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Gentile Barbadillo.it,
consentimi qualche riflessione sull’editoriale del mensile Cultura Identità a firma di Alessandro Sansoni pubblicato su Barbadillo col titolo “La difesa dell’ambiente oltre il gretismo: verso un nuovo modello ecologico.” Dico subito che l’articolo, a mio modesto avviso, è condivisibile, soprattutto laddove afferma che occorre mettere in discussione l’attuale modello neocapitalistico ed auspica il ritrovamento del senso del limite ed un corretto rapporto tra uomo e natura fondato su “antichi precetti”.Tuttavia ci sono delle affermazioni, che appaiono poco convincenti:
«Una parte consistente e autorevole del mondo scientifico, però, ci ricorda che il nostro pianeta, nel corso della sua lunghissima storia, è stato già interessato da profondi sconvolgimenti climatici e questo a prescindere dall’azione dell’uomo. La pretesa che da esso possa dipendere il destino della Terra dimostra che i movimenti ecologisti pensano e agiscono secondo i canoni della modernità e credono che l’umanità’ sia in grado di modellare il mondo secondo il proprio volere e le proprie esigenze, grazie alla scienza e alla tecnica.»
Ora, chi vuole modellare il mondo a suo piacimento, combinando le malefatte che conosciamo, chi agisce secondo i canoni della modernità, è proprio il mondialismo, l’economia supercapitalista, non certo i movimenti ecologisti (almeno quelli che si rifanno all’ecologia profonda). Riportare l’opinione minimalista di alcuni scienziati per negare che il cambiamento climatico è oggi accelerato e in gran parte determinato dall’azione dell’uomo, è miope oltre che falso. Aggiungo una nota circa la decrescita felice. La “decrescita felice”, teorizzata da Serge Latouche e da Maurizio Pallante come una concezione della società alternativa al sistema economico fondato sulla crescita esponenziale della produzione delle merci, viene stravolta dalla cultura dominante (sviluppista) e da settori incolti (o liberisti o allineati ai poteri forti) della destra. In fondo la decrescita felice non è altro che l’autarchia ideata e praticata in Italia negli anni ’30 dal Fascismo. Non si vuole capire che l’alternativa alla decrescita felice, che è “il rifiuto razionale di ciò che non serve” (M. Pallante), non è la crescita, bensì la decrescita infelice, che consiste invece in un impoverimento forzato di larghi strati della popolazione e in un peggioramento della qualità della vita. Per chi voglia approfondire il tema segnalo l’articolo di Luigi Tedeschi sul sito dell’Arianna editrice:
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/decrescita-e-occidentalizzazione-del-mondo
Ad ogni buon conto, poiché il termine “decrescita” sembra possedere una connotazione negativa (ma la decrescita delle malattie non è un fatto positivo?), propongo al suo posto un sinonimo, quello di “sobrietà felice”.
Cordialità.
*dirigente associazione ecologista Fare Verde
Vittorio Feltri ha provocato i benpensanti con un’affermazione decisamente ascientifica ma certamente simpatica ed efficace: “il riscaldamento globale è una boiata pazzesca”. Però ben più scientifico è il documento sottoscritto da alcune settimane orsono da cinquecento scienziati di tutto il mondo, titolato: “There is no climat emergency”. Tra le firme italiane (ben 113), Franco Prodi, Franco Battaglia, Antonino Zichichi. Il Premio Nobel Carlo Rubbia definì il riscaldamento globale: “la bufala del secolo”. Tutte “opinioni minimaliste”, per usare questa sgradevole e falsificante definizione di Sandro Marano?
Lasciamo la “decrescita felice” (un evidente ossimoro) al gretinismo pentastellato ed ecologista che vuole portare l’Italia (e il mondo) alla desertificazione produttiva e all’impoverimento. Ricordo poi che l’esaltazione della “sobrietà” fu una mania politica del tristissimo Enrico Berlinguer.
L’ambientalismo (o meglio il rispetto della natura) della Destra e dei Fascismi (non solo di quello italiano) ha avuto una ben più alta caratura intellettuale e morale. Non confondiamo Serge Latouche con Knut Hamsun.
Antonio de Felip
Dimenticavo: visto che l’autore la cita, ricordo che la cosiddetta “ecologia profonda” (“deep ecology”), spesso incline al terrorismo (vedi ad esempio “Earth First!”) considera l’uomo “un parassita della terra” ed è favorevole all’aborto, all’eutanasia, al suicidio, addirittura al cannibalismo. Deifica Gaia (la Pachamama degli ambientalisti…) ed è posseduta (nel senso letterale e infero) da un odio gnostico per l’uomo, creatura prediletta da Dio, da Lui destinata a dominare la terra.
No, essere antiliberisti, antimondialisti non comporta affatto essere a favore di una mistificante “decrescita felice”. Non sono forse le multinazionali e le lobby a finanziare Greta, il gretinismo e le loro costosissime manifestazioni in giro per il mondo?
Antonio de Felip
x Antonio de Felip solo 3 rapide osservazioni a chiarimento e non per spirito polemico:
1) da dove traggono la loro sicurezza gli scienziati citati (che tra l’altro sono in minoranza nel mondo scientifico) per affermare che il riscaldamento globale è una bufala? il principio scientifico che dovrebbe valere in tutti i casi in cui manca la verifica empirica, la prova sperimentale, è quello della prudenza;
2) Il ritorno alla terra propugnato da Knut Hamsun non è poi tanto dissimile dalla “decrescita felice” teorizzata da Maurizio Pallante (Serge Latouche parla di “decrescita serena”);
3) non bisogna confondere l’ecologia profonda (di Arne Naess, di Rutilio Sermonti, di Lester Brown per citare alcuni filosofi e scienziati) con quelle correnti dell’ambientalismo che Alain de Benoist definisce efficacemente e giustamente “biocentrismo egalitario”.