
E’ imminente il trasferimento di 35.000 soldati americani dalle basi in Germania all’Ungheria. Si dà il caso che il premier Orban sia stato l’unico che non abbia firmato l’accordo tra i Paesi Ue sul piano di riarmo ed è noto che Orban è sensibile alle affermazioni di Putin.
Tenuto conto anche delle esternazioni di Trump sul ruolo e della posizione degli Usa nella Nato – che pone l’aumento al 5% del Pil delle spese per la difesa da parte dei Paesi membri come condizione dell’intervento delle forze statunitensi in caso di aggressione ex art. 5 del trattato – ci si chiede se un “movimento” del genere sia un irrobustimento della difesa del fianco est dell’Alleanza o una barriera al suo allargamento.
I 12.600 soldati americani in Italia
Vedremo nei prossimi giorni se questa ricollocazione avverrà e quali saranno le reazioni dal Cremlino. Seguiranno altri movimenti? Si metterà in atto una riduzione della presenza di soldati americani nel vecchio continente, che vanta ad oggi circa 85 mila soldati, di cui 12.600 in Italia?
Per ora si segnala la scelta, che sembrerebbe imminente, di tagliare per ragioni di bilancio oltre 20 mila posizioni da basi e consolati in giro per il mondo, mossa che priverebbe la presenza sul territorio e la mancanza di informazioni in tempo reale favorendo così l’azione di Cina e Russia.
In ogni caso, è innegabile che gli ultimi atteggiamenti di Trump abbiamo determinato una differente presa di posizione della Ue nei confronti dello storico alleato ed una consapevolezza che la zona di confort nella quale la “bontà” dello zio Sam ci aveva abituato ha fatto il suo tempo. Bontà che Trump ci rinfaccia, minacciando di presentarne il conto, prassi che gli Usa hanno già messo in atto coi britannici durante la seconda guerra mondiale e con alcuni alleati in occasione della guerra in Kuwait.
Il lungo sonno è finito
L’Europa si è come svegliata da un lungo sonno, grazie anche alla promessa di dazi sugli scambi commerciali e sta cercando di adottare una linea comune, almeno sul piano della
difesa del continente, continuando a sostenere la posizione dell’Ucraina che he sta combattendo anche senza l’appoggio logistico, satellitare e militare degli Usa. E questo
dimostra che le supposte ipotesi secondo le quali Zelensky stesse combattendo una guerra per procura degli americani, quando quest’ultimi gli stanno togliendo la terra sotto i piedi, la dice lunga sulla conoscenza degli umori e delle ragioni del popolo ucraino.
Un ulteriore segnale del cambio di passo dell’Europa lo si intuisce nella scelta di appoggiare il piano per Gaza proposto dai Paesi arabi, nel quale ci si impegna alla icostruzione della Striscia ponendo come unica condizione il governo da parte
dell’Autorità Palestinese e lo scioglimento di Hamas, in netto contrasto con l’amministrazione Trump, che vede per questo pezzo di terra una forzata emigrazione per farne un mega resort.
Riprendere tra le mani il destino
Ora, questo risveglio e presa di coscienza da parte dell’Ue, a cui si sta riaffacciando la Gran Bretagna, di riprendere in mano il proprio destino, pone però altri problemi.
1) La tempistica: sviluppare il riarmo per sostituire quello Usa richiede tempo.
2) Le modalità: si tratterebbe di mera spesa per acquistare più armamenti, sviluppando sistemi di comando e controllo, oggi dipendenti quasi per intero dal Musk di turno, o si investirebbe
anche su un nuovo modello di difesa integrata, di cui si parla da troppo tempo?
3) Le opportunità: di fronte alla volontà di Putin di allargare con la forza la propria zona di sicurezza fisica, avrebbe la classe politica europea, cresciuta nel benessere e nella pacifica convivenza per più di 80 anni e con forze di opposizione interne, la determinazione ad usare la forza per rintuzzare un’eventuale aggressione? E fino a che
livello?
4) La politica: quale linea politica deciderà di seguire la Ue per affermare la propria presenza, autonomia e gli interessi dei suo 450 milioni di abitanti nel panorama internazionale? Sarà riconfermata la politica dell’unanimità nelle scelte?
5) Nazionalità: come saranno armonizzati gli interessi nazionali e le rispettive particolarità quando ci si dovrà scontrare con interessi collettivi?
6) Le alleanze: avrà ancora senso parlare di Nato, accettando ancora la presenza di forze Usa sul territorio europeo? E’ opportuno che l’Alleanza sia ripensata?
Un ruolo primario?
Domande che mettono i brividi, come le contrastanti affermazioni del presidente statunitense di annettere il Canada, la Groenlandia o il Canale di Panama. Oppure no, anzi forse. Affermazioni che non si sa se siano rivolte all’opinione pubblica interna o a quella esterna. Ma tant’è che – come suggeriva Draghi ben prima dell’investitura del biondo presidente – l’Ue può assumere un ruolo primario nel mondo, solo che lo voglia.
La ‘bontà’ degli Stati Uniti me la ricordo quando bambinetto vedevo le macerie della mia città ancora presenti. Anni dopo il ’45. Nessun obiettivo militare, puro terrorismo su civili, come, in scala ben maggiore, in Germania. Senza 8 settembre credo che anche noi avremmo patito distruzioni tipo Amburgo, Dresda, Berlino… Non avevamo praticamente controaerea, né mobile (caccia) né fissa, a terra. Gli USA mantengono da allora oltre cento basi militari in Italia, alcune con ogive nucleari. Ci hanno sempre considerato ‘terra occupata’. Se se ne vogliono andare (ma lo dubito assai) …chapeau!
‘…posizione dell’Ucraina che sta combattendo anche senza l’appoggio logistico, satellitare e militare degli Usa’. Ma dove, ma quando? Ipotesi per ora…