Ha osservato il sorriso del clown prendere forma, giorno dopo giorno, sotto la maschera del potere. Ed espandersi fino a fondersi con essa in una mescolanza di tragico e drammatico che lascia dietro sé una scia ambivalente di lacrime e risate. Filippo Ceccarelli, giornalista e impareggiabile annotatore di dettagli gustosi e notizie colorate, ha ritagliato per sé il ruolo del nobile animale notturno che fende con i suoi grandi occhi il buio della democrazia. E contempla la quotidiana caduta dei potenti Come un gufo fra le rovine (Feltrinelli). Il volume, presentato a Polignano in occasione dell’ultima giornata del fortunato Festival “Il libro possibile”, raccoglie 777 lacerti di vita pubblica, destinati a raccontare il progressivo “imbuffonirsi” della classe dirigente italiana, offrendo al lettore una sterminata serie di episodi al limite dell’incredibile.
Ceccarelli, nel libro c’è di tutto. Da un tiro alla fune fra leghisti, finito con una corsa in ospedale, a Topo Gigio che canta a Palazzo Chigi. Che ritratto ne emerge?
“Quello di un paese che ha sepolto le grandi storie collettive e le forti passioni ideologiche per seppellirsi in un quotidiano disastro buffo. Da un certo punto in poi è scattato qualcosa nell’anima del potere, una sorta di dispositivo umoristico che ha spinto gli attori della politica, ma non solo, a trasformarsi in comici e buffoni dai comportamenti grotteschi. Gli esempi abbondano e io mi sono divertito a raccoglierli in un libro che può essere consultato a caso, come l’I Ching”.
Il volume è stato pubblicato a gennaio, prima delle elezioni…
“Sì, quasi a presagire il disastro. Le condizioni materiali del paese hanno poi suggerito a tutti di rivedere i propri comportamenti ma gli spunti non sono mancati nemmeno dopo. Penso allo scherzo telefonico al ‘saggio’ Valerio Onida ad opera della finta Margherita Hack. Ed anche ai nuovi volti che si sono affacciati sulla scena politica”.
Si riferisce a Grillo?
“In realtà sono stati i politici a propiziarne l’avvento. A furia di fare i buffoni, hanno spianato la strada a un comico vero, scaltro conoscitore di modi e tempi giusti. Anche lo stesso Casaleggio è un personaggio da cinepanettone”.
C’è poi il problema dell’emulazione. Lei riporta la storia di un giovane egiziano che, arrestato dalla polizia per detenzione di eroina, intimò: “Lasciatemi, sono il fratello di Ruby!”
“La dimensione del contagio è evidente. Si stabiliscono dei modelli e, poi, fisiologicamente essi vengono replicati fra la gente. Non dimentichiamo che nell’anima italiana è scolpito un senso spiccato per il melodramma e la tragicommedia che finisce per toccare tutti da destra a sinistra. I commenti di Bertinotti sulla vittoria di Vladimir Luxuria all’ “Isola dei famosi” nonché l’ormai leggendaria performance di Monti dalla Bignardi, birra e cucciolo alla mano, parlano da soli”.
E dunque, come se ne esce?
“Se il problema è la cialtroneria megalomane, allora bisogna cercare il suo contrario. E cioè l’umiltà, l’unica risposta possibile al problema dei nostri tempi. Molti dei comportamenti esibiti da politici particolarmente rigorosi, nonché da Papa Francesco, guardano in questa direzione. Ma attenzione a non esagerare, altrimenti rischiamo di passare dal bunga-bunga all’abolizione delle classi miste”.
@barbadilloit