Augusto Grandi, giornalista e scrittore, direttore di Electo Magazine, già firma del Sole 24 Ore, tra qualche giorno si vota. Una fotografia di questa partita elettorale?
“La fotografia è abbastanza semplice. Tutti i sondaggi danno una vittoria delle destre – più che centrodestra, questa volta – e quindi non ci dovrebbe essere una grande partita per quanto riguarda il risultato elettorale di domenica sera. I problemi saranno quelli successivi, di come gestire questa vittoria. Che secondo me sarà “mutilata”, per essere ottimisti. Mi sembra che le prospettive siano per una vittoria di un voto di destra, che verrà gestito in maniera opposta a quello che spera la destra che vota”.
I temi salienti quali sono?
“Il tema drammatico è quello del draghismo. Sono tutti diventati draghisti, e quindi alla fine che vinca la Meloni o che vinca Letta grandi differenze non ci sono. Certo, non ci sarà più il ddl Zan, non ci sarà più la Cirinnà, non ci saranno più queste menate. Ma il risultato per il Paese non è che cambierà moltissimo. Si va verso un utilizzo anche da parte di un’eventuale destra vittoriosa di un’agenda Draghi che non si sa quale sia, si sa soltanto che sono sacrifici e lacrime per tutti”.
Che spazio politico per la sensibilità identitaria?
“Nessuno, non ce n’è neanche un poco. La sensibilità identitaria non è una sensibilità atlantista, non è una sensibilità crosettiana. Avrà visto quell’appello di Fabio Meloni. La generazione del Fronte difficilmente può riconoscersi in un’agenda Draghi. Chi andava dicendo “né Nato né Urss” non si va a riconoscere in un governo che sarà schierato sempre e soltanto dalla parte degli Stati Uniti. È difficile identificarsi in un governo di questo tipo. Poi certo ci sarà la soddisfazione per tutti quanti di vedere le facce di Saviano, della Littizzetto, di Fazio, domenica sera. Ma finisce lì. Il massimo del successo e della goduria sarà soltanto domenica sera”.
Come valuta la campagna elettorale sul versante destro? Quale futuro per la coalizione?
“Con la vittoria netta di Fratelli d’Italia, gli altri dovranno adeguarsi. Lo stesso Salvini che sembrava in grado di intercettare una parte del voto non atlantista, attraverso una posizione chiaramente non schierata sulla Russia ma perlomeno di leggera ambiguità, già ha cambiato idea. Perfino Letta, che è tutto tranne che una persona intelligente, è riuscito a capire che mettendosi dentro la sinistra un briciolo di elettorato poteva toglierlo a Rizzo e de Magistris. Invece sul fronte destro neanche questa capacità di marciare leggermente divisi per colpire uniti. Quanto alla gestione della campagna elettorale, pessima. Un livello infimo. Non c’è stata una proposta forte, non c’è stata un’idea vincente. Ma anche sul piano del marketing, veramente disastroso. Poi di là hanno fatto peggio, basta sapersi accontentare!”
Conflitto ucraino, energia e Mediterraneo: la politica internazionale torna centrale. Cosa c’è da aspettarsi da un possibile governo di centrodestra?
“Al di là di quelle che sono le posizioni di servilismo nei confronti dell’atlantismo, ci si dimentica di ciò che è il dato di realtà. Abbiamo detto che è stata sostituita l’energia russa con quella comprata da Paesi sicuramente democratici, sicuramente bravi buoni e belli, a partire dall’Algeria. Che è uno dei Paesi che hanno partecipato alle manovre militari della Russia, tanto per chiarire. L’Algeria, qualche giorno fa, ha sottolineato che gli accordi fatti con l’Italia per la fornitura maggiore di gas non possono essere soddisfatti perché in tempi brevi (non solo quest’anno ma anche l’anno prossimo) non è in grado di fornire tutto ciò che è stato pattuito.
In secondo luogo, nel momento in cui decidiamo di fissare un prezzo al gas più basso di quello che abbiamo contrattato con l’Algeria e con gli altri Paesi, un mese fa, due mesi fa, secondo lei qualcuno di questi ci dà il gas ai nuovi prezzi che abbiamo imposto, dopo che è stato firmato un accordo con prezzi diversi? In più si è aggiunto che anche il Qatar ha spiegato di non essere in grado di fornire gas sufficiente per sostituire quello russo. Proprio il Qatar ha detto che occorre sempre tener presente che il gas russo in questo momento, per tutti, è indispensabile, e dunque è necessario mettere fine alla guerra in Ucraina perché il gas russo non è sostituibile nei tempi che servono per sopravvivere nei prossimi anni”.
La dicotomia destra-sinistra è quella giusta per leggere questa sfida elettorale?
“Ormai davvero siamo tornati ai livelli di Gaber. Nel momento in cui, sia Letta che Meloni, sono tutti atlantisti, sono tutti europeisti, sono tutti al servizio di queste grandi multinazionali americane, la differenza su cosa è? Sul fatto che da una parte non si apprezza la Cirinnà e dall’altra parte sì? Sulle discussioni su Orban? È davvero poca cosa, no? Ci rideva sopra un sacco di anni fa, Gaber. I ristoranti non saranno più una cosa di destra o di sinistra perché non ci saranno più, andiamo incontro ad un inverno in cui i prezzi del gas che pagano le famiglie renderanno impossibile il turismo, la cena una volta alla settimana, di vivere normalmente. Allora cosa è di destra e cosa di sinistra? Non potremo permetterci nemmeno più la pizza”.
Per i populismi che stagione sarà?
“Una stagione molto difficile, a livello ufficiale. Nel senso che tutti lasceranno perdere i populismi nel nome della sobrietà, della serietà, dei sacrifici per la guerra di Biden. Crescerà la rabbia, ovviamente. Avere meno ore di riscaldamento domestico è abbastanza dura. Esisterà quindi una protesta, bisogna vedere se ci sarà qualcuno in grado di raccoglierla. Perché, per il momento, forze politiche capaci di intercettare questa protesta non ci sono”.
La politica rischia di essere sostituita di nuovo da tecnici?
“Sicuramente la politica si affiderà ai tecnici. Lo si vede già adesso, con i tentativi draghiani di imporre alla Meloni i propri consiglieri, magari non gli stessi ministri, ma comunque gente dello stesso settore. I crosettiani sono assolutamente allineati su questi tecnocrati. E quindi non vedo grandi possibilità per la politica vera di sostituirli. Anche perché, come dice lo stesso Cardini, che si dichiara amico della Meloni, la classe dirigente di queste destre è miserevole. Da un lato, ti affidi a politici che non sono capaci, dall’altra parte ti affidi a tecnici che comunque hanno dimostrato di non essere capaci, ma che godono di quest’aura di essere bravi e competenti. Poi si è visto, non sono assolutamente così. Però i media sono tutti schierati per loro, e quindi per accontentare i media di regime un’eventuale destra vittoriosa si allineerà sicuramente alla vulgata generale”.
Oggi quali sono le traiettorie culturali, programmatiche e politiche a cui dovrebbe guardare l’impegno comunitario e patriottico?
“Una figura come Cardini potrebbe essere un riferimento. Però nel pantheon inventato da questa destra atlantista gente come Cardini non ci sta. Le figure a cui dovrebbero guardare ci sono. Lo stesso Buttafuoco, che in questi ultimi periodi ha detto un sacco di cose intelligenti, sia scritte sia in televisione. A questo bisognerebbe guardare, a questa realtà, a ciò che è l’anima vera di una destra che dovrebbe essere una destra sociale, popolare. Se invece si pensa di guardare al pantheon crosettiano, davvero siamo alla frutta, al caffè e al pussa caffè”.
Non posso che approvare in gran parte cosa scrive Grandi, anche perché di Crosetto ho detto e scritto tutto il male possibile. Quando questo personaggio ha comparato il fascista in lista con il mafioso in lista speravo qualcuno lo querelasse. C’è però anche quello che poi, forse ripensandoci, ha scritto ieri Veneziani sulla Verità ed anche quello che Grandi scrive qui sulle facce dei rappresentanti del pensiero unico lunedì. Forse qualche ora di soddisfazione l’avremo, a meno che la Meloni non diventi subito una replicante di Fini, come in questi giorni ha dato da sospettare.
In questo caso ci resterà soltanto il prossimo lunedì…