
Sessant’anni fa andava in onda in eurovisione, con l’utilizzo del satellite Telstar, una storica sfida di ciclismo su pista, che vedeva opporsi i due storici rivali Sante Gaiardoni e Antonio Maspes. All’epoca il ciclismo su pista era popolare quasi quanto quello su strada, e assicurava ai pistards guadagni non indifferenti, anche perché i velodromi accoglievano spettatori a pagamento e costituivano luoghi di ritrovo e d’incontri, un po’ come gli ippodromi (gli uni e gli altri oggi sono purtroppo decaduti e lo storico “Vigorelli” di Milano ora, triste segno dei tempi, ospita partite di football americano).
Non chiedetemi come andò la gara né chi vinse dei due. Ero un ragazzino di nove anni e mi colpì di quella sfida in bianco e nero soprattutto una cosa: nessuno dei due corridori voleva partire per primo. Quello che poteva sembrare un vantaggio si rivelava un handicap, perché il secondo “succhiava la ruota” del primo, come si dice in gergo, e poteva poi cogliere il momento adatto per sferrare l’attacco finale. I concorrenti erano costretti di conseguenza a utilizzare la tecnica del surplace: rimanevano fermi, facendo gioco di freni, senza potere però appoggiarsi, pena la squalifica, per terra. E la sfida, come accadde in quella occasione, poteva protrarsi per un’ora, finché uno dei due cedeva.
Non so perché, ma c’è qualcosa dell’odierna campagna elettorale che mi fa pensare a quella storica gara e purtroppo riguarda proprio Giorgia Meloni. È partita per prima –nei sondaggi, nella visibilità, nell’appeal presso un elettorato non più di nicchia – e questo apparente vantaggio potrebbe riservarle delle sorprese. Per tutti – nel centrosinistra, ma forse anche nel suo schieramento – è il nemico da battere o il concorrente da ostacolare. E le conseguenze già si intravedono. Non mi riferisco tanto all’evocazione, stucchevole e un po’ patetica, della pregiudiziale antifascista, quanto alle critiche al vetriolo di persone che pure sostengono di volerle bene. Mi ha lasciato sgomento per esempio l’intervista di Franco Cardini al “Fatto Quotidiano”. Che la classe dirigente di FdI non sia di prim’ordine può essere anche vero: sconta in parte l’eredità passiva di Alleanza Nazionale, che finì per emarginare molte teste pensanti, spesso a beneficio dei “cacciatori di preferenze”. Ma quali classi dirigenti di oggi sono di prim’ordine, e non solo nell’ambito politico? Quasi sessant’anni di scolarizzazione di massa e di demonizzazione della meritocrazia hanno lasciato il segno. Posso capire che Cardini non perdoni alla leader di Fratelli d’Italia le sue professioni di fede atlantiste e chi mi segue sa che anch’io nutro molte riserve non sulla Nato, ma sulla sua attuale conduzione (questo però richiederebbe un discorso a parte). Ma di qui ad augurare alla Meloni di arrivare al governo solo fra vent’anni il passo è lungo.
Più di Cardini, però, che è una persona onesta, mi preoccupano da un lato gli interventi a gamba tesa di una certa magistratura, dall’altro il fatale fuoco amico dei politici di professione. Un caso eclatante è la disputa sul rigassificatore di Piombino: un mostro ambientale e un assurdo economico, che servirà a mettere in commercio gas comprato a costi altissimi gas negli Usa, dove viene prodotto con una tecnologia antiecologica. Nella città toscana c’è un sindaco di FdI, che ha ingaggiato contro la sua installazione una battaglia largamente condivisa; ma purtroppo la Lega ha assunto posizioni favorevoli. Preoccupazione per l’approvvigionamento energetico in caso di chiusura dei rubinetti del gas da parte della Russia o anche desiderio di nuocere a un partito alleato ma concorrente? Non sono in grado di esprimermi, ma temo che episodi come questo non si limitino alla Toscana. Nel frattempo, su temi come questo la Meloni è costretta a rimanere in surplace, ma al Vigorelli della politica non sempre questo porta fortuna.
Cardini non finirà mai (di tentare) di accreditarsi totalmente presso la sinistra. La pena sarebbe l’esclusione dai vari programmi di Rai Storia, ecc. È per questo che è così “ostativo” nei riguardi della Meloni. Il Cardini che voglio ricordare è quello che scriveva su Elementi.
Forse pensa all’anima….