
Evento atteso: la morte di Camilleri. E si fa tempo di bilanci, non solo della sua opera, ma della narrativa italiana in genere. E’ stato un grande scrittore il padre del commissario Montalbano? Credo che nel rispondere peseranno simpatie o antipatie ideologiche: l’uomo non ha mai nascosto la sua adesione al mondo della sinistra. Eppure… Ho appena sentito il “coccodrillo” di Pietrangelo Buttafuoco, sul Tg2 : un intervento poetico e centrato, che collega Camilleri alla migliore letteratura siciliana – e quindi, secondo Pietrangelo, universale – da Verga a Pirandello a Sciascia e, aggiungo, allo stesso Buttafuoco.
Io stesso lo annovero fra i miei preferiti, superando le sue tirate antifasciste, le cui propaggini arrivano al libro dedicato alla piccola bisnipote, alla quale destina, fra l’altro, il lascito di un antifascismo viscerale. Riconosco pure che il Montalbano, le cui avventure sono state vendute a milioni di copie in tutto il mondo – e che ha incrementato il PIL dell’Isola, con i flussi turistici che continuano a visitare i luoghi immaginari e reali di quelle avventure – è un poliziotto anomalo, ma politicamente corretto: non è solo insubordinato, ad esempio, ma non nasconde le sue simpatie per i migranti e, naturalmente, il suo disprezzo per la classe politica. Malgrado ciò, gli enormi ascolti, anche in replica, delle “sue” serie televisive parlano chiaro sul giudizio del pubblico.
Camilleri però non è soltanto un fecondo narratore: è il creatore di una lingua, come solo i grandi scrittori hanno fatto: e questo è un dato oggettivo, che piaccia o non piaccia la sua invenzione; ed è un efficace illustratore della “commedia umana”, nonché reinventore di un paesaggio magico, come quello della sua patria siciliana; tutti connotati che, innegabilmente, pongono Camilleri fra le eccellenze della nostra letterature recente. Per carità di patria, tralascio qualsivoglia paragone con gli autori i cui nomi campeggiano nelle classifiche e sugli scaffali delle librerie come i più venduti.
Aggiungo che fra i motivi della mia gratitudine annovero il suo lontano lavoro in RAI, per la trasposizione televisiva delle inchieste di Maigret, con un monumentale Gino Cervi: ai miei occhi, già questo determinerebbe un pregiudizio positivo. Ora gli auguro una battaglia vittoriosa, in quella dimensione misteriosa che da tempo, dichiarava, aveva cominciato a sondare, nel suo finale destino di Tiresia.
Amo il commissario. Tuttavia, pur nel cordoglio del momento, e pur riconoscendogli meriti, penso che con meno Cammilleri in circolazione, spargendo buone storie, ma purtroppo miscelate con letame, il mondo sarebbe più pulito…
Il Commissario Montalbano ha raccontato una Sicilia non pienamente corrispondente a realtà: gli omicidi sono pochissimi ed avvengono quasi esclusivamente nell’ambito della criminalità organizzata. Quella criminalità organizzata che Camilleri non cita quasi mai, pur essendo una caratteristica della realtà siciliana.
Autore di romanzetti mediocri(ammetto di aver letto poco di questo autore, ma mi è bastato…) ; il fatto che sia tanto esaltato come “maestro” della letteratura(con paragoni assurdi con Pirandello e altri), dice tanto del misero presente dell’Italia contemporanea.
Mai sopportato e mai apprezzato come scrittore, sicuramente data la popolarità del suo personaggio aveva delle doti di narratore ma tutta questa esaltazione posticcia c’è solo perchè era un sinistroide e nemmeno di quelli più svegli… Ergo daccordo con i commenti di chi mi ha preceduto.
X Werner
Camilleri ha spiegato spesso la sua precisa scelta di narrare una Sicilia senza mafia ( o solo come sfondo)
Diceva, secondo me a ragione, che un romanzo volente o nolente finiva per nobilitare i protagonisti ( anche i più indegni)
A me viene in mente la saga del Padrino
d’accordo con Wolf e Stefano, al tramonto anche i piccoli uomini hanno ombre lunghe!
@Valter Ameglio
Forse su questo aveva ragione, ed in effetti è sempre meglio di Saviano che col suo “Gomorra” ha dato troppa pubblicità e troppa enfasi alla camorra…
Quando leggo un romanzo, vedo un film o assisto ad una piece teatrale mi educo a fruirne con cuore puro, la considero un’occasione soprattutto per me, per dare spazio e tempo all’emozione senza la quale vivere non avrebbe quasi senso. Solo così posso espormi all’inatteso, posso sorprendermi ed essere sorpreso da un brivido alle carni, da un’improvvisa memoria, da una immedesimazione pura e lontana da tutto ciò che di ordinario riempie ahimè ogni vita. Sciascia diceva che la scrittura è una forma di verità, aggiungo io, anche per chi legge e così si permette il lusso di crescere, di evolversi, di rinnovarsi, di cambiare. L’ultimo libro che ho letto è il “Metodo Catalanotti” di Andrea Camilleri. A chi importa cosa io pensi di lui? A lui men che mai… Ma ho riso, di notte e di cuore ho riso e poi 5 pagine sull’amore memorabili che mi hanno colpito dritto al cuore e totalmente rapito . Dunque grazie a Giuseppe Del Ninno, a queste due riflessioni che mi hanno permesso di elaborare, dicevo prima, di crescere. E grazie, naturalmente a Camilleri. Il resto davvero poco importa… Il talento non è democratico, va dove gli pare, scavalca con l’estro giudizi preconcetti, aride riflessioni di cui non resterà nulla.
Quando leggo un romanzo, vedo un film o assisto ad una piece teatrale mi educo a fruirne con cuore puro, la considero un’occasione soprattutto per me, per dare spazio e tempo all’emozione senza la quale vivere non avrebbe quasi senso. Solo così posso espormi all’inatteso, posso sorprendermi ed essere sorpreso da un brivido alle carni, da un’improvvisa memoria, da una immedesimazione pura e lontana da tutto ciò che di ordinario riempie ahimè ogni vita. Sciascia diceva che la scrittura è una forma di verità, aggiungo io, anche per chi legge e così si permette il lusso di crescere, di evolversi, di rinnovarsi, di cambiare. L’ultimo libro che ho letto è il “Metodo Catalanotti” di Andrea Camilleri. A chi importa cosa io pensi di lui? A lui men che mai… Ma ho riso, di notte e di cuore ho riso e poi 5 pagine sull’amore memorabili che mi hanno colpito dritto al cuore e totalmente rapito . Dunque grazie a Giuseppe Del Ninno, a queste sue riflessioni che mi hanno permesso di elaborare, dicevo prima, di crescere. E grazie, naturalmente a Camilleri. Il resto davvero poco importa… Il talento non è democratico, va dove gli pare, scavalca con l’estro giudizi preconcetti, aride riflessioni di cui non resterà nulla.
Non si tratta di “giudizi preconcetti” o “aride riflessioni” ; lei lo trova geniale, io invece penso sia totalmente mediocre(ad esempio penso sia stato un grande scrittore Umberto Eco, non ho quindi pregiudizi in base alla collocazione politica).Sono solo punti di vista differenti….
Ha descritto (lui e la serie tv”Montalbano”) una Sicilia colma di stereotipi, a volte un po ‘ macchiettistica.
I personaggi spesso sono bifolchi a volte un po ‘ tonti ,a volte anche troppo furbetti, ma sempre tanto rustici, quali non se ne trovano neanche nelle nostre più perdute campagne. Quando presenta borghesi, hanno sempre qualcosa di torbido(a parte gli amici di Montalbano).Le femmine un po’ritrose e un po’calienti (a differenza dell’algida e delicata Livia, non a caso “nordista”)
Il problema della Sicilia è il non avere avuto artisti come Troisi, che ha saputo presentare la gente (e i giovani) di Napoli in una dimensione “normale”, sovrapponibile a quella di una qualsiasi altra città italiana.
Noi siciliani invece sempre e solo mafia, campagne,coppole,marcate (ed esageratissime) inflessioni dialettali, etc(non è solo un problema con Camilleri, basti vedere buona parte del cinema di Tornatore). Dopo ogni puntata di “Montalbano” non potevo che chiedermi:”Vi abbiamo divertito? Siamo stati sufficientemente pittoreschi?”.
Camilleri poi come persona ha sempre cercato le battaglie politiche più comode, senza mai prendersi il rischio di una qualche riflessione controtendenza (cosa non poco grave per un intellettuale ) ; il turpiloquio contro coloro che non gli piacevano (il”mi fa vomitare”detto a Salvini)poi denota scarsa finezza (eufemismo ).
Alla fine si sarebbe potuto benissimo presentare con un “conformista sono”…
Wolf sottoscrivo anche le virgole. I paragoni con il resto della grande letteratura siciliana ma anche meridionale nella sua totalità e complessità sono secondo me offensivi per la letteratura stessa, ma evidentemente nella mediocrità contemporanea anche uno come Camilleri appare come il “più grande scrittore siciliano contemporaneo”… In realtà il miglior scrittore siciliano odierno è per me senza dubbio Buttafuoco, lui si una penna e un’intelligenza di un altro livello altro che Camilleri, per il resto parlando del secondo dopoguerra rimangono sicuramente i nomi di Sciascia e Bufalino. Napoli invece a parer mio nella seconda metà del 900 ha avuto belle penne e nonostante quasi tutte legate(seppur molto criticamente) al grigio PCI napoletano hanno sicuramente ritratto una Napoli varia, diversa dagli infiniti clichè(sia positivi che negativi) a cui spesso si è abituati, penso a gente come Ermanno Rea, Anna Maria Ortese, Domenico Rea etc ecco forse anche una narrativa del genere è mancata alla Sicilia contemporanea.
Hai ragione Stefano, Buttafuoco credo sarà tra i pochi scrittori italiani di questi ultimi decenni che verrà ricordato . Già il suo primo fulminante (e coraggioso) romanzo “le uova del drago” aveva mostrato un autore di razza, veramente sorprendente (di solito sono un po’prevenuto quando un giornalista famoso decide di pubblicare romanzi ).
Confermo, “Le uova del drago” è uno dei migliori romanzi degli ultimi decenni, e oltre ai romanzi anche i saggi di Buttafuoco sono di livello altissimo e dimostrano la sue poliedriche capacità di trattare anche temi molto diversi fra loro e affrontare generi diversi (giornalistico, saggistico, narrativo) pur con uno stile inconfondibile…