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Home Ritratti non conformi

Anniversari. Giovanni Host Venturi e il viaggio da Fiume all’Argentina tra Legione e peronismo

by Giorgio Ballario
30 Aprile 2013
in Ritratti non conformi
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Fiera di Milano - Campionaria 1941 - Visita del conte di Torino Vittorio Emanuele di Savoia e del ministro delle comunicazioni Giovanni Host Venturi in occasione della inaugurazione
Fiera di Milano – Campionaria 1941 – Visita del conte di Torino Vittorio Emanuele di Savoia e del ministro delle comunicazioni Giovanni Host Venturi in occasione della inaugurazione

Buenos Aires, 29 aprile 1980. Nel bel mezzo della “riorganizzazione nazionale” promossa dalla giunta militare argentina, in un appartamento della capitale viene trovato il cadavere di un anziano pensionato d’origine italiana. Si tratta di un suicidio e ai vicini di casa viene spontaneo mettere in relazione il tragico gesto di quel distinto signore di 88 anni con la sorte del figlio dell’uomo, desaparecido da ormai quattro anni.

Franco Host Venturi, nato a Roma nel ’37 ma emigrato in Argentina quando aveva solo 11 anni, era pittore e vignettista: fin da ragazzo aveva militato nella Juventud Peronista e successivamente era confluito nelle Fap (Fuerzas Armadas Peronistas), una frazione guerrigliera attiva nei primi Anni Settanta a Buenos Aires e nelle principali città argentine. Franco viene sequestrato a Mar del Plata il 20 febbraio del ’76 e di lui non si saprà più nulla. In un primo tempo si pensa che sia stato portato in un centro di detenzione in Patagonia, ma tutti gli sforzi dei familiari per rintracciarlo si rivelano vani. Quattro anni e due mesi più tardi, il padre Giovanni si toglie la vita.

Ma Giovanni Host Venturi, nato a Fiume nel 1892, non era solo il padre di un militante peronista desaparecido. Quel che i vicini di casa forse non sapevano era che l’anziano pensionato italiano, in gioventù, era stato capitano della Legione Fiumana e uno dei principali collaboratori di D’Annunzio nell’Impresa di Fiume, che dal settembre del 1919 fino al dicembre del 1920 portò all’effimera ma significativa esperienza della Reggenza Italiana del Carnaro. In seguito, confluito nel fascismo nella sua versione più di “sinistra”, Host Venturi divenne negli Anni Trenta sottosegretario di Stato alla Marina Mercantile e poi, dal 1939 al 1943, ministro delle Comunicazioni.

Una vita intensa, quella del capitano legionario. Vissuta con il piede sull’acceleratore fin da giovanissimo, quando – da cittadino dell’impero austro-ungarico –  decide di arruolarsi nell’esercito italiano per combattere la Prima Guerra mondiale, mutando il suo cognome (Host) nel più italiano Venturi. Dopo la guerra li adotterà entrambi. Capitano degli arditi e irredentista convinto dopo il conflitto e la “vittoria mutilata”, nell’aprile del 1919, Host Venturi fonda la Legione fiumana, costituita da volontari che intendono difendere la città, in particolare dal contingente francese considerato filo-jugoslavo. Il capitano, capo delle organizzazioni paramilitari dell’Istria e della Dalmazia, invia un messaggio a Gabriele D’Annunzio, invitandolo ad assumere il patronato della causa di Fiume italiana.

La scintilla scocca pochi mesi dopo, quando i negoziati si interrompono bruscamente e il 12 settembre irrompe sulla scena una forza irregolare di nazionalisti ed ex-combattenti italiani, composta da circa 2500 legionari agli ordini di D’Annunzio. Partiti da Ronchi di Monfalcone (in seguito ribattezzata Ronchi dei Legionari) il poeta e i suoi uomini si uniscono alla Legione fiumana di Host Venturi e occupano Fiume, chiedendo l’annessione all’Italia. Ai costanti rifiuti del governo italiano D’Annunzio, Host Venturi e migliaia di volontari accorsi nella città “liberata” proclamano la Reggenza del Carnaro.

Così Gabriele Marconi nel libro “Le stelle danzanti” (Vallecchi), un’opera  che ricostruisce l’avventura fiumana in forma romanzesca ma storicamente ineccepibile, descrive la figura di Giovanni Host Venturi: «”El comandante el g’ha bisogno de troppe distrassioni! Ecco com’è la situassione”, rispose Host Venturi aggrottando le sopracciglia. Guardandolo annuvolarsi, Giulio  ebbe l’impressione di vedere un cagnone bonario trasformarsi in un lupo, e pensò che sarebbe stata una gran brutta sorte avere quell’uomo come nemico».

E agli occhi di molti Host Venturi era davvero molto più simile a un lupo, che a un cagnone bonario. Anche dopo la caduta della Reggenza, sloggiata a forza dal governo di Giolitti, il veterano degli arditi continuerà la sua attività politica irredentista: ormai sempre più vicino al fascismo, nell’aprile del ’21 manderà i suoi legionari, appoggiati dai fedelissimi del sindaco fiumano Gigante, ad assalire l’aula di Tribunale dove sono in corso le operazioni di spoglio per l’elezione dell’assemblea costituente, in cui sta per prevalere l’autonomista anti-italiano Zanella. Nei tafferugli le urne vengono date alle fiamme, ma autonomisti e socialisti salvano i verbali e riescono comunque a vincere le elezioni.

La parentesi anti-italiana dura poco: 3 marzo 1922 duecento uomini del fascio fiumano assaltano a cannonate il palazzo del municipio, le forze dell’ordine pubblico restano neutrali e Zanella è costretto a dare le dimissioni e a rifugiarsi lontano da Fiume.  Dopo l’annessione al Regno d’Italia con il Trattato di Roma  (27 gennaio 1924), Fiume diventa capoluogo di provincia e Host Venturi prosegue la sua carriera politica nella capitale.

Nel 1925, con un discorso al congresso dei fascisti italiani, si segnala ancora per la sua ferma opposizione al bilinguismo a Fiume, in Istria e Dalmazia, criticando soprattutto quei sacerdoti che celebrano funzioni religiose in sloveno: «… ci sono in questa regione sacerdoti che non sono italiani e non comprendono cosa significhi essere italiano e cocciutamente insistono nel celebrare le funzioni religiose in lingua slovena. Noi invece affermiamo che in Italia si può pregare solo in italiano».

Come detto ricopre incarichi di governo fino al 1943, poi nel corso della Repubblica sociale italiana viene messo ai margini, per ragioni che non sono mai state del tutto chiarite. Dopo la guerra, nel 1948, decide di emigrare in Argentina con la famiglia. Di lui non sa sa quasi più nulla, se non che anche nel Paese sudamericano continua in qualche modo a interessarsi di politica. In una recente intervista a un quotidiano argentino l’avvocato Leonardo Gigli, che durante la Seconda guerra mondiale aveva combattuto agli ordini di Host Venturi, racconta che l’ex capitano degli arditi e comandante della Legione fiumana si era incontrato più volte con il presidente Peròn, suggerendogli di creare delle zone franche industriali a Bahia Blanca e Rosario per favorire lo sviluppo economico del Paese. Un progetto che incontrò un certo gradimento nel governo peronista, anche se non venne mai concretamente realizzato.

Poi la fine del peronismo, l’inizio degli anni caldi che precedono la dittatura, il coinvolgimento del figlio Franco nella guerriglia, la sua scomparsa ad opera degli squadroni della morte della Junta militar. Troppo anche per un vecchio lupo fiumano, che il 29 aprile di trentatré anni fa, per la prima volta nella sua vita, decide di arrendersi.

* Dopo la pubblicazione del nostro articolo abbiamo ricevuto una cortese lettera di Andrea Host-Ivessich che qui riproponiamo.

“Buongiorno. Innanzitutto grazie per l’ articolo. Mi chiamo Andrea Host-Ivessich… e dal nome si evince che io sia un parente di Giovanni Host-Venturi. L’ articolo e’ perfetto tranne 2 punti. Il cognome originale era Host-Ivessich… ma durante la prima guerra mondiale i triestini che combattevano per l’ Italia se catturati venivano immediatamente fucilati come traditori e disertori.. ma anche le famiglie venivano duramente punite. Il motivo per cui Giovanni tolse la parte Ivessich e aggiunse Venturi fu questo, evitare problemi a chi rimase a Trieste. Venturi era il nome di un amico milanese che “lo prestò” con relativa copertura ” storica” . Per tutta la sua vita non divise mai più il cognome, rimase dal 1915 in poi Host-Venturi…. dalla guerra…. a Fiume … alla sua tragica morte. Il secondo punto riguarda il periodo post ministero. Rimase nella RSI senza incarichi dopo aver fatto il Ministro senza nessuna polemica e nessun mistero. Apparteneva ad una razza ” militare”. Obbedì e rimase fedele all’idea.

Vi ringrazio a vi saluto
Andrea Host-Ivessich

 

Giorgio Ballario

Giorgio Ballario

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