“Pensiero Novecento” e “Andere-Denken” sono due riviste che profumano di ricerca sulle idee del secolo scorso. Hanno una forza che viene dall’inattualità e dal cercare di fuggire dal presentismo riscoprendo autori e temi che invogliano a rifuggire dalle semplificazioni. Non basta dunque un tweet per comprendere il nostro tempo e scritti del novecento, reintepretati, consentono di essere più attrezzati per comprendere nuove sfide o sciogliere nodi insolubili. Per questo abbiamo chiesto all’anima di questi due piccoli gioielli di idee, Daniele Agnelli, architetto veneto, di spiegare le ragioni di un impegno su carta e idee al tempo sfuggente del digitale, proprio su Barbadillo (magazine che condivide questo approccio anticonformista). ***
Daniele Agnelli, come nasce la rivista Pensiero Novecento?
“Pensiero Novecento nasce essenzialmente da esigenze personali, ovvero dal cominciare a mettere ordine all’archivio accumulato in anni di ricerche. La mole di riviste italiane e non (soprattutto francesi) e di libri mai più ripubblicati, aventi come tema la letteratura, la musica, l’architettura, il cinema, la politica e quant’altro, mi ha suggerito l’idea di pubblicarne degli estratti, sottoforma di rivista cartacea. Tengo a precisare che di mio non c’è niente, se non la sensibilità nella scelta degli autori, le traduzioni dal francese e dall’inglese e l’investimento (per quanto piccolo) per la stampa. Pensiero Novecento è a distribuzione gratuita, senza fine di lucro, e abbastanza fuorilegge se consideriamo i diritti d’autore…”.
A che modello vi ispirate?
“In tutta verità non ho modelli precisi. Essendo un’antologia di scritti, qualcuno ha azzardato a definirla una specie di Reader’s Digest, con un taglio più “intellettuale”. Non saprei cosa dire. Ripeto, l’ho fatta soprattutto per me e per condividerla con chi potesse esserne interessato. Forse è un caso unico…”.
In che alveo culturale vi sentite a vostro agio?
“Probabilmente l’esperienza e la sensibilità culturale della rivista “Tempo Presente”, fondata nel ’56 da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, rappresenta per me un faro imprescindibile, se consideriamo anche quegli anni segnati dall’egemonia marxista-comunista in campo culturale. Autori presenti come Albert Camus, Leonardo Sciascia, Sergio Quinzio, Isaiah Berlin, Elémire Zolla e molti altri, la dicono lunga su quali erano le coordinate da seguire. Il primo articolo di Chiaromonte presente nella rivista, “La situazione di massa e i valori nobili”, ne è un piccolo manifesto, da leggere e rileggere. Affine per certi aspetti a “Tempo Presente” è “Conoscenza Religiosa”, la rivista fondata da Zolla, i cui collaboratori sono, a mio avviso, il meglio che il nostro Paese abbia dato: Cristina Campo, Quirino Principe, Guido Ceronetti, Pietro Citati, Sergio Quinzio, Eugenio Montale e molti altri. Anche qui come “Tempo Presente”, presentarsi dopo la sbornia sessantottina con una rivista che si occupa di spiritualità e di religioni, credo sia stato un pugno in faccia all’intellighenzia del tempo. Non so se gli sforzi compiuti siano serviti a modificare lo stato delle cose, io non credo…”.
Come avviene la selezione dei temi?
“In maniera abbastanza casuale! Non c’è un ordine preciso. Ci sono dei temi che mi assillano in determinati momenti e allora scatta la ricerca degli scritti. Potevano essere le trasformazioni urbanistico-letterarie nella Parigi di Aragon, la rilettura di Salomé per Richard Strauss, il monito al conformismo di Pasolini, la visione del mondo di un infermo come Joe Bousquet, tutte cose apparse nei primi due numeri. Il Novecento (e la Modernità) ha questa spinta alla rappresentazione della realtà con immagini, parole e suoni che sono nuovi, utilizza dei linguaggi che prima non si conoscevano. E’ questa la sua grandezza. Grandezza che non l’assolve però dal grande “buco nero” della Germania hitleriana. Come sia stato possibile che nel paese dove il pensiero scientifico e intellettuale aveva raggiunto vette altissime accadesse ciò, rimane per me sempre un mistero”.
Pensiero Novecento tra il genio salentino e gli Hobbit
Da Carmelo Bene ai libri sui campi Hobbit passando per Pasolini. Il filo rosso è l’irregolarità?
“Carmelo Bene rimane un campione assoluto ed irripetibile di irregolarità. Inimitabile! Ma parlerei piuttosto di autonomia di pensiero negli autori scelti. L’irregolarità è presente, e anzi ne diventa la chiave interpretativa, dell’altra mia nuova creatura chiamata “Andere-Denken” (tradotto Un altro Pensiero), sempre un’antologia di scritti e interviste, contemporanei e non, dove mi sforzo di fare emergere un pensiero, non per forza condivisibile, che oggi è letteralmente schiacciato dal politicamente corretto e confinato nell’alveo più becero e reazionario dai benpensanti del pensiero unico. Qui l’insegnamento di Marco Pannella, magari visto col fumo negli occhi dai lettori di Barbadillo, è decisivo: il diritto alla conoscenza e il conoscere per deliberare. Ovviamente non è solo una galleria non-conformista, c’è anche qui una sensibilità che mi rende responsabile e vicino a quello che è stato pubblicato”.
Che forza conservano le riviste cartacee?
“Io ne sono innamorato! Anche perché, per deficienza mia, faccio fatica a leggere da pc, tablet e smartphone… Predispone di più alla riflessione e non sono ancorate al diabolico like dei social. Poi sono convinto che dopo la pandemia Covid un giorno arriverà la Grande Pandemia Informatica, quella che cancellerà tutti i nostri dati raccolti in file, chiavette e quant’altro. Allora si che ne vedremo delle belle. Cosa faremo? Tornando al cartaceo, si mi rendo conto che quello che faccio ha della follia e mi piace condividerlo con gli altri”.
Focus su Pasolini
Quali i temi del Novecento che recupererete nei prossimi numeri della rivista?
“Il terzo numero è ancora in alto mare, ma dovrebbe contenere una lunga intervista al grande scrittore americano Don DeLillo, sempre un’intervista a Ionesco, il tema del sacro in Fo, Pasolini e Claudel e la prima parte della mia traduzione del romanzo distopico di Régis Messac, Quinzinzinzili, uscito nel 1935 e, credo, mai apparso in Italia. A seguito di un cataclisma, l’ultimo degli adulti ci accompagna verso la rinascita della razza umana: sotto i suoi occhi disillusi, un gruppo di bambini reinventa un’umanità la cui storia è scomparsa. Questa a grandi linee la storia…”.
*per contatti con la rivista di Agnelli c’è la mail andere.denken@gmail.com