Carlomanno Adinolfi è uno dei romanzieri più originale nell’area culturale che si può definire non conformista. Dopo l’esordio per Idrovolante, nella collana diretta d Roberto Alfatti Appetiti, adesso per Altaforte ha scritto un romanzo dalle molteplici sfaccettature, “L’occhio del Vate” (Altaforte) ibridizzando i generi narrativi in un racconto sempre più coinvolgente, pagina dopo pagina, anche grazie a continue contaminazioni con la cultura popolare del nostro tempo (a partire dalla serie tv). Barbadillo lo ha intervistato per conoscere meglio il romanzo e il suo percorso letterario.
Carlomanno Adinolfi, “L’occhio del Vate” è un romanzo con ricchi e complessi riferimenti storici. Come nasce l’idea di questo libro?
“Avevo in mente da un po’ di scrivere qualcosa che fosse sul filone de Il Codice Da Vinci ma che fosse ispirato alla sapienza ancestrale romano-italica, che dai primordi ha sempre agito sulla nostra storia in maniera sotterranea come un fiume carsico fino ad affiorare, a volte anche violentemente, in determinati periodi e contesti storici. Poi un giorno mi sono imbattuto nel libro di Guido Di Nardo che cito nel romanzo e in tutto il filone dell’Italia primigenia che mi ha in qualche modo folgorato. Da lì scavando tra fonti e testi ho trovato moltissimi collegamenti con il mondo classico, con quello medievale, con quello rinascimentale, fino a notare influenze storiche oltre che culturali su avvenimenti a noi più vicini, dal Risorgimento al Fascismo passanto per la Grande Guerra. Possiamo dire che la storia della genesi del romanzo è descritta nel romanzo stesso visto che la ricerca di Valerio è stata anche un po’ la mia. Se si escludono medaglioni stregati e killer, almeno per ora”.
A chi si è ispirato per la figura del “cacciatore di testi antichi”, Valerio?
“Sicuramente, come anche detto da Valerio stesso nel romanzo, una prima fonte di ispirazione è il Lucas Corso del romanzo “il Club Dumas” di Arturo Pérez-Reverte, da cui è stato tratto – non in maniera eccelsa a dire il vero – il film di Roman Polansky “La Nona Porta” con Johnny Depp. Ma oltre alle ispirazioni più o meno letterarie ho cercato di costruire un personaggio “mercuriale”, ovvero un ladro con una morale “fluida” – seppur con un’etica ferrea – capace di adattarsi al meglio alle situazioni e sempre in cerca di una conoscenza superiore, arcana. Il perché dell’accostamento a Mercurio e ai suoi paredri è facilmente comprensibile leggendo le sue avventure”.
Come si coniuga la formazione da ingegnere con la predilezione per scrittura e i tanti riferimenti storico-esoterici?
“Premesso che ho una formazione liceale classica, devo dire che non ho mai trovato contraddizione. Conosco tantissimi ingegneri che scrivono e che studiano storia, filosofia ed esoterismo. Inoltre la mia “doppia” formazione classica e ingegneristica mi è stata molto utile soprattutto ne Il Sole dell’Impero, in cui la parte fantascientifica si basa su teorie fisiche reali che ben si sposano con dottrine esoteriche e con il pensiero classico, come la fisica dei quanti e la teoria delle stringhe. Per fortuna nonostante i continui attacchi politici che avvengono da più di mezzo secolo, il nostro sistema di formazione e istruzione è lontano anni luce dal modello americano ipersettoriale e assolutamente tecnicistico, anche se è palese che la strada che si vuole percorrere è proprio questa. Ma per ora possiamo dire che il nostro mondo dell’istruzione è ancora capace di armonizzare scienza e cultura classica. Quando questo non sarà più possibile avremo perso definitivamente tutto”.
Nel racconto ci sono citazioni di serie tv e libri pop. Si può raccontare il proprio tempo senza questi strumenti culturali?
“Credo si debba sempre avere in mente il canale comunicativo giusto per l’epoca in cui si è. Questo è stato sicuramente il decennio delle serie tv (soprattutto dopo il caso Lost) e con Netflix, Prime e tutti i servizi streaming che stanno fiorendo proprio per rincorrere questo fenomeno sicuramente la moda delle serie tv andrà aumentando, almeno finché non troverà una saturazione o finché non verrà “qualcos’altro” a rimpiazzarla. Inoltre mal digerisco un certo snobismo di chi giudica i prodotti pop come non culturalmente validi. È sicuramente vero che con l’esplosione di serie c’è in giro tanto pattume e tanta becera propaganda politica di bassissima lega, ma (quasi) ogni forma narrativa ha sempre prodotto qualcosa di molto interessante, anche o forse soprattutto quelle sottovalutate come il fumetto o proprio come le serie tv. Basti pensare al Westworld di Jonathan Nolan o al primo True Detective di Nic Pizzolato o a moltissime altre”.
Torniamo al romanzo: dalle pagine del racconto riemerge la genesi della Vergine delle Rocce di Gabriele d’Annunzio… Ogni dettaglio della vita del Vate può diventare la scintilla di un nuovo scritto?
“D’Annunzio è sicuramente l’uomo che più di tutti è riuscito a fare della sua intera vita un’opera d’arte. Ogni sua poesia, ogni suo romanzo è un calderone ribollente che unisce spirito classico, ricerca delle radici, identità e slancio eroico che superi ogni limite. Per non parlare delle sue avventure belliche, dai voli e dalle incursioni nella Grande Guerra fino, ovviamente, all’impresa di Fiume. Si può dire che ogni giorno del Vate potrebbe diventare in un romanzo. Se si pensa poi che era la personalità più importante del suo tempo e che intorno a lui hanno gravitato le personalità artistiche, storiche e culturali più diverse più che una scintilla ogni dettaglio della sua vita può essere un incendio”.
Il personaggio a cui è più legato e che potrebbe diventare un protagonista di una nuova avventura letteraria?
“Beh a differenza de Il Sole dell’Impero in cui c’era tutta una serie di personaggi che sono co-protagonisti e che hanno lo stesso livello di importanza, anche se apparentemente secondari, L’Occhio del Vate vede un solo protagonista con molti personaggi di contorno. Quindi è normale che sia più legato a Valerio. Il quale pur essendo lontano anni luce da me come comportamento e carattere ha comunque mantenuto alcuni miei aspetti, come il sarcasmo fastidioso e il citazionismo nerd. Ma non so se lo incontreremo ancora in future avventure. Chissà”.
Dopo “Il sole dell’Impero” per Idrovolante, L’Occhio del Vate per Altaforte. Il prossimo progetto?
“Per ora sono impegnato su Time-O, il fumetto ideato da Marco Carucci di Ferrogallico per cui sto scrivendo i testi e che sta uscendo a puntate su Il Primato Nazionale. È una distopia ambientata in un mondo quasi cyberpunk dominato dai network e dai social in cui esistono un sistema di reputazione sociale basato su ciò che si fa o scrive in rete e una dittatura del pensiero che “non viola gli standard della community”. Quello per cui puoi tranquillamente essere pedofilo o promuovere lo sterminio dei maschi bianchi ma ti è vietato dire che non sei d’accordo, insomma.
Il problema principale è tra quando lo abbiamo scritto e quando ha iniziato ad uscire molte delle cose che avevamo “previsto” si sono già avverate… ma questo è il problema di ogni distopia che si cerca di scrivere ai giorni nostri visto che c’è una continua accelerazione dei deliri di pura distopia e oramai tra blm e leggi di discriminazione pro-lgbt ogni tentativo di discussione diventa aprioristicamente illegale e vietato.
Per quanto riguarda prossimi romanzi ancora non ho progetti, ma in un futuro prossimo potrebbe uscire una raccolta di racconti Sword & Sorcery, ma non dico altro perché è tutto in fase di lavorazione”.