Come molti sacerdoti si consolano di avere fatto voto di celibato ascoltando le confessioni delle mogli, così molti esponenti della sinistra si consolano della batosta elettorale del 25 settembre ascoltando le esternazioni di Berlusconi. Pensare che l’inequivoco successo elettorale riportato dal centrodestra (più destra che centro) possa essere inficiato dall’incontinenza verbale di colui che ne fu lo storico leader costituisce un non indifferente motivo di conforto, all’indomani di una sconfitta annunciata e in parte voluta. Oltre tutto, a far intonare a Letta & C. il coretto “meno male che Silvio c’è” non è solo il fatto che Berlusconi abbia sbandierato le venti bottiglie di vodka regalategli da Putin (sacrificio modesto: il presidente russo è astemio) e che la Meloni sia stata costretta a replicargli seccamente, o che con piglio da padrone delle ferriere il Cavaliere abbia rinfacciato alla premier in pectore che il suo fidanzato è un suo dipendente. Senza contare che il fatto che fra la ristretta nomenclatura ammessa ad ascoltare le esternazioni del presidente di Forza Italia vi sia stato qualcuno pronto a registrarle e a favorirne la divulgazione induce a rimpiangere il tempo in cui l’ossatura di Forza Italia era costituita da fedeli dipendenti Mediaset, che magari capivano poco di politica, ma avevano la sana abitudine di mantere il segreto d’ufficio.
Eppure, c’è un però. Non tutto quello che Berlusconi ha detto pensando che le sue parole non sarebbero state divulgate (o sperando che lo fossero?) è lontano come si pensa dal comune sentire degli italiani, anche e forse soprattutto di quelli che votano a destra, per la Lega, per Forza Italia e credo anche per il partito della Meloni. Questo non vuol dire che la maggior parte dei miei connazionali consideri Putin uno stinco di santo e che i suoi bombardamenti su obiettivi civili incontrino il loro consenso (neanche inglesi e americani nel corso dell’ultima guerra andarono però troppo leggeri: oggi 20 ottobre ricorre l’anniversario della strage di Gorla). Ma neppure Zelensky, questo presidente troppo simile a un influencer, col suo passaggio troppo repentino dai tacchi a spillo alla felpa paramilitare, incontra le simpatie degli italiani. Le sue continue richieste di un ulteriore coinvolgimento dell’Unione Europea e della Nato, i suoi ricatti morali, il suo rifiuto di avviare trattative cominciano a stancare. E non si tratta solo di una sanciopanzesca insofferenza per l’effetto boomerang delle sanzioni, ma di una legittima preoccupazione per una escalation del conflitto, visto che la Russia, come si diceva ai tempi della guerra fredda, è una pompa di benzina con annesso arsenale atomico. Altro è preoccuparsi di dover abbassare di qualche tacca il termostato, altro provare l’incubo di un conflitto termonucleare destinato ad alzare di qualche migliaio di gradi la temperatura del pianeta, con buona pace delle anime belle che si preoccupano per il riscaldamento globale e pretendono di farci rottamare i vecchi diesel a favore dei veicoli elettrici.
Di queste legittime preoccupazioni diffuse nell’opinione pubblica farà bene a tener conto Giorgia Meloni, nelle sue future auspicabili vesti di presidente del Consiglio. La leader di Fratelli d’Italia ha fatto e farà benissimo a ribadire la sua fedeltà all’Alleanza Atlantica, che appartiene alla storia della destra italiana fin dagli anni Cinquanta. Su questo tema Fdi non ha certo da prendere lezioni dagli eredi di chi al tempo degli euromissili inondava le piazze con lo slogan “meglio rossi che morti” o scandiva nei cortei “via la Nato dall’Italia, via l’Italia dalla Nato”. Ma non bisogna dimenticare che il Patto Atlantico è un’alleanza difensiva, non offensiva, e che determinate scelte, come inviare istruttori ad addestrare le truppe ucraine potrebbero essere percepite da Mosca come dichiarazioni di guerra. Altro è essere leali con gli alleati di sempre, altro trasformarsi per esigenze di legittimazione negli ascari fedeli di Biden.
Questo intervento mi sembra un ottimo esercizio di equilibrismo
Equilibrismo dettato dalle epocali vicende che stiamo vivendo
Rimangono poche e inequivocabili certezze:
1 l Europa stava cercando una strada di emancipazione da vecchie servitù che la costringeva da 70 anni ad irrilevanza politica
2 Gli Usa hanno sfruttato le frustrazioni ” imperiali” della Russia e l hanno attirata in un esiziale inganno (per lei) per soffocare , per le prossime decine d’anni, ogni velleità di alleanza geostrategica e politica tra europei e russi
Alleanza che era l’unica prospettiva logica per riportare la nostra Patria europea al centro delle nuove dinamiche globali
3 Con il consolidamento delle logiche da guerra fredda e dell’atlantismo ci rimetteranno sia Russia che Europa, l’ una e l’altra risucchiate nelle spire dei vecchi e nuovi dominus economici e politici
4 E’ stucchevole questa corsa a chi è più atlantista con la scusa di difendere libertà, democrazia alle spalle del popolo ucraino che ha , solamente, il difetto di esistere nonostante Putin , Biden e Zelensky e che
ha problemi più impellenti del caro bollette
Quando c’è il rischio di una terza guerra mondiale bisogna cercare di essere equilibrati, a rischio di passare per equilibristi.
Certo, Enrico. La preoccupazione consiste nel vedere una NATO sempre più lontana dai propositi originari, convertita in mero strumento della politica egemonica ed imperialistica statunitense. Naturalmente l’equilibrio è obbligato: non possiamo lasciare la NATO, ma occorre, nei ristretti limiti che sono purtroppo consentiti all’Italia, esprimere a porte chiuse, ma ben forte, il nostro dissenso da ‘alleato’… che non è servo felice di essere frustato…
Con questa politica USA dem (il servaggio come stella polare di menti malate e morbosamente masochiste, come un tempo verso Mosca) è d’accordo solo il sinistrume nostrano; il pensiero di Berlusconi, o almeno la maggior parte, credo sia maggioritario nel centro-destra. Ma silenziosamente, per non rompere, oltre che con lo scorreggione della Casa Bianca, con i fessi europei della pennuta Ursula e del salame Borrell…
Esattamente, fedeltà all’Alleanza Atlantica, sta tutto lì il problema, nella fedeltà canina. Per il momento, la posizione “doggy style” della destra non diverge minimamente da quella di Letta e ciò dovrebbe essere motivo di profonda riflessione. GIi USA vogliono andare fino in fondo con la Russia ? Che lo facciano. Dovremmo sfilarci finché in tempo ma tutto, ahi noi, sembra correre nella direzione opposta.
tra i nostri bravi alleati l’Inghilterra ha venduti 7,5 milioni di abitanti di Hong-Kong al regime assassino cinese. Ricordiamoci anche l’ invasione della Libia fatto controp i nostri interessi.
La NATO e Unione europea servono alle solo banche e alle multinazionali e sono contro i popoli.
Facciamo l’alleanza dei popoli europei insieme alla Russia.
Diamo un po’ di tempo a questo Governo, che finora neppure è stato approvato e votato in Parlamento. Certo l’incapacità russa (per ora) di vincere sul campo o di proporre una tregua accettabile agli ucraini, che forse non son tutti felici di far da cavie, non giova a noi europei…
Il “fidanzato” della Meloni?!
Guidobono, è necessario premettere che la Russia sta combattendo contro un esercito costantemente rimpinzato di armi dagli USA e dalla quasi totalità degli stati UE. Dunque, non proprio una passeggiata per i russi. In secondo luogo, l’esercito russo segue un modus operandi un pelino diverso da quello tanto caro ai nostri “alleati”, bravi solo a distruggere, destabilizzare e togliersi di culo. Gli esempi non mancano. In terzo luogo, la Russia ha annesso dei territori che le garantiscono continuità territoriale nel sud est. Quegli stessi territori, ricchi di risorse naturali, sui quali il clan Biden aveva importanti interessi da difendere. In ultimo, Putin, nell’evidente impossibilità di trattare con un burattino, ha ufficialmente chiesto agli USA di aprire una trattativa. È Biden che continua ad essere non disponibile, mostrando spudoratamente al mondo di voler indebolire il più possibile la Russia giocando sulla pelle degli ucraini. È qui che la diplomazia italiana, specie da parte di un governo sulla carta non allineato ai diktat UE, dovrebbe giocare le sue carte, ma la nomina di Tajani agli Esteri non lascia presagire nulla di positivo in questo senso.
Non straparliamo. La Cina Popolare, che a me non piace, ha rispettato fino alla fine l’affitto per 99 anni di Hong Kong, imposto da Londra al debole e decadente Impero Cinese a fine ‘800. Hong Kong è Cina, non un avamposto ell’occidente.
Concordo totalmente con Francesco riguarda la realtà guerresca Russia Ucraina,sono totalmente in disaccordo la pretesa che la Meloni si mettesse contro the fart man senza ancora aver preso possesso del potere,e tempo ce né vorrà per poter modellare la politica Italica per poterlo fare.Ma cosa credere che non sappia la realtà degli eventi internazionali?!
Con l’Italia inguaiata fino al collo pensi già di uscire dalla Nato!
Sarebbe già un miracolo se potesse risolvere,almeno in parte i problemi Italiano.E faciloneria da mercatino rionale criticare la Meloni mimetizzandosisul Caco..
Non facciamoci illusioni. L’Italia, Meloni o non Meloni, Tajani o non Tajani, non può svolgere nella vicenda un ruolo da protagonista. Ma può stimolare o accompagnare intelligentemente….
Sono d’accordo, su Hong Kong, abbandonata per rispetto di un trattato al King Kong comunista. Ma quello che vi è successo dopo il ritorno a Pechino deve metterci in guardia sui rischi che corre Formosa Taiwan. Secondo me il nemico principale per l’Occidente non è Mosca, ma Pechino. Che la stupida politica statunitense rischia di rappattumare, distruggendo quanto resta di quello che fu il capolavoro diplomatico di Kissinger, nonché di Nixon, uno dei più grandi presidenti statunitensi del secolo scorso.
Enrico. Io non la penso così. Formosa è stata sacrificata dai tempi di Nixon, perchè era già allora indifendibile. Certo, con i tempi lunghi del pragmatismo cinese, comunista o no, che prima di Formosa aveva bisogno di penetrare nei mercati mondiali, con l’appoggio di Washington (WTO-Clinton) ecc. Semmai l’errore geopolitico, enorme, l’aveva fatto Roosevelt. Perchè mettersi di fianco alla Cina contro quei poveracci di giapponesi, tanta gente con coraggio, ma senza dimestichezza con le armi e soprattutto senza terra e risorse, che sarebbero stati utili non-contro, come la Germania rispetto all’URSS…? Geopolitica a breve termine, per un temporaneo dominio USA in Atlantico e Pacifico… Roosevelt lavorò per Stalin (che a lui piaceva tanto) e per Chiang-Kai-Shek, che però nel 1949 era già sconfitto da Mao e la Cina pronta per la guerra di Corea, altra minchiatona americana…
Enrico. Ma Hong-Kong come la difendevi, se i cinesi avessero voluto affrettare i tempi? Se Washington si è squagliata in Viet-Nam ecc.come sappiamo…? Le armi dei ricchi sono a volte (non sempre) spuntate contro i poveri, se questi ultimi sono anch’essi armati e convinti… Non l’Italia del 1940, ovviamente…