Lei è Camila Vallejo, 25 anni. Lui è Luis Sepùlveda, 64 anni. Due rappresentanti di due diverse generazioni, in qualche modo legate da un sottile filo comune: entrambi cileni, entrambi attivisti politici, entrambi figli “d’arte” della politica sudamericana, entrambi autori di libri. Con un destino diverso, però.
Dopo l’11 settembre 1973, giorno della morte del presidente Salvador Allende, di cui Luis era anche guardia personale, e in seguito al colpo di stato militare di Augusto Pinochet, Sepulveda è stato costretto a lasciare il suo Paese al termine di un’intensa stagione di attività politica. Camila, invece, è ora in Parlamento, eletta tra le fila del Partito Comunista Cileno. Mamma di una bambina, una laurea a pieni voti in Geografia, leader dei movimenti non solo studenteschi che dal 2011 agitano le piazze cilene per rivendicare un diritto all’istruzione pubblica che gli anni della dittatura (1973-1990) – e anche tutti quelli avvenire, pure sotto l’egida di governi socialisti – hanno negato, Camila, con i suoi occhi verdi, coraggiosa e determinata, piace molto anche a Sepùlveda, qualcuno che il Cile l’ha amato molto prima di lei. E lo ama ancora.
“Qualcosa finalmente sta cambiando. Sta cambiando davvero”. Così Luis Sepùlveda, che abbiamo incontrato a Roma in occasione della presentazione della sua ultima fiaba “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, ci ha commentato l’elezione di Camila al Parlamento. “Il fatto che in Parlamento ci sia Camila, insieme ad altri 3 rappresentanti del movimento studentesco (tra cui Giorgio Jackson, della cattolica Federación de Estudiantes de la Universidad Católica de Chile, ndr) è un segnale molto forte: vuol dire che c’è ancora chi spera di riuscire a cambiare qualcosa. E queste persone, sono i giovani, che partecipano alla vita politica. E poi Camila è brava, tanto ha imparato e tanto sta imparando. Lei e gli altri ragazzi faranno un ottimo lavoro, ne sono sicuro”.
E, come ci ha ricordato lo scrittore cileno, riuscire a fare un buon lavoro è semplice: parafrasando il titolo di un suo libro, Sepùlveda ha ricordato che per una vita di formidabili passioni, “serve dare concretezza alle parole, essere coerente, fare la cosa giusta nel momento giusto”.
Ma il Cile non è solo Luis Sepùlveda, non è solo Camila Vallejo. È anche il volto di un altro attivista politico, e poeta: Pablo Neruda, come Luis molto vicino al presidente Allende. E di Neruda molto si è parlato negli ultimi giorni in merito al mistero che avvolge la sua morte. Smentendo le dichiarazioni del suo autista, i referti medici negano qualsiasi ipotesi di avvelenamento.
“Un poeta viene ucciso quando gli si nega aiuto”. Questa è la sentenza di Luis Sepùlveda. “Quando era nella sua casa, nella Isla Negra, la dittatura gli ha negato l’assistenza sanitaria, nemmeno l’ambulanza veniva fatta passare. Forse non è stato avvelenato, ma Neruda è stato ucciso in quel momento”.