Il 4 novembre uscirà il nuovo cd del cantautore milanese Skoll dal titolo “Storia di guerra e d’amore”, preceduto dalla presentazione del singolo e del video “Il fantasma del Natale passato”. Il titolo ci riporta al famoso racconto di Charles Dickens, ma ha un collegamento con quella storia, c’è un parallelismo?
“Il fantasma del Natale passato” è una canzone complessa, in un certo senso sintesi del mio nuovo disco. È un brano che trae dal racconto di Dickens solo uno spunto di partenza, l’idea che con la mia musica io possa far riscoprire, far ripercorrere la storia, il vissuto, le origini, le radici di chi ha dimenticato sé stesso. È una canzone divisa per blocchi, in continua alternanza tra autobiografia e senso dell’identità. È un brano rock, diretto, immediato, che rappresenta bene questo mio nuovo disco.
Che messaggio ci vuole dare “Il fantasma del natale passato”?
“Il fantasma del Natale passato”, pur avendo un testo lungo e articolato, è nato di getto, improvvisamente, senza revisioni o secondi passaggi. E la musica è nata insieme, come del resto faccio solitamente. Per me la composizione è esclusivamente un processo istintivo, emozionale, oltre che integrale e inscindibile nelle sue componenti. Ci sono due messaggi fondamentali ne “Il fantasma del Natale passato”: la necessità di ritrovare e difendere a ogni costo la propria identità per tenere la barra dritta in questo mondo alla deriva (“io sarò il fantasma dei Natali passati, a imporvi con la forza il ricordo di chi siete stati”), e l’essenzialità, la centralità dell’atto di volontà come prassi di vita (“dimostrando la legge che sottende l’intero universo: l’atto di volontà”)”.
Il singolo è stato presentato con il lancio di un nuovo video. Ce ne parli?
“A differenza del video di “Ultimi romantici”, caratterizzato da una trama forte, questa volta io e il regista Christian Ryder abbiamo lavorato su una sceneggiatura sbilanciata fortemente sulle suggestioni visive e simboliche, per evitare che una trama distraesse eccessivamente dal senso della canzone. In generale, questo è già un fatto inevitabile e, con brani difficili come questo, il rischio di creare confusione è alto. Il video è giocato sulla suggestione teatrale e cinematografica che rompe lo schema tradizionale della separazione tra pubblico e rappresentazione artistica, richiamando gli stilemi di rottura del teatro futurista: in un cinema abbandonato, sono al tempo stesso spettatore e artista che assiste al suo concerto.
Contemporaneamente, uno spettacolo cinematografico, fatto dai soldati della Grande Guerra e dai futuristi, non viene proiettato esclusivamente sullo schermo… da questo “esce” fino ad appropriarsi, fino a conquistare gli spazi in platea. Durante gli incisi della canzone c’è un cambio di scena, un’apertura con una presenza femminile e alcuni effetti visivi che sostengono il significato della canzone nei tre ritornelli. Per finire, ho voluto inserire anche un brevissimo tributo, di gratitudine, a chi ha scosso la coscienza proprio nel segno vivo e di sangue dell’identità. A Venner, nel mio nuovo disco, ho dedicato una canzone, intitolandola proprio con il suo nome…”.