Pubblichiamo una lettera del portavoce nazionale di Gioventù nazionale, Stefano Cavedagna: dal Muro di Berlino caduto a quello della regione rossa, l’Emilia-Romagna, che presto sarà abbattuto dal voto libero degli italiani
30 anni fa, il 9 novembre 1989, si sgretolava il muro di Berlino, abbattuto da tanti giovani tedeschi ed europei che desideravamo l’emancipazione dei loro popoli dal giogo sovietico.
Sì, perché anche se in questa ricorrenza cruciale della storia europea pochi giornalisti mainstream l’hanno ricordato, il Muro di Berlino era simbolo del comunismo. Comunismo che voleva chiudersi al resto del mondo per negare il fallimento della sua ideologia. Comunismo che si sgretolò quella notte di novembre assieme al muro che circondava Berlino ovest.
Dopo 30 anni questo muro è ancora presente in alcuni nostri territori italiani.
E’ il caso della mia Emilia-Romagna, terra dove il sistema del Partito Democratico, erede di quel Partito Comunista Italiano amico dell’Unione Sovietica, ha da sempre comandato. E’ opportuno ricordare come Nicola Zingaretti, attuale segretario del PD, non abbia proferito una parola su questa ricorrenza. Perché in quei giorni dell’89 lui era segretario dei giovani del partito comunista (la FIGC, che poco ha a che vedere con la federazione calcistica).
Il sistema sul quale ha vissuto il PD in Emilia-Romagna, nasce a guerra conclusa, quando appena “liberata” l’Italia, i partigiani comunisti prelevarono e uccisero centinaia di Emiliani nel triangolo rosso, quella zona della pianura emiliana tra Bologna, Ferrara e Reggio, passando per Modena, dove risulta che oltre 5.000 persone vennero prelevate dalle loro case e giustiziate, perché non affini al sistema comunista che voleva ultimare la rivoluzione.
Da lì cominciarono gli espropri di terreni, la nascita delle cosiddette cooperative rosse, e tutto quel sistema che foraggiava il partito comunista che, in queste terre, diventava sempre più forte.
In tante zone dell’Emilia-Romagna non si è conosciuta l’alternanza democratica, hanno sempre e solo governato i “sinistri”.
Ora, dopo 70 anni di egemonia e cinquanta dal governo ininterrotto della Regione (ricordo che le regioni sono state istituite nel 1970), per la prima volta c’è la possibilità, con le prossime elezioni regionali del 26 gennaio 2020, di abbattere questo sistema.
Con i ragazzi di Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, abbiamo deciso di organizzare un flash mob in centro a Bologna in commemorazione del trentennale della caduta del Muro di Berlino.
Abbiamo costruito ed abbattuto un muro di cartone con sopra raffigurate le immagini di Prodi, Bonaccini, l’attuale governatore del PD della Regione e ricandidato della sinistra e di Virginio Merola, sindaco di Bologna, anch’egli PD.
Come 30 anni fa i giovani europei si sono liberati del comunismo, anche noi oggi lanciamo la sfida a vincere le elezioni regionali, con le quali vogliamo liberarci del PD e del suo sistema incancrenito, nel quale operano solo gli amici degli amici, dove tutte le posizioni controllabili, partendo dalle grandi aziende partecipate, alle aziende sanitarie, sono tutte disseminate di persone che fanno parte della cupola di potere gestita dal politburo del Partito Democratico.
Abbattiamo il muro del PD per dare un soffio di libertà alla nostra terra, terra dove sono accaduti i fatti di Bibbiano, dove gli assistenti sociali tolgono i bambini alle loro famiglie per assegnarli a coppie omosessuali, dove in certi asili nido si obbliga la lettura della storia del pinguino con i due papà, dove a scuola nessun docente ti parlerà mai dell’eccidio delle foibe e dove, purtroppo, fare politica a destra significa in molte zone essere ancora emarginato ed aggredito fisicamente.
*portavoce nazionale di Gioventù nazionale
Ma come cazzo vi è venuto in mente a voi di FDI di caricarvi un tale imbecille e di dargli un ruolo del genere?
Piena solidarietà al bravo e coraggioso Stefano Cavedagna.Finalmente il portare verità storiche all’attenzione dei cittadini bolognesi,non potrà che dare consapevolezza delle atrocità commesse dai comunisti a guerra finita in quei territori.
Benissimo, Cavedagna!
Bene.
Il Muro rosso (o fucsia) dell’Emilia-Romagna va assolutamente abbattuto, e i presupposti affinché ciò accada con le Regionali di gennaio, ci sono, perché pare che finalmente i cittadini di questa bella terra – da dove provengono tra le maggiori eccellenze gastronomiche italiane conosciute nel mondo – hanno capito di essere stati ingannati per oltre 70 anni.
Se Cavedagna è buono e coraggioso io sono la vergine delle Rocce.
Fuori i democristiani (chiamarli fascisti sarebbe un complimento) da Bologna!
@Sandra Ramblers
Ringraziate i democristiani se a Bologna e in Emilia-Romagna avete potuto stabilire la vostra dittatura. Il loro prendere voti a destra e fare politica a sinistra, ha permesso al PCI di arrivare fino al 34%. Che siano maledetti loro e coloro che della DC ne hanno nostalgia.
Siete solo capaci di propagandare odio e menzogne.Il mio plauso va’ al Sig.Cavadagna(qualunque sia il suo background). Per la sua nobile iniziativa di far conoscere verità(documentatissime)barbaramente eseguite dai spartigiani,ripeto a guerra finita e dai comunisti vergognosamente negate..
Però penso che sia un complimento anche il chiamare comunisti(che con tutti i difetti erano qualcosa di molto serio) i componenti della sinistra italiana contemporanea…Non credo esistano più i comunisti(e ovviamente neanche i fascisti) ; ciò che vediamo in azione come Pd (e partitelli affini)è solo ciarpame liberal “all’americana”…
Wolf,per carità tu forse dei comunisti avrai sentito dire o letto,io invece li ho visti nella loro realtà comportamentale ed istigatrice,con i vari Togliatti Paietta Terracini etc.Sono loro che hanno creato le basi di potere per le loro nuove generazioni
D’Alema,Veltroni,Tony Negri ed ora Speranza Ordini Cardinale etc.Ovviamente con il supporto dell’URSs con soldi ed intelligence..
Il comunismo è il male assoluto, sempre, ovunque!!!
Il vecchio partito comunista, pur con tutti i suoi difetti(tantissimi), aveva però (bisogna ammetterlo) una certa attenzione per i bisogni delle classi lavoratrici(gli operai in particolare).Anche il referendum per il mantenimento della scala mobile(che ricordo vagamente, perché all’epoca ero troppo piccolo ) fu, ad esempio, una battaglia giusta di quel partito.
Cosa abbiano a che fare le politiche economiche del Pd o il Jobs act con la tradizione comunista è ovvio: nulla!
Certo nominalmente sono i loro eredi, ma solo per questo aspetto…