Il vento del cambiamento. Senza tempo. Eterna giovinezza. Note universali. Il 20 gennaio di 25 anni fa, nel 1991, una band tedesca heavy metal pubblicò il terzo singolo del loro undicesimo disco. “Loro erano gli Scorpions – scrive Il Post – e la canzone in questione “Wind Of Change”: era ispirata a un viaggio della band in Russia, iniziava con un fischiettio e aveva l’andamento di molte altre ballate hard rock uscite in quegli anni. Venticinque anni dopo, “Wind Of Change” è diventata una cosa molto più grande di una piacevole ballata di una metal band dell’allora Germania Ovest”.
Un successo planetario
“Wind of Change” registrò uno straordinario successo di vendite, oltre 14 milioni copie, e rappresentò la hit gioiosa della fine della Guerra fredda. Per Rolling Stone «una specie di colonna sonora di una rivoluzione politica e culturale». Poi venne associata alla caduta del Muro di Berlino e alla crisi dell’Urss (A Rolling Stone gli Scorpions hanno raccontato che la canzone è ispirata a una serie di concerti che fecero in Unione Sovietica, dieci a Leningrado). Rudolf Schenker, chitarrista e fondatore della band: «Fu fantastico. Dal nostro punto di vista suonare in Russia era un sogno diventato realtà: noi tedeschi combinammo un sacco di brutte cose in Russia, e invece noi volevamo fare qualcosa di buono». Da lì l’invito al Moscow Music Peace Festival, il primo festival di musica rock tenuto in Unione Sovietica
Klaus Meine, il cantante degli Scorpions, parlando a Rolling Stone di quel concerto ha ricordato:
«Quando aprimmo il concerto con “Blackout”, tutti i soldati dell’Armata Rossa, tutti i membri della sicurezza, si sono girati verso il palco e hanno lanciato in aria i loro berretti e le loro giacche. È stato fantastico. Era come se il mondo stesse cambiando proprio sotto i nostri occhi. In Unione Sovietica molti ragazzi percepivano che l’epoca della Guerra fredda sarebbe finita presto. C’era una sensazione di speranza: ed è quella che ho cercato di esprimere in “Wind Of Change”».