A Legio c’era anche lui e non s’è perso neanche un momento della kermesse, ha partecipato e poi seguito i dibattiti che si sono succeduti sul palco a Fondo Italia. Da qualche tempo, complici le indiscrezioni e le voci (Giorgia Meloni lo vorrebbe in lista per Fdi alle prossime Europee), non si parla che di lui. Caio Giulio Cesare Mussolini è stato ufficiale di Marina oggi è dirigente di alto profilo di importanti aziende nel campo della difesa. Ha due lauree e parla tre lingue. Nato in Argentina, cresciuto tra Roma e il Venezuela, oggi vive negli Emirati Arabi. Ovunque, però, l’Italia se la porta dentro.
Che ci fa Caio Mussolini a “Legio”?
“Per curiosità principalmente. Ho approfittato dell’invito di Roberta Salerno (organizzatrice e anima della kermesse che s’è tenuta a Napoli nel fine settimana ndr), con cui ci siamo conosciuti per caso, per venire e partecipare a un evento – organizzato tra l’altro in un luogo abbastanza simbolico – e quindi iniziare a capire le esigenze dei territori. Ho approfittato di questa opportunità per conoscere meglio la realtà e il tessuto sociale di questa area geografica”.
Il suo “giro” comincia dal Sud…
“Ho iniziato dal Mezzogiorno in maniera quasi casuale. Prima di Legio, ho partecipato a un’altra iniziativa, organizzata a Taranto sempre con Gioventù Nazionale, ad agosto scorso. Credo davvero che i giovani siano il futuro. Lì abbiamo parlato di immigrazione, di integrazione e abbiamo parlato anche di ciò che hanno fatto in passato gli italiani migrando nel mondo, di come si sono integrati e inseriti, cosa sono riusciti a fare”.
Cosa sta “imparando” in questo viaggio?
“Intanto ascolto e vedo. Prima di tutto, la passione di molti giovani e l’attaccamento al territorio. Spesso a territori in cui è difficile vivere ed esprimere la propria passione politica, per giunta, in un momento molto particolare della politica italiana come quello che viviamo adesso. Credo che ormai ci sia resi conto della situazione in cui ci siamo venuti “democraticamente” a trovare con i Cinque Stelle al governo. È un fatto che a me, personalmente, continua a preoccupare molto, in considerazione del loro pressapochismo e, in generale, della mancanza di qualifiche, esperienze e competenze di molti dei loro esponenti. Certo si può credere ai miracoli: che Di Maio sia arrivato a essere vicepresidente del consiglio dopo aver venduto bibite al San Paolo, ecco, è fatto che mi induce a dire che i miracoli esistono. Io però voglio parlare con i giovani e capire cosa li spinge a continuare, nonostante tutto, la militanza e a impegnarsi in prima linea sui territori”.
Chi è Caio Mussolini?
“Una persona normalissima nonostante il “pesante” cognome! Sono nato e cresciuto all’estero, ho servito in Marina per molti anni. Quindi sono passato a lavorare per una grossa azienda italiana nell’ambito della Difesa e mi sono trasferito negli Emirati Arabi dove continuo a lavorare nel settore che più è confacente al mio background che è poi quello, appunto, della Difesa”.
Il rapporto con la politica, nella sua vita, sarà stato una costante…
“Dico sempre che una persona con il mio nome, giocoforza, si trova fin da piccola a dover discutere di politica. Ho un’età in cui ho visto cambiare i tempi ma ancora adesso portare un cognome come il mio crea pregiudizi, solleva immediatamente simpatie oppure antipatie. Questo è un segnale inequivocabile del fatto che in Italia non si sia riusciti ancora a metabolizzare un certo periodo storico. Che è un’epoca complessa che nasce come risultato di tanti fattori, primo tra tutti il mancato rispetto di certi accordi, la famosa Vittoria Mutilata di cui a novembre ricade il centesimo anniversario.
Per quanto riguarda la situazione politica attuale, devo dire che dall’estero e via internet riesco a seguire le vicende italiane. Ma ho grosse difficoltà a spiegare cosa accade nel nostro Paese ai miei amici di varie nazionalità che vivono negli Emirati. Ma come – mi chiedono – tre partiti che formano una coalizione, quella di centrodestra, ha la maggioranza ma non viene data loro la possibilità di fare un governo? E poi, da questa situazione “esce” un governo tra due forze politiche che si sono odiate in campagna elettorale?
Intanto tutto ciò accade mentre la sinistra italiana si aliena dai problemi della società, vive in un mondo tutto suo, senza programmi: il suo unico collante è l’antifascismo. Ho sempre sostenuto che questa esperienza si sia conclusa nel 1945, quando venne assassinato il duce. Perciò non è più riproponibile quasi cento anni dopo.
Personalmente sono rimasto allibito dalle dichiarazioni degli onorevoli Fiano e Boldrini riguardo i monumenti fascisti o sul fatto che a qualcuno potesse dar fastidio l’obelisco Mussolini: allora che si fa? buttiamo giù mezza Italia? Sono cose ridicole.
Si perde tempo invece di pensare ai problemi seri, che purtroppo non ci mancano. C’è la questione dell’immigrazione, gestita malissimo negli ultimi anni; ci sono i problemi di illegalità diffusa, la schiacciante pressa della tasse elevatissime che asfissiano le imprese, il lavoro che manca, il precariato che affligge i giovani. Ci sono problemi nelle scuole, nella costruzione di un senso civico che non emerge. C’è davvero tanto su cui si dovrebbe e potrebbe lavorare, tanti temi a cui dedicare le nostre energie”.
Con questo scenario per la politica italiana, quale è il suo auspicio?
Spero che le persone possano puntare al cambiamento con il voto. Ho parlato con molte persone, specialmente elettori del Cinque Stelle. Capisco la voglia di cambiare e la loro frustrazione. Ma li invito a riflettere su quello che sta succedendo poiché le promesse in campagna elettorale non possono essere mantenute, oppure se mantenute avranno grosse ripercussioni sulla nostra economia e sviluppo.
Penso al caso di Taranto, città che conosco benissimo in cui ho prestato servizio e dove è nato mio figlio: ebbene, è stato devastante vedere Di Maio sbandierare ai quattro venti il successo della sua gestione politica sul caso Ilva quando, fino a pochi mesi prima, Beppe Grillo in persona diceva che lì andava fatto un parco acquatico. Mi viene da ridere per la coerenza, e mi dispiace per chi ha creduto in loro. Queste sono l’incoerenza e l’arroganza che derivano dall’ignoranza al potere.
A breve ci saranno altre elezioni, più strategiche come quelle europee. In un Paese dove c’è molta insofferenza. Sono tra chi pensa che l’Europa così com’è strutturata e gestita oggi non funzioni. Sono convinto che molte cose vadano riviste, che si sia perso lo spirito iniziale dell’Unione, poiché oggi è controllata dalla finanza alla quale interessa poco la condizione in cui versano i popoli.
Le prossime elezioni ci metteranno di fronte a delle scelte e ad oggi si intravede che il campo è chiaramente diviso in due. In uno di questi schieramenti, c’è un partito che, forse, ha saputo parlare meglio agli elettori appropriandosi di quasi tutti i temi storicamente a cuore della vera destra, ed è cresciuto in maniera esponenziale ma che non si può definire di destra! Magari, questa, potrebbe essere l’occasione giusta per aggiustare il tiro della politica e finalmente recuperare parte di quel elettorato indulgendo meno nella demagogia, e puntando di più sulle azioni concrete e realizzabili per il bene del nostro Paese”.