trump e il fenomeno trumpista, che è soprattutto un riflesso populista di contestazione di tutto ciò che rappresenta l’Establishment. Trump è discutibile, ma il trumpismo è un’altra cosa. Tenuto conto di tutte le proporzioni, si potrebbe paragonarlo a quella che da noi si chiama «la Francia periferica». Gli americani sono estremamente diversi dagli europei (molto più di quanto credano questi ultimi), ma lo schema di base è lo stesso: le classi popolari contro le élite globalizzate, i sedentari contro i mobili, il popolo contro i cittadini del mondo, il basso contro l’alto.

Negli Stati Uniti d’oggi, questa opposizione si è cristallizzata per dare origine a due blocchi che non si parlano nemmeno più. Da una parte e dall’altra, non si vuole più solo vincere le elezioni, ma annientare quelli che stanno di fronte. Vuole una cifra rivelatrice, persino sbalorditiva? Il 15% dei repubblicani e il 20% dei democratici ritengono che l’America starebbe meglio se i loro rivali «morissero». Mai visto prima. È che la politica è cambiata. I politici negli Stati Uniti non corrono più alle elezioni per promuovere le loro capacità, ma come donne, come omosessuali, come afroamericani, come ispanici, etc. Le identità politiche, alimentate dal politicamente corretto, hanno invaso tutto. Ciò significa che le questioni politiche sono ormai subordinate alle sfide culturali e antropologiche.
Ecco perché, contrariamente a quanto accadeva in passato, quando i programmi dei repubblicani e dei democratici potevano sembrare più o meno indistinguibili, soprattutto ai nostri occhi, tutti i sondaggi mostrano che questa elezione presidenziale è giudicata dagli americani come di eccezionale importanza (l’87% parla di un punto di svolta irreversibile), e soprattutto perché tra loro sono pochissimi gli indecisi. Questo è il motivo per cui i due candidati non cercano tanto di accaparrarsi i sostenitori del loro avversario quanto di consolidare i loro rispettivi campi. Ed è anche il motivo per cui il primo dibattito Trump-Biden si è concluso con uno scambio di ingiurie di una violenza, verbale, ancora impensabile da noi. Che sia il trumpismo o la Nouvelle Classe a prevalere, sono in gioco concezioni del mondo differenti”.

Quale bilancio trarre da questi quattro anni di trumpismo? La sua rielezione sarebbe una buona notizia per gli Stati Uniti e, soprattutto, per la Francia e per l’Europa?
“Il bilancio è difficile da valutare. E’ indubbiamente migliore di quanto dicono gli avversari di Trump, ma peggiore di quanto dicono i suoi sostenitori. Perché Trump ha trascorso una notevole quantità di tempo a cercare di sfuggire alle trappole in cui si cercava di farlo cadere, e ha potuto riuscirci solo navigando alla cieca fra i «consiglieri» di ispirazione opposta, ed è inoltre difficile sapere quali sono le iniziative che gli competono veramente.
Per quanto riguarda la sua politica estera – l’unica che dovrebbe interessarci -, il bilancio è francamente negativo. Trump non ama visibilmente l’Europa, in questo si distingue dai suoi predecessori solo per il fatto di non nasconderlo. All’inizio tentò di avvicinarsi alla Russia nella speranza di allontanarla dall’alleanza cinese, ma poiché non smise di essere accusato di essere «al servizio dei russi», vi rinunciò rapidamente. Il suo principale nemico è la Cina. L’asse che privilegia è l’asse Washington-Riyad-Tel Aviv, che soddisfa sia i neoconservatori che gli evangelici, ma che è perfettamente contrario agli interessi europei. Ma con Joe Biden sarebbe anche peggio. Ricorda ciò che François Mitterrand ha confidato a Georges-Marc Benamou: «La Francia non lo sa, ma noi siamo in guerra con l’America. Una guerra permanente, una guerra vitale, una guerra economica, una guerra in cui apparentemente non ci sono morti. Sì, gli americani sono molto duri, sono voraci, vogliono un potere assoluto sul mondo. È una guerra sconosciuta, una guerra permanente, apparentemente senza morte e, pertanto, una guerra alla morte»”. (da BoulevardVolteire.fr)

@barbadilloit

Nicolas Gauthier - Alain de Benoist

Nicolas Gauthier - Alain de Benoist

Nicolas Gauthier - Alain de Benoist su Barbadillo.it

Tags: alain de benoistBarbadillobidencasa biancapresidenzialitrumpusa

Related Posts

A Fiume, Italia. Accompagnati da stelle danzanti. Per non dimenticare

Comitato10Febbraio. Il neopresidente Olmi: “Quest’anno ricorre l’80esimo anniversario di Norma Cossetto”

18 Gennaio 2023
L’intervista. Alain de Benoist: “Un’altra Europa è possibile se si rompe l’ordine egemone”

Alain de Benoist: “Vi racconto il mio esilio interiore”

17 Gennaio 2023

Peroncini: “La Merkel, l’Ucraina e il conflitto nell’Est Europa”

Tarchi al Manifesto: “Il governo Meloni e la nuova dicotomia italiana”

AssaltoAlCielo/1. Scatarzi (Passaggio al Bosco): “Governo Meloni e la sfida contro il Pensiero unico”

Malgieri: “Ora una rivoluzione culturale per la Repubblica degli italiani”

Grandi: “Le destre e il rischio di una vittoria mutilata”

Elezioni/25settembre. Veneziani: “Torna la politica con i tecnici in agguato”

Viaggi&Patrie/8. Malgieri: “Dall’Europa al Mediterraneo, tra sacro e tradizioni dei popoli”

Più letti

  • L’intervista.  Goikoetxea: “Il fallo su Maradona? La mia croce”

    L’intervista. Goikoetxea: “Il fallo su Maradona? La mia croce”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Il caso. L’errore di restituire i marmi dei Musei Vaticani alla Grecia

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Segnalibro. “Eurasia” e l’attuale ciclo politico dell’Europa

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Difesa. La memoria del cordiale in bustina (simbolo di un’Italia che non c’è più)

    33 shares
    Share 33 Tweet 0
  • Fenomeno Cognetti, le otto montagne in ciascuno di noi

    0 shares
    Share 0 Tweet 0

Seguici su Facebook

Siti amici

  • 10 righe dai libri
  • Appennini di Gian Luca Diamanti
  • Arianna Editrice
  • Associazione Eumeswil Firenze
  • Calcio e statistiche
  • Diretta.it
  • Eclettica edizioni
  • Finanza Sexy
  • Hamelin Prog – Progressive Rock Magazine
  • Il blog di Roberto Perrone
  • Il diario del gigante Paolo Isotta
  • L'eminente dignità del provvisorio
  • linkiesta
  • melascrivo
  • Polémia
  • Rivista Visio
  • SilviaValerio.it
  • Storia in rete
Facebook Twitter Instagram

“All’orizzonte di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per riparsi durante un tifone, o per riposarsi e amare”.
Hugo Pratt

Barbadillo è un laboratorio di idee nel mare del web che, a differenza d’altri, non naviga a vista. Aspira ad essere un hub non conformista, un approdo libero nel quale raccogliere pensieri e parole e dove donne e uomini in marcia possono fermarsi a discutere insieme di politica, ecologia, musica, film, calcio, calci, pugni e rivoluzione.

Ultimi articoli

La “Terza Via” produttivistica

La “Terza Via” produttivistica

6 Febbraio 2023
“No time to die”: la debolezza di Bond al tempo della cancel culture

Segnalibro. James Bond ha 60 anni (ma non li dimostra affatto)

5 Febbraio 2023
“Vaincre ou Mourir”, il successo del film sul genocidio in Vandea

“Vaincre ou Mourir”, il successo del film sul genocidio in Vandea

6 Febbraio 2023

Ultimi commenti

  • Guidobono su Segnalibro. James Bond ha 60 anni (ma non li dimostra affatto)
  • Ferna.. su Focus. Il Piano Mattei e l’orizzonte mediterraneo del governo Meloni
  • Guidobono su Il punto (di M.Veneziani). Le ragioni dell’anticonformismo (anche) al tempo del governo Meloni
  • Guidobono su Il punto (di M.Veneziani). Le ragioni dell’anticonformismo (anche) al tempo del governo Meloni
  • Giulio De Gregorio su “Vaincre ou Mourir”, il successo del film sul genocidio in Vandea
  • paolo su Respirare l’Appennino dei patres
  • paolo su “Vaincre ou Mourir”, il successo del film sul genocidio in Vandea

with by amdotcom

No Result
View All Result
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Questo sito utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione. Se continui nella navigazione acconsenti all'uso dei cookie.OkLeggi di più