C’è tutta l’ “estetica della strada”, teorizzata dai maestri della cartellonistica del ‘900, nella mostra “Fascismo ultimo atto – L’immagine della Repubblica Sociale”, in corso al Palazzo Ducale di Genova. Le lacerazioni civili e politiche del biennio 1943 – 1945, il contesto drammatico e le vicende belliche trovano una plastica rappresentazione nella ricca iconografia, curata attingendo il materiale dalla Wolfsoniana, collezione focalizzata sulle arti decorative e di propaganda del periodo 1880 – 1945, e dal genovese Istituto Mazziniano, che conserva un fondo dedicato alla Rsi.
Operazione-coraggio, si può dire, quella compiuta dalla fondazione che sovraintende al Palazzo Ducale di Genova, in quanto impegnata a fare parlare le carte e le immagini, riducendo al minimo le intermediazioni interpretative. Gli interventi dei due curatori, Matteo Fochessati e Gianni Franzone, sono infatti tutti focalizzati sull’iconografia, ordinata nei sette temi che danno organicità alla mostra: dalla guerra all’8 settembre; la fatale alleanza; i volti del nemico; nemici interni; la difesa dei valori e dell’onore; la propaganda tra illusione e persuasione; catastrofe e palingenesi.
Nella ricca esposizione di manifesti, il cuore della mostra, ma anche di giornali ed opuscoli, ad emergere sono il tentativo di cancellare l’onta dell’8 settembre e di affermare una sorta di “cameratismo dell’onore” con l’alleato tedesco; la visione del nemico, incarnazione dell’imperialismo inglese e del capitalismo americano; la lotta sul fronte interno, espresso dai “borghesi”, dai “sabotatori” e dai “banditi”; la ripresa dello spirito risorgimentale d’impronta repubblicana (con le immagini di Garibaldi e di Mazzini); la denuncia degli scempi dei “liberatori”; la “mistica del sacrificio” e l’aspettativa per una “Nuova Italia” da ricostruire.
Centrali in questa “estetica della strada” le immagini dei migliori illustratori dell’epoca, con in prima fila Gino Boccasile e Dante Coscia. Tra i manifesti esposti nella mostra genovese spiccano (di Boccasile) il manifesto di forte suggestione evocativa “Sta per scoccare l’ora dell’espiazione per l’antiEuropa” ed il notissimo “Razzia” con l’immagine della Venere di Milo, abbracciata dal soldato di colore e segnata, sul ventre, dal prezzo in Usd. Da non perdere il catalogo (Canneto Editore, www.cannetoeditore.it) che conferma il rigore filologico dei curatori e degli organizzatori, impegnati a cogliere – come si legge in premessa – “lo sforzo di rimotivazione ideologica” del fascismo di Salò ed il tentativo “di riattualizzare quella dimensione eversiva e di movimento che aveva caratterizzato il fascismo delle origini”.
Quanto poi quella propaganda riuscì nel suo intento è evidentemente un’altra questione, così come in gran parte da fare è il discorso sull’essenza della Rsi, a cui uno storico- giornalista certo non di orientamenti neofascisti, quale fu Giorgio Bocca, riconobbe, nel suo libro “La Repubblica di Mussolini”, quel consenso popolare che aveva caratterizzato il ventennio precedente. In questa prospettiva, anche sapere guardare l’immagine (e quindi – aggiungiamo noi – l’immaginario) dell’epoca può essere utile, sulla strada di una più compiuta analisi storica, ormai doverosa a settant’anni da quegli avvenimenti.