Le uova del drago, un sintagma che riecheggia il titolo di un romanzo per porsi questa domanda: il fascismo sconfitto preparò un piano per una riscossa? La storiografia si è dedicata pochissimo a questa vicenda sconosciuta. È noto, alcuni reduci della Rsi si riorganizzarono nel dicembre del 1946, nello studio di un assicuratore romano, per tornare a far politica. Precedentemente, il 23 aprile, una pattuglia disperatamente scavò alla ricerca della salma di Mussolini, nel cimitero di Musocco, con le mani sporche di terra e i pugnali alle cinture. Ma prima del 1946 cosa ci fu?
Prima della fine del conflitto cosa fermentava tra i fascisti che si considerano battuti? Per questo, un documento da approfondire è il cosiddetto Piano Graziani, scoperto negli Archivi di Stato nel 1985, e tuttora da rileggere. Tra ottobre e dicembre del 1945, un Piano per la riscossa, un’idea del maresciallo Rodolfo Graziani, fu scoperto da Aldo Gamba, un ex della Polizia militare di sicurezza, il quale raccolse informazioni sul mondo fascista che non voleva dichiararsi battuto. Partorita nel 1944, l’idea di Graziani presumibilmente era questa: infiltrare i fascisti nelle organizzazioni, entrare nei partiti antifascisti, contrastare da dentro il nuovo ordine. Un’idea particolare, cioè: seminare contrasti, conoscere dall’interno il nemico, avviare il sabotaggio dello Stato antifascista che sarebbe nato.
Più o meno questo disse Graziani, durante una riunione milanese. In una fredda sera di ottobre del 1944, l’ex Maresciallo d’Italia incontrò comandanti della Rsi, agenti dei servizi segreti, ufficiali delle Brigate nere, uomini che stavano facendo a pugni con il destino segnato. Egli spiegò che il suo Piano aveva un doppio aspetto, ossia: prima fingere una strategia pacifista e dopo iniziare il sabotaggio. Gli antifascisti andavano confusi e tutti dovevano tornare a discutere di libertà e di socialismo. Poi, più volte, Graziani ripeté che i camerati avrebbero dovuto iscriversi pure ai partiti antifascisti, lo diceva forse con un sorriso ironico. Insomma, entrare nei luoghi del nemico, fingere ed accasarsi per preparare la rivincita. Così i fatti che, se riconsiderati, potrebbe pure spiegare il passaggio di tanti ex fascisti nei partiti, dopo il 25 aprile del 1945.
Forse, nella riunione dell’ottobre 1944, Graziani tentava un altro suo riscatto. Sempre intransigente, egli pensava quasi all’ennesima riscossa su Badoglio. Probabilmente, meditava che non avrebbe mai smesso di odiare gli inglesi. I tedeschi lo avevano coinvolto nel 1943, chiedendogli il comando militare della Repubblica fascista, però i tedeschi non gli davano retta. Quel suo Piano fu dunque un azzardo, da vecchio militare mai domo. Parlava ai volti stanchi, a quelle facce che conoscevano la guerra, la guerra persa. L’esercito della Rsi era sì battuto ma l’urlo del coraggio non era mica finito, la Patria era stata umiliata, ma l’ufficiale Rodolfo, il soldato instancabile sul Carso, non sapeva rimanere fermo. Ecco, Graziani può darsi che provasse un rilancio pazzesco. Con tutto il suo caratteraccio, con la vanità del militare che visse due guerre, egli meditava sul futuro anche allora.
Mentre la disfatta era indiscutibile, era possibile ipotizzare in “un piano per la risurrezione del fascismo”? (In fondo, Aldo Gamba scrisse solo un rapporto spionistico.) Ma questa domanda, che non può non interessare la ricerca storica, ha un’immaginabile risposta: quei fascisti repubblicani del 1944, osservando le gravi divisioni tra le forze antifasciste, non escludevano di ritornare, di riaccendere il fuochi delle loro battaglie. Tanti italiani non riconoscevano forze politiche valide per ricostruire il paese occupato dagli eserciti stranieri. Con un movimento partigiano disunito, quegli uomini di Graziani, nella riunione milanese del 1944, non potevano escludere una loro rivincita. Il Piano Graziani fu scoperto nel 1945 a guerra finita, mentre i fucili erano caldi per le mattanze. Aldo Gamba, ufficiale dei servizi segreti italiani, scrisse il suo rapporto con diversi dettagli; e il tutto iniziava così, “In una riunione segreta del 22/X/1944 alla sede della ‘Muti’ vennero gettate le basi per l’inquinamento dei partiti preludio di una nuova notte di S. Bartolomeo.”
La testimonianza di Gamba tuttavia non fu mai confermata da altre voci. I vecchi missini, come Giorgio Pisanò, non valutarono il Piano Graziani molto credibile. Disse Pisanò che quelle erano solo indicazioni generali per le forze dei fascisti repubblicani nei territori occupati dagli Alleati. Il tempo poi congelò tutto. E dopo l’amnistia togliattiana, gli ex aderenti alla Repubblica sociale ebbero la forza di fondare un partito, di allearsi con i monarchici, di andare alla conquista delle amministrazioni locali. Ma questa è un’altra vicenda.