È morto Lando Buzzanca. Ha fatto una fine triste, lui che per tanti anni ci aveva fatto ridere e sorridere, quando ancora si andava al ristorante per riempirsi lo stomaco di portate dall’antipasto all’ammazzacaffè e al cinema per divertirsi, non per battersi il petto per tutti i mali del mondo. È morto dopo una dolorosa degenza in una casa di cura, afflitto da una patologia da cui paradossalmente fu ghermito proprio dopo aver raggiunto il culmine della sua fortuna come attore, “sdoganato” da quella critica radical-chic che non gli aveva mai perdonato l’aspetto virile e le simpatie per la destra. Uno sdoganamento che però era avvenuto anche attraverso l’accettazione anche di ruoli “politicamente corretti”, che lo portarono a interpretare un commissario di Ps alle prese con l’omosessualità del figlio e più tardi addirittura di un anziano omosessuale (ma la sua migliore interpretazione forse fu nella riduzione cinematografica dei Vicerè di De Roberto, a ulteriore conferma dell’adagio secondo cui da mediocri romanzi escono spesso degli splendidi film, e viceversa).
Non so se la sua conversione sia stata spontanea o strumentale, né m’interessa saperlo. A me francamente non piacque, e lo scrissi in un articolo sul “Secolo” che ovviamente non gli fu gradito. In realtà, quella critica nasceva non da furore polemico, ma da un sovrappiù di stima per lui. Mi sembrava iniquo che un grande attore come Buzzanca, a lungo emarginato in film di serie B, dopo gli esordi promettenti degli anni Sessanta dovesse pagare il pedaggio per essere promosso in serie A. Dovesse farsi perdonare un passato da macho, in cui aveva persino ispirato un fumetto erotico intitolato, tanto per non ingenerare equivoci, “Il montatore”. Ma soprattutto mi faceva rabbia che la destra, anche una volta entrata nell’area di governo, non fosse stata in grado di valorizzare i propri artisti a prescindere dagli idola fori del tempo. Ho rievocato la vicenda in un articolo uscito proprio su questo sito e non intendo tornarci sopra: chi fosse interessato potrà comunque trovarlo, per quello che vale, al link https://www.barbadillo.it/99126-giornale-di-bordo-come-sono-entrato-mio-malgrado-nel-dizionario-treccani/
Tutto quello che voglio dire oggi è che mi dispiace che Lando Buzzanca sia morto, e ancor di più sia morto così, dopo una triste permanenza in una casa di riposo. E tutto quello che posso fare è augurare al “Merlo Maschio” di volare al più presto in Cielo, magari per fare ai suoi detrattori quello che il capitano dei Bersaglieri fa a carristi e cavalieri nella strofa finale della “Ricciolina”.
R:I:P: caro Lando. Mi è spiaciuto sapere dei suoi ultimi mesi di vita. Bisogna approvare l’eutanasia ed il suicidio assistito per sola volontà dell’interessato, con garanzie, ma senza troppo magna-magna per medici ed avvocati, non obbligare a vivere, quando la vita è solo sofferenza ed avvilimento. Sulla cinematografia ‘Sexy all’italiana’, di serie B, tanti attori, anche buoni, come Renzo Montagnani, non solo Franco e Ciccio, ne sono stati interpreti. Che cosa dire? Il basso livello culturale della gran massa degli italiani di bocca buona del tempo (e da sempre vittime della sessuofobia della Chiesa) premiava al botteghino quei film sgangherati, pseudo sexy e comici. Buzzanca come altri. Accettava quello che passava il convento. Anche il grande Totò lo faceva. Del resto, vedo talvolta la produzione cinematografica italiana recente sui canali via cavo. Una schifezza, in generale.
I figli, e parenti in genere, non sanno che farsene dei vecchi malati, che non muoiono mai, di oggi. Triste, ma vero, purtroppo. Inutilissimo fare del moralismo al riguardo. Ed allora avanti con eutanasia e suicidio assistito. Non obbligare qualche ricco ad andarsene in Svizzera…