Chi si è imbattuto in Enzo Trantino, per lungo tempo parlamentare della Destra italiana con dei trascorsi da Sottosegretario, resta colpito dall’ordinato pizzetto risorgimentale che ne contorna il mento. Quando poi si viene a conoscenza che l’insigne giurista, nato nella catanese Licodia nel 1934, fin dall’adolescenza professa l’ideale monarchico credendo negli ideali patriottici e nazionali, allora non si può che giungere alla conclusione di trovarsi dinanzi ad un uomo fedele alla causa risorgimentale, originatrice di quello Stato Unitario nato nel 1861, oggi ridotto a brandelli.
Avemmo modo di conoscere l’onorevole Trantino, come altri parlamentari di vari partiti, dalle cronache politiche di oltre un quarantennio fa. Non esisteva internet, i social erano di là da venire e, nel momento in cui era necessario approfondire una tematica discussa alla Camera ed al Senato, bisognava affidarsi agli scarni servizi parlamentari della RAI. Oppure, cosa migliore, affidarsi agli organi di stampa di partito per conoscere, effettivamente, il pensiero reale ed ufficiale di ciascuna forza politica.
Era l’epoca in cui erano i grandi leader a dominare, specie in tv, la scena politica. Cominciando ad avere dimestichezza con i giornali di partito, ci rendemmo conto di come l’attività dei gruppi presenti in Parlamento si reggesse sulle competenze degli eletti che, nelle varie Commissioni per area tematica, esponevano tesi e idee della propria forza politica.
Di Giulio del Partito Comunista, il democristiano Carlo Casini, il socialista Manca, il liberale Sterpa, il socialdemocratico Puletti, il repubblicano Ravaglia, il radicale Cicciomessere, il demoproletario Eliseo Milani, il missino Trantino furono tra i nomi che ci rimasero impressi.
Approdato da monarchico al MSI nel 1972 quando il missino Almirante ed il monarchico Covelli diedero vita alla vincente aggregazione di Destra Nazionale, in quell’anno l’avvocato Trantino fu eletto per la prima volta Camera; sarà riconfermato fino al 2001. Un percorso che lo ha visto testimone e protagonista ricoprendo svariati incarchi istituzionali, fra i quali quello di Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri nel I Governo Berlusconi.
Da insigne giurista, viste le sue specifiche competenze, Trantino inizialmente divenne membro per il MSI-DN della Commissione Affari Costituzionali, successivamente della Commissione Giustizia. Proprio nella Commissione Giustizia della Camera, il 22 maggio 1982, mentre erano in discussione le “Misure per la difesa dell’Ordinamento costituzionale”, in pratica “la legge sui pentiti”, duramente avversate dal MSI-DN, a conclusione delle sue argomentazioni giuridico-morali, colpirono le grevi e premonitrici parole – oggi reperibili negli atti parlamenti on line – dell’onorevole Trantino:
“Dovrei concludere questo mio dire con un ‘no’ alla legge, come testimonianza di civiltà. Mi chiedo: basta un ‘no’ per manifestare il mio sdegno? È la prima volta che mi capita di provare una tale indignazione interiore a causa di un provvedimento legislativo; per questo, sentendomi profondamente coinvolto, dichiaro che, metodologicamente, non posso esprimere un voto perché è poco dire un ‘no’ a questa legge; è riduttivo; offenderei me stesso e lo spessore dello sdegno contro il provvedimento. Dichiaro allora di non votare per protesta e che mi assenterò dall’aula, perché questa è una legge criminale e non posso prestare al dileggio la mia coscienza”.
L’approvazione di quelle norme premiali e permissive pose fine alla credibilità dello Stato che, di lì a poco, sarebbe sceso a patti con i terroristi, successivamente con mafiosi e camorristi. Ancora oggi – e gli va dato atto – l’avvocato Trantino, da garantista, quale strenuo assertore della certezza della pena, continua ad essere un severo critico di quella legge.
Gli avversari, apprezzandone l’onestà e le competenze giuridiche unite alle sue doti di equilibrio, nel luglio 1987 elessero Enzo Trantino Presidente della Giunta delle Elezioni; fu la prima volta di un missino chiamato a ricoprire un incarico al vertice di un importante organo collegiale della Camera.
Dove non riuscì Enzo Trantino a diventare Sindaco di Catania nel 1993, è riuscito il proprio figlio, Enrico, anch’egli avvocato, eletto Primo Cittadino di Fratelli d’Italia con il centrodestra nel 2023.
Valerio Musumeci, giovane giornalista appassionato di Storia ed attento alla politica, redattore del giornale online FocuSicilia, è stato protagonista nelle “Conversazioni sul Novecento e oltre con l’avvocato Enzo Trantino” in ragione delle quali l’editore Bonfirraro ha pubblicato un libro dal titolo significativo, “Negli occhi di Enzo”.
Musumeci, com’è nato il libro e perché “Negli occhi di Enzo”?
“Il libro nasce da un’intuizione di Alberto Bonfirraro, responsabile marketing della casa editrice. Nell’autunno 2021 mi propose di realizzare un libro-intervista con l’avvocato Trantino, per ripercorrerne la vita e la carriera. Io avevo già collaborato con Bonfirraro pubblicando un romanzo, Agata rubata. Naturalmente ci sono stati dei colloqui interlocutori con l’avvocato, per sondare la sua disponibilità. L’unica garanzia chiesta è che il libro non fosse un’agiografia, una messa cantata in suo onore. Bensì un racconto schietto e originale”.
Come autore le è stato chiesto quale fosse la sua collocazione politica?
“No. Credo che con l’avvocato non abbiamo mai toccato questo argomento. Aggiungo che non c’è stata domanda a cui non sia stata data una risposta, anche quando abbiamo affrontato episodi “delicati”, a livello politico e professionale. Né in fase di correzione di bozze mi è stato chiesto di limare o tagliare qualcosa. Io faccio il giornalista e devo dire che questa è una rarità”.
Che impostazione è stata data all’opera?
“Il libro è, come ama definirlo l’avvocato, un’intervista nuova: un colloquio a tutto campo con il protagonista, arricchito da testimonianze d’eccezione – in ordine rigorosamente alfabetico: Salvo Andò, Pietrangelo Buttafuoco, Giuliana De Medici, Pietro Isgrò, Enzo Mellia, Antonello Piraneo, Rosario Pezzino, Ruggero Razza, Alessandro Sacchi e Luciano Violante – e da un’approfondita ricerca storica e bibliografica. Questa formula innovativa, che mi ha aiutato a ripercorrere un secolo che in buona parte non ho vissuto, è stata un’intuizione dello stesso Trantino”.
Quando si è imbattuto, per prima volta, nell’onorevole Trantino? Cosa l’ha colpita della personalità?
“Il direttore di un giornale a cui collaboravo mi mandò a intervistarlo in occasione del referendum costituzionale del 2016. Ero giovanissimo e l’intervista, come racconto nelle ultime pagine del libro, fu rocambolesca per la mia carenza di mezzi tecnici. Quanto all’avvocato, naturalmente lo conoscevo di fama. In quell’occasione mi resi conto di essere di fronte a una personalità straordinaria, e non temo di perdere l’oggettività giornalistica affermandolo. In particolare, mi colpì il suo linguaggio, che conservava tutto lo splendore del passato senza sapere di polvere”.
È stato “affascinato” più dal Trantino giurista o dal Trantino politico?
“Sono stato affascinato dal Trantino uomo. In politica si usa spesso l’espressione “padre nobile”, ma il più delle volte si traduce soltanto in un’attestazione anagrafica. Oppure nella parabola di chi in passato ha avuto molto potere e si ritrova messo da parte. Per Trantino non è così. La sua attenzione per i fatti del giorno – politici, culturali, sociali – è assoluta. I giovani militanti guardano a lui come esempio e consiglio. È effettivamente un padre nobile della destra italiana, nella sua declinazione più sincera e scevra da nostalgie. Come ha riconosciuto la stessa Giorgia Meloni durante il suo ultimo comizio a Catania”.
Il libro è ricco di fatti per lo più inediti. Può svelare almeno un avvenimento che più l’ha colpita?
“Il racconto comincia con un memorabile scontro, nell’Aula di Montecitorio, tra Enzo Trantino e Giulio Andreotti. Per descriverlo ho ascoltato il racconto dell’avvocato, ma ho letto anche gli atti parlamentari che descrivono un garbo, uno stile, una capacità politica che oggi si fatica a incontrare su quegli stessi scranni. Altro punto importante, il rapporto umano e professionale tra Trantino e Falcone e Borsellino. Un episodio che contiene un grande insegnamento: pur conoscendosi e stimandosi da tanti anni, si diedero sempre del lei, per rispetto dei reciproci ruoli di magistrati e di avvocato. E lo dico a pochi giorni dal 23 maggio. Una giornata nella quale, come il 19 luglio, si sprecano “tu” che purtroppo non possono più essere smentiti”.
Perché bisognerebbe leggere “Negli occhi di Enzo”?
“Perché scriverlo è stato faticosissimo! Battute a parte, perché il libro racconta la storia di un uomo nato in un piccolo paese dell’estrema provincia siciliana, proveniente da una famiglia normale e senza santi in paradiso, che con lo studio e la volontà ha coltivato il proprio talento nell’avvocatura, nella politica e nelle lettere. Motivo per cui credo e spero possa essere di ispirazione per chi voglia farsi strada con le proprie forze, in questi e altri ambiti. Senza dimenticare mai da dove si viene”.
Valerio Musumeci “Negli occhi di Enzo” (Bonfirraro Editore pagg. 303, euro 23,00; ordini:
www. bonfirraroeditore.it, telef. 0934/464646, mail info@bonfirraroeditore.it)