La questione migranti, che negli ultimi anni ha quasi monopolizzato l’attenzione mediatica e l’opinione pubblica, ritorna a farsi di stringente attualità con il famigerato “global compact”: un accordo internazionale che va analizzato tecnicamente alla luce di un’impostazione giuridica. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Marco Mori, esperto di sovranità popolare e nazionale, per affrontare la questione oltre ogni pregiudizio e particolarismo politico.
Salvini ha dichiarato pubblicamente alla Camera dei Deputati nella seduta del 28 novembre scorso che l’Italia non aderirà al Global Compact. Riuscirà il ministro ad imporsi al pari di Trump, Orban e Netanyahu?
Marco Mori: Purtroppo la questione è più complessa. Mi spiego. Pare ovvio, soprattutto in termini di consenso politico, che Salvini non aderirà formalmente al Global Compact. Tuttavia l’adesione è comunque possibile, sia attraverso il passaggio parlamentare (che lo stesso Salvini ha detto sarà messo in calendario), sia attraverso autonomi accordi che prenderà l’Unione Europea. Ricordiamo che l’Ue ha già autorizzato, fin dal 2016, se non erro, la Commissione Europea ad aderire al Global. Da qui il problema giuridico più grave. Una norma di diritto internazionale generalmente riconosciuta finisce con obbligare l’Italia ad uniformare ad essa la sua legislazione interna ex art. 10 Cost. L’adesione dell’Ue, di cui purtroppo facciamo parte, renderebbe la norma certamente tale da considerarsi “generalmente riconosciuta”. Non solo. Il comma due dell’art. 10 è ancora più estensivo sul tema migranti, visto che espressamente afferma che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge interna in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Non sarebbe necessaria una legge costituzionale per modificare dall’articolo 10 della Costituzione, includendo anche i migranti economici e non solo i rifugiati politici preliminarmente all’accettazione del global compact?
L’articolo 10 è inserito nei principi fondamentali. Temo dunque che non sia possibile emendare la norma in senso restrittivo rispetto al suo contenuto originale, stante la definitività della forma repubblicana. E come detto il comma secondo dell’art. 10 è certamente estremamente estensivo. La soluzione dunque va cercata in primo luogo in altri principi fondamentali e non certo nell’art. 10 stesso. E qui torniamo al fondamentale articolo 1 della Costituzione: la sovranità appartiene al popolo e dunque è vietato cederla. Se qualsiasi popolo potesse venire in Italia e, superandoci in numero, detenere realmente la sovranità che prima ci apparteneva, l’articolo 1 sarebbe cancellato alla radice. Non solo verrebbe meno anche il fondamentale principio di autodeterminazione dei popoli. In sostanza far passare il concetto che ciascuno possa andare a vivere ovunque nel mondo, in un mondo in cui le condizioni di vita sono oggi purtroppo ancora diseguali, significherebbe anarchia a livello globale e sovversione completa del diritto internazionale. Ma in quanti riusciranno davvero distinguere una posizione di semplice buon senso da una spiccatamente razzista? Io credo che un ordine internazionale realmente giusto si occuperebbe di rimuovere le diseguaglianze legate agli effetti del super capitalismo in modo che ciascuno possa vivere dignitosamente nel luogo in cui è nato. Ogni altra soluzione è appunto anarchia, ergo può portare solo a violenza e disperazione. In conclusione quindi la sola modifica che potremmo fare sull’art. 10 è quella che ho proposto nel mio ultimo libro, ovvero inserire l’inciso secondo il quale le norme internazionali possono entrare a far parte del nostro ordinamento solo se non comportano cessioni di sovranità.
Cosa accadrebbe in caso di approvazione di tale accordo al dl Salvini e ciò che resta della Bossi-Fini? verrebbero travolte per la prevalenza del diritto internazionale ex articolo 117 della Costituzione?
Peggio, salvo come detto comprendere l’incompatibilità tra tale assetto e lo stesso fondamento della Repubblica sancito dall’art. 1, la prevalenza sarebbe sancita ex art. 10 Cost. L’ostacolo del 117 potrebbe essere superato invece con una riforma ad hoc.
Nel suo ultimo lavoro, “La morte della Repubblica”, lei parla della rilevanza del nuovo art 81 della costituzione e la conseguente introduzione del pareggio di bilancio nell’equilibrio del nostro ordinamento. A tal proposito quanto peserebbe nel bilancio del nostro paese l’eventuale adesione a tale trattato internazionale voluto dall’ONU?
Accogliere chiunque, dunque anche semplicemente un disoccupato, significa sostenere i costi dell’accoglienza. In assenza di sovranità monetaria e con il pareggio in bilancio in Costituzione è chiaro che ogni euro speso per l’accoglienza viene sottratto ad altre voci di spesa. Questo è innegabile. Ma attenzione un assetto come quello previsto dal Global non funzionerebbe neppure con piena sovranità monetaria. Io non capisco a cosa punti realmente chi concepisce certe norme. Se vogliono un mondo equo e solidale dovrebbero contestare la causa della povertà, ovvero il liberismo. Viene invece da pensare che vogliano una guerra civile globale o che la loro ignoranza non gli consenta di comprendere gli effetti delle proprie scelte. Perché mischiare culture diverse senza freni, in un contesto di risorse finanziarie limitate, significa fomentare lo scontro tra civiltà. Viene il sospetto che davvero qualcuno ci stia pensando dolosamente e che forse l’ultimo tassello mancante del nuovo ordine mondiale sia la drastica riduzione della popolazione complessiva presente sul pianeta. Ma a questo punto in molti grideranno al complottismo. Da parte mia vi dico questo, complottismo o no, se si deregolamenta la migrazione in assenza di benessere diffuso, si creano solo le condizioni per la tempesta perfetta. Forse gli indiani d’America potrebbero insegnarci qualcosa su come finiscono certe cose.
È purtroppo possibile perchè farebbe “girare” dei soldi, dei quali la sinistra è implacabile cacciatrice, anche a costo di dostruggere quanto rimane del nostro Paese. Il massimo del cinismo accompagnato dal massimo di cecità.
La política oggi aderisce sempre a ciò che significa movimento di denaro, per averne degli ovvi benefici e perchè un settore o più ne siano favoriti. L’interesse nazionale viene all’ultimo posto, purtroppo. Del resto qualche decennio fa i politici conquistavano voti promettendo lavoro, oggi sussidi, redditi di cittadinanza, ammortizzatori sociali, aumenti di pensioni ecc., cioè soldi pubblici senza lavorare…