San Nicola, in terre bizantine, è il santo più amato dai bambini. Perché porta loro tanti regali. Doni che sono spesso umili, lontani le mille miglia dallo sfarzo che tanto ingolosisce vecchi e nuovi ricchi che, come re Pirro secoli fa, sbarcano in terra di Puglia in groppa agli elefanti elargendo bomboniere d’oro. E se nel Salento si sciorinavano ricchezze da parvenu, a Bari, nello stadio che porta il suo nome, San Nicola ha elargito un regalo umile, grintoso, tosto all’intera Italia pallonara: è nata la Cannibalitalia di Antonio Conte, giù il cappello.
IRON ITALIA. Vero è che una rondine non fa primavera, così come un elefante non fa automaticamente chic. Ma la Nazionale vista all’opera contro l’Olanda, terza forza del calcio mondiale, è proprio un’altra cosa rispetto a quella felice e perdente del prevosto don Cesare Prandelli, nuovo curato di Istanbul, cui c’eravamo abituati. Ha qualcosa di Mike Tyson, l’Italia scesa in campo a Bari. Il pugile divenne famoso perché, tanto affamato di vittorie com’era, finiva per schiantare i suoi avversari già nelle primissime riprese. Alla Nazionale di Conte sono bastati dieci minuti per mettere ko gli Oranje: al terzo Ciro Immobile riscatta le ombre calate su di lui dopo la Caporetto brasileira con un golletto da antologia. Ne passano altri sei e al nono minuto Simone Zaza costringe lo sconnesso Bruno Martins Indi – che pure in Brasile aveva ben figurato – ad un intervento da buttafuori ubriaco in piena area che gli costa il cartellino rosso. Rigore. Daniele De Rossi, finalmente libero da pretese buoniste, insacca alle spalle di Cillessen il portiere che conferma la sua fama da eterno sconfitto nei duelli dal dischetto. E’ un uno-due terrificante che annichilisce l’Olanda. Gli Oranje non giocano più per ottanta minuti. L’Italia, invece, sperimenta la sua trasformazione.
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FATECI LARGO. Dal tiquitaca all’italiana di Prandelli al 3-5-2 aggressivissimo di Conte. In campo tutti gli azzurri impiegati hanno risposto bene alle sollecitazioni, richieste e volontà del ct. Pochissime sbavature e, per di più, ininfluenti, quasi fisiologiche nel corso dei novanta minuti. Sneijder non ha potuto proprio far nulla, non è riuscito a cacciare dal cilindro nessuna magia. E mica c’è sempre il campo innevato come in Champions, Wesley. L’Italia, nel frattempo, sembra essersi liberata da un incubo. Liberi di esprimere la loro cattiveria agonistica, non più imbrigliata nel brodo di giuggiole da Ice Bucket zuccheroso, gli azzurri sembrano aver subito sposato le idee del tecnico. Pressing altissimo, fin sul portiere. Roba che in Nazionale (e per di più in amichevole…) non la fa nessuno, forse manco l’Olanda totale di Michels. Grinta e agonismo e senso della squadra. Immobile e soprattutto Zaza in avanti hanno stupito tutti e promettono di far sbiadire l’ondivago ricordo del naufrago Mario Balotelli. Il centrocampo regge bene e sa impostare. Come alla Juve. Manca Vidal, però. Poco male perché c’è De Rossi. E pure Verratti. In attesa del ritorno del Re dei Lampi, Andrea Pirlo. La difesa s’è potuta esercitare pochino contro gli scioccati arancioni ma i movimenti – complice anche la “solita” intelaiatura juventina – dovrebbero esserci tutti. E’ vero che una rondine non fa primavera. Ma ritrovare un’Italia suda, lotta, combatte e vince è davvero una bella notizia. Attenti, tronfi elefanti di tutte le latitudini. Arriva la Cannibalitalia.