Fratelli d’Italia, a Napoli, riparte dai temi. S’è tenuta alla fine della settimana appena trascorsa l’iniziativa di Gioventù Nazionale della Campania, “Legio”. La due giorni di incontri e di dibattiti s’è svolta a Fondo Italia, una struttura confiscata alla criminalità organizzata che si trova a Varcaturo di Giugliano in provincia di Napoli.
Sfidando il meteo, inclemente nella giornata di sabato, le comunità militanti di Fratelli d’Italia, provenienti da ogni parte della Campania, si sono incontrate e confrontate sui temi. I dibattiti, che hanno visto alternarsi sul palco politici, giornalisti, esponenti del mondo della destra, hanno destato molto interesse.
S’è parlato di identità e di lavoro, di Mezzogiorno, di politicamente scorretto, di diritto. Insomma, s’è parlato di politica ma senza cedere alla facile tentazione della scorciatoia sloganistica.
Diversi e partecipati i momenti di confronto tra le comunità campane, gli spazi deputati a far risuonare “le voci dei territori”. Da qui sono emersi molti spunti di riflessione importanti.
Il momento, per Fratelli d’Italia, è (di nuovo) fondamentale. Le elezioni europee (ancor più di quelle provinciali, un appuntamento ormai confinato all’attenzione degli addetti ai lavori della politica locale) rappresentano il crinale decisivo per un partito che, provenendo dalla storia di destra di governo, si sente stretta nelle claustrofobiche percentuali affibbiate al partito dai sondaggi.
Ciò per (non) tacere delle questioni decisive. La destra italiana, anche in Campania, sente che l’impalcatura della seconda politica è crollata su se stessa. Il bipolarismo è ormai un ricordo del passato. Tra destra e sinistra le differenze classiche paiono sfumarsi. Sul piano fattuale, le complicazioni dovute al rapporto (quantomeno) ingarbugliato (sul piano nazionale tra la cosiddetta destra diffusa e Fdi) rispetto al governo gialloverde (se l’opposizione al M5S è chiara, lo è molto meno l’atteggiamento nei confronti della Lega con cui, poi, si continua a governare nelle amministrazioni locali con la formula del centrodestra).
Se il quadro è questo, frastagliato e confuso, da Napoli arriva un (importante) suggerimento. Quello di ripartire dai temi. Da quelli che sono sulla bocca di tutti (come il politicamente corretto e la questione dell’identità), a quelli che sono più difficili da affrontare e da spiegare senza “tagliare” sugli slogan (la giustizia, la certezza del diritto) e fino a giungere agli argomenti impopolari, al limite del tabù (avere il coraggio di parlare di nazione e di Sud, in un Paese dove passa impunemente la narrazione che vuole il Mezzogiorno indolente e sfaticato attaccato al reddito di cittadinanza).
Insomma, ripartire da quei temi che sono spinosi, fin troppo, ma che una comunità politica che voglia agire in chiave futuribile non può nascondere sotto il tappeto per comodità di ragione contabil-elettoralistica.