Dice di sé stessa di amare soprattutto e sopra ogni cosa il silenzio, facendo uno strappo per Mahler, Mozart, David Bowie, i Doors e Syd Barrett. Dice anche di essere interessata a tutto ciò che riesce a modificarla. Barbara Tampieri offre spazio a quelle voci che propongono un punto di vista differente. Laureata in Psicologia Sperimentale, gestisce il canale YouTube L’Orizzonte degli eventi, che si affaccia nello scenario dell’informazione come una piattaforma di stimoli alternativi, soprattutto libera da ipocrisie.
Parto con una domanda banale ma essenziale, in ogni senso: come nasce L’Orizzonte Degli Eventi?
““L’Orizzonte degli eventi” nasce nel 2006 come blog. All’inizio quasi per gioco, poi è diventato un appuntamento quasi quotidiano per i miei scritti su vari argomenti: politica, costume, satira, cultura. Tutto ciò che avevo da dire, insomma, con il mio stile. Avevo un discreto seguito, nel 2016 mi piazzai addirittura in finale al 7° posto ai Macchianera Awards nella categoria “Peggior cattivo online”. Come era costume allora, sul blog scrivevo sotto uno pseudonimo: Lameduck. Poi, negli anni successivi ho abbandonato il nickname e ho iniziato a propormi con il mio nome, come era giusto. L’Orizzonte degli eventi come canale YouTube invece è nato nel 2019 e lo considero l’evoluzione inevitabile del blog, sul quale ormai scrivo raramente ma solo per pura mancanza di tempo. Il videomaking occupa difatti tutto il mio tempo libero, tra l’ideazione, la realizzazione delle interviste e l’editing dei video. Per fortuna ho un’amica che mi aiuta, Anna, che si occupa del seo. Il blog un po’ mi manca, tuttavia il video mi permette di esprimermi in un modo che considero più completo e gratificante, anche per l’immediato feedback con chi mi segue”.
Cosa ne pensi del complottismo, facile etichetta con cui si liquida ciò che diverge dal senso comune dominante?
“Qualcuno ha detto che i complotti non solo esistono, ma rappresentano nient’altro che il modo in cui il potere si adopera normalmente affinché i suoi scopi vengano conseguiti. Il complottismo è un termine denigratorio per chi la pensa diversamente, sono d’accordo, però a volte è proprio complottismo, cioè caratterizza alcuni punti di vista e personaggi che sono talmente assurdi da far pensare che siano messi lì apposta. Per non essere complottisti…”.
Quali sono i tuoi punti di riferimento culturali?
“Da giovane erano i classici riferimenti di un clima culturale orientato quasi obbligatoriamente al progressismo (la famosa egemonia culturale). Tuttavia sono sempre rimasta fuori dalle etichette e dai gruppi e le mie letture sono sempre state assai variegate e di varia tendenza. Negli ultimi anni, forse complice l’età, ho scoperto un certo interesse per le nostre radici, anche culturali e religiose, e per una visione conservatrice delle cose e sto quindi lentamente scoprendo un mondo assai vasto di opinioni che in gioventù non avevo abbastanza approfondito. Per semplificare, direi che sto tornando a casa dopo aver tanto vagato in cerca di soluzioni ardite”.
Una tematica ricorrente e, tra l’altro molto interessante, è la diffusione dell’occultismo tramite mass media di vario genere. Da dove nasce questo tuo interesse?
“È un interesse culturale che nasce inizialmente dalla mia formazione psicologica, in gran parte grazie ai colloqui con il mio relatore di tesi, il compianto prof. Giuseppe Mucciarelli. Fu allora che iniziai a cogliere gli aspetti della propaganda, della suggestione e dell’utilizzo di simboli nella fenomenologia dello spettacolo, dei media e della cultura in genere. Poi ultimamente, grazie alla collaborazione con studiosi come Mario Iannaccone, Danilo Fabbroni, Gianluca Marletta ed Enzo Pennetta, con i quali ho realizzato diversi video per il mio canale, l’interesse è andato concretizzandosi nel progetto di realizzare una sorta di “enciclopedia della rivoluzione culturale” degli ultimi cinquant’anni. Rivoluzione nella quale l’elemento simbolico e talvolta esoterico ed occulto è diventato sempre più evidente. E’ un fenomeno che vale senz’altro la pena di studiare al fine di interpretarne le implicazioni sociali”.
Per concludere, hai mai pensato di raccogliere le tue interviste in un libro?
“Per chiunque scriva, il libro è chiaramente un traguardo importante e qualcosa che naturalmente si desidera molto realizzare. Alcuni dei miei scritti sul blog forse meriterebbero di essere raccolti.
Per quanto riguarda le interviste, essendo per me un campo ancora nuovo, non penso di poter ambire per ora a competere con i grandi intervistatori del passato che ne hanno fatto una forma letteraria particolarissima ed affascinante. Inoltre, ragionandoci, in molti casi nei miei video non si tratta tanto di interviste (quasi mai tra l’altro le domande vengono precedentemente concordate con gli ospiti) ma di domande chiave poste su un argomento sul quale la persona esperta, l’ospite, è colui che è maggiormente titolato a rispondere. In altri casi, i miei dialoghi con gli ospiti diventano racconti su ricordi condivisi.
E’ quindi un qualcosa che muta e si trasforma, adattandosi all’ospite che ho di fronte e con il quale spesso si inizia un percorso che finisce in maniera imprevedibile aprendo innumerevoli nuovi filoni di ragionamento per le occasioni successive di incontro. Forse a volte avviene proprio una sorta di reazione alchemica”.