La crisi recessiva, che sta interessando la Germania e che è stata determinata dalla rottura dell’asse “gerusso” (per dirla con l’efficace espressione dell’analista Salvatore Santangelo) da parte della guerra russo – ucraina, sta producendo anche segnali politici che potrebbero preludere ad un vero e proprio terremoto politico nel cuore dell’Europa.
I ceti sociali tedeschi che si sentono danneggiati dall’accelerazione impressa alla transizione ecologica dal governo tedesco biancorossoverde si stanno rivoltando e i sondaggi parlano di percentuali sorprendenti: la destra sovranista di Alternative fur Deutschlandi (Afd) è arrivata al 20%, contro il 9% di un anno fa, i Verdi sono cascati al 13%, di contro al 22% del 2022, la Spd è sotto Afd, al 19%. Il partito cristiano democratico della Cdu deve recidere l’asse con queste formazioni oppure imprimere una svolta a 360 gradi alle politiche industriali ed energetiche se non vuole calare rispetto al 28% attuale.
Sul piano economico il taglio di forniture di ingenti quantità di gas dalla Russia, determinato dal conflitto, ha generato, rispetto ai tempi necessari per portare a regime una seria transizione ecologica senza provocare danno all’economia e ai ceti sociali più deboli, la necessità di ricorrere al fossile prodotto da altri possibili fornitori. Ovvio il ricorso al Mediterraneo, ancor più ovvio, data la stretta interconnessione tra le due economie industriali, il prospettarsi di un riavvicinamento tra Germania ed Italia. Questo aspetto spiega il tempestivo viaggio in Tunisia di Ursula Von der Leyen insieme a Giorgia Meloni, qualche mese fa impensabile soprattutto se ci si riferisce agli impegni presi sul piano degli aiuti finanziari dell’Ue alla Tunisia.
È in questo contesto che sta maturando l’idea di riprendere e rilanciare un vecchio progetto di Enrico Mattei: quello di realizzare una rete di condotte per il trasporto di idrocarburi ed altre materie prime energetiche dalla Tunisia, via Genova, Svizzera, Austria con capolinea ad Ingolstadt, in Bassa Baviera. Il progetto è stato denominato “SoutH2 Corridor”. La parte italiana prevede una percorrenza di 2.300 km a fronte dei 3.300 km totali. Il tratto italiano è già coperto al 73% dalle reti esistenti che saranno adattate al trasporto di idrogeno. Nulla esclude però, secondo l’esperto Sergio Giraldo, che si possa trasportare anche gas. Infatti il tratto del 23% che andrà a completare le reti già esistenti sarà abilitato al trasporto sia di gas che di idrogeno.
Il progetto è importante perché, per la prima volta forse viene riconosciuto all’Italia il ruolo di hub energetico dell’Europa. Il significato di questa designazione in pectore risalta ancor più se pensiamo all’ostruzionismo che dovette subire l’Italia ai tempi di Mattei per far parte di qualche consorzio internazionale per l’approvvigionamento energetico e allo stesso boicottaggio che dovette subire il progetto dell’oleodotto Genova Pegli – Svizzera – Ingolstadt.
Afferma Sergio Giraldo: «Il disastro del gasdotto Northstream è stato uno schiaffo violento verso il governo tedesco, che ha sempre lavorato per escludere l’Italia dalle proprie rotte di approvvigionamento. Ora però appare chiaro che il corridoio da sud è l’unico percorribile anche per il nord Europa. L’Italia, con un investimento contenuto (3,2 miliardi), diventa strategica per l’Europa intera assicurandosi il transito di gas e idrogeno per il Nord Europa.»
Vi è ovviamente un significato geopolitico più interessante e presago, se il progetto viene perseguito seriamente e con continuità, di uno spostamento dell’equilibrio europeo dal Nord del continente al centro del Mediterraneo. Gli ostacoli, i freni, gli ostruzionismi, non mancheranno e non tarderanno; si pensi solo al Presidente Mattarella che, mentre il presidente del Consiglio “scendeva” in Tunisia a preparare l’incontro con Ursula Van der Leyen, si recava in Francia a far visita a Macron che poco gradisce forse questo possibile riavvicinamento dell’Italia con la Germania.
Vi è anche un significato storico dietro queste iniziative. Esse riattualizzano la visione che Enrico Mattei aveva dell’Europa e dei rapporti con i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Quando nei suoi discorsi reclamizzava l’importanza dell’oleodotto Genova – Ingolstadt, egli esprimeva una visione dell’Europa che spostava il suo baricentro dallo scenario settentrionale e prossimo all’Atlantico, con l’Inghilterra che faceva da agente mandatario degli Usa, al contesto meridionale e mediterraneo.
Mattei espresse questa sua visione di un’Europa proiettata verso il Mediterraneo con questa efficace espressione allorché dovette difendere il suo progetto di costruzione del metanodotto da Genova a Ingolstadt: «E quindi, facendo queste considerazioni, io feci il piano della costruzione di questo oleodotto da Genova-Svizzera-Ingolstadt. Questo accordo portava certamente degli enormi vantaggi alla Germania del Sud, perché le dava la possibilità di accedere alle fonti di energia alle stesse condizioni delle altre zone dell’Europa, perché noi porteremo il mare, cioè il porto di Genova, in Baviera, allacciandola con l’oleodotto.»
Non è mancato chi, come Sara Brunetti, abbia riconosciuto questa capacità visionaria del “principale” dell’Eni: «A ciò si aggiunga la sua idea di trasformare l’Italia da paese povero di risorse naturali in un hub internazionale nel trasporto di materie prime energetiche attraverso un sistema di gasdotti e oleodotti che dal Nordafrica, dalla Russia e dal Medio Oriente portassero gli idrocarburi in tutta Europa. Alcuni di questi progetti, avviati da Mattei, saranno realizzati negli anni seguenti, anche se non vivrà abbastanza per vederli. […] la grande lungimiranza dell’ingegnere marchigiano può essere osservata nell’attualità del problema per il quale aveva, già settant’anni fa, trovato brillanti soluzioni.»
Certamente Giorgia Meloni, nel titolare con l’espressione “Piano Mattei”, il sistema di relazioni internazionali che sta cercando di costruire con i paesi del Nordafrica e, ora, anche con quelle europei, ha tributato a quelle intuizioni visionarie il miglior riconoscimento possibile.
Comunque sia, è il frutto di una politica antirussa per noi insensata ed autolesionista… Dovremmo farla pagare in qualche modo agli americani che si son permessi addirittura di far saltare in aria il gasdotto Northstream…per danneggiare gli europei ancor prima di Putin…
Storicamente gli statunitensi odiano l’Europa, anche se talora han trovato conveniente giocarci gli uni contro gli altri…
Fonti NATO riferiscono oggi che ‘volontari’ (immagino mercenari) americani sono caduti sui campi di battaglia dell’Ucraina. Gli USA si stanno sempre più avvicinando ad una guerra ‘vera’ con la Russia, le cui dimensioni ovviamente non prevediamo. Tiriamocene fuori, finchè siamo in tempo… Anche per questo abbiamo votato FdI….
Quando sento evocare Mattei vedo subito le immagini di un aereo che brucia… Lasciamo perdere metterci in giochi che per noi finiscono sempre male. Mai pensare che gli USA ci faranno qualche favore o che noi fotteremo i tedeschi. Ci abbiamo già provato nel 1915 e nel 1943 e quelli ci considerano ora meno di zero…
C’è da capire però quanto siano affidabili i partners nordafricani e fino a quando il “Piano Mattei” sarà tollerato da alcuni dei nostri “alleati” (con la Libia sappiamo com’è andata a finire). Finché sosteniamo l’Ucraina ok, ma se le cose dovessero cambiare ? Non ultima poi, la presenza della Russia in Africa, la quale non credo agevolerà i nostri piani. L’Algeria, ad esempio, ha ottimi rapporti sia politici che economici con Mosca e la Gazprom. Vedremo.
Il nucleare è l’unica via d’uscita per una quasi autosufficienza energetica, senza rovinare il nostro paesaggio con pannelli solari e mulini a vento, né scendere a patti con nazioni dalla dubbia affidabilità (non parliamo di democraticità, quella è un’ipocrisia