Visionario, ma già dal titolo perde molto. Ha un forte secondo messaggio: vedere la vita con occhi nuovi. Cioè uno degli insegnamenti di Gesù Cristo. Ma la storia è raccontata in modo troppo esplicito. Un libro che vuole trasmettere il messaggio di Gesù, se vuole essere visionario, non può intitolarsi “L’infanzia di Gesù”. Toglie al lettore la possibilità di andare oltre il racconto. Ce lo accompagna mano nella mano. Sin dal titolo.
La storia del piccolo David ricalca in diversi punti la figura del Figlio di Dio. Anche nella struttura: i suoi genitori non sono i suoi “veri” genitori, proviene da un posto sconosciuto, fa ragionamenti “strani”. Il suo libro preferito è Don Chisciotte, anche questa una figura con idee “diverse” rispetto alla cultura dominante. Il messaggio complessivo è proprio quello incarnato da David: vedere la vita con occhi nuovi, andare oltre per aprire gli occhi (“Io faccio nuove tutte le cose”, Ap 21,5).
“Quando due bambini decidono di chiamarsi fratelli, inizia una fratellanza. E’ semplice. Possono anche cooptare altri bambini e chiamarli fratelli. Possono giurarsi fedeltà reciproca e scegliersi un nome”.
L’aspetto negativo del libro, dal punto di vista visionario, è che il parallelo con Gesù emerge fin troppo chiaramente. Complessivamente dunque un buon libro visionario, anche se un velo di mistero in più avrebbe alzato la posta.
“Questa insoddisfazione infinita, questa bramosia del qualcosa in più che manca, è una mentalità di cui secondo me facciamo bene a liberarci. Non manca niente. Il niente che tu pensi manchi è un’illusione. Vivi di un’illusione”.
J.M. Coetzee si trova al decimo posto della classifica di Visio sugli scrittori visionari.