Linee parallele, più piani che si incastrano, alla fine, in un unico punto, trafiggendolo, caratteristica che si potrebbe agilmente attribuire allo stile del personaggio, per lungo tempo amante dei primi piani. Taglio a spazzola, barba curata, parlantina volutamente ricercata, ego a fatica tenuto a bada, atteggiamento naturalmente portato da un uomo fieramente dandy con inclinazioni mistiche come Gianluigi Marianini, maniacale ed attento al gusto estetico, trasformato, quasi con fare taumaturgico e postmoderno, da vizio in virtù. Uomo che poggia sul parallelismo e la contraddizione. Parallelo come la propria vita, densa di contraddizioni. Bruno Ventavoli, firma della Stampa, descrive Marianini in un agile libretto edito dalla collana Centenaria per le edizioni Gaffi, omonimo anche nel titolo, Marianini Gian Luigi, cognome-nome, al pari di un appello. Marianini non si pone il problema di diventare qualcuno, sa di avere le carte giuste da giocare per esserlo. Già intrattenitore di salotti buoni con componimenti poetici d’avanguardia, cresce intellettualmente con una straordinaria venerazione per la letteratura poi ostracizzata dai regimi culturali, considerata non conforme. D’Annunzio, Papini, Marinetti e il futurismo, non si sente e non si vuole sentire un contemporaneo, rifiuta il moderno, rifiuta la guerra, rifiuta il lavoro (non si conosce un’occupazione che lo impiegasse in maniera ben definita, pare che, prima dell’attività televisiva, esercitasse l’attività di conferenziere su materie più composite e disparate).
Mike Bongiorno, in precedenza suo allievo negli anni del liceo, quando il nostro svolgeva l’attività di supplente, nota la sua spiccata presenza scenica e lo seleziona come concorrente per il primo telequiz della storia della televisione italiana, struttura che avrebbe non poco il sistema antropologico nostrano. Marianini accetta la sfida e si presenta come <<esperto di moda>>. La versatilità del nostro furoreggia incontrastata, radiografa la vita in ogni dettaglio, quasi fosse la cartina di tornasole di un sistema più complesso, dal cui caos nasce un fragile equilibrio. Diventare esperto è il modo di realizzare la vita nella sua massima espressione, ricercata.
Marianini, l’espressione futurista realizzata, esoterista e cattolico, scrutatore della Torino Magica, flaneur romantico che ha incorporato varie essenze racchiuse e sospese dentro un’armatura dalle poliedriche misure. Un percorso in cui la televisione ha svolto da raccordo per lanciare l’intelletto oltre l’ostacolo dell’effimero.
Aveva anche un fondo pagliaccesco, esibizionista, sessualmente ambiguo, rendendolo un personaggio, un goliardo mal cresciuto, difficile da apprezzare veramente.
Non esiste alcuna Torino Magica. Fu una trovata giornalistica che ebbe successo.