Creare “incontri” tra atleti e marzialisti di diverse discipline e farli diventare semplici eventi mediatici su vasta scala sta diventando una moda negli sport da combattimento. Purtroppo per i veri appassionati di ciascuno dei diversi stili di combattimento, bisognerebbe aggiungere. Hanno iniziato la tendenza, a seguito di un infinito trash talking a distanza, Floyd “Money” Mayweather, campione di boxe e ancora imbattuto dopo 49 match, e Conor “Notorious” McGregor, dominatore delle MMA nel roadster UFC, programmando, per il 26 agosto, un match con le regole del pugilato e in cui saranno milioni i dollari mossi nel giro di una sola serata.
Il cattivo esempio seguito in Cina
Si potrebbe obiettare che, essendo la boxe uno dei fondamentali requisiti per un lottatore di MMA (insieme al Brazilian Ju Jitsu ed alla Muay Thai), McGregor potrebbe avere qualche (minima) chance di poter combattere e tener testa sul ring a Mayweather. Ma rimane senza senso la sfida lanciata dal mixed martial artist cinese Xu Xiaodong alle arti marziali tradizionali del suo Paese, che ha definito il Kung Fu o il Tai Chi false ed inutili in un vero corpo a corpo. L’affronto non è passato inosservato da parte di Wei Lei, maestro di Tai Chi, che ha accettato di affrontare Xu lo scorso maggio a Chengdu. Il risultato per Wei Lei è stato disastroso: ripreso in un video divenuto virale in rete, il maestro è durato solo 7 secondi contro il presuntuoso ma più efficace Xu, che lo ha prima messo al tappeto e poi riempito di pugni alla testa,costringendo l’arbitro a sospendere l’incontro e decretando la vittoria per il lottatore di MMA. In fondo come poteva Wei Lei con un solo stile di combattimento pensare di mettere in difficoltà un avversario che ne possiede nel suo bagaglio tecnico almeno due più di lui?
Un significato più profondo
Tuttavia nella spocchia e nella mancanza di rispetto mostrata da Xu Xiaodong verso quelle che sono le più antiche forme di arti marziali del suo Paese è riscontrabile qualcosa di più della semplice, e tutto sommato naturale, insofferenza di ciò che è giovane (le MMA) nei confronti di quello che l’ha preceduto (le arti marziali tradizionali cinesi). Se ci si sofferma sul problema è possibile trovare un significato più profondo in questa vicenda, un significato che affonda le sue radici nell’eccesso pragmatico e materialista di una modernità per cui l’unica cosa che conta è il risultato finale. Guardando la questione da questo punto di vista è normale che davanti agli occhi del moderno fighter Xu Xiaodong appaiono inutili le pratiche tradizionali come il Tai Chi, improntate più sulla meditazione che sull’attacco e in cui il combattimento è solo l’ultimo passo di un cammino verso la ricerca del perfezionamento di spirito e materia, di mente e corpo. Ciò che conta è solo sopraffare l’avversario e poco importa se facendolo si calpestino secoli di storia e di tradizioni del proprio popolo e della propria cultura. Certamente non si può arrestare il progresso, questo è ovvio, ma non per questo in una cieca adorazione del rinnovamento si può lasciare che venga raso al suolo il passato, nel quale in realtà lo stesso progresso ha le sue solide fondamenta.