
Daniele Dell’Orco è il responsabile di Idrovolante Edizioni, un’avventura intellettuale nata con lo scopo di riscoprire e valorizzare quelle dimensioni culturali obnubilate dall’oscurantismo di certa editoria mainstream. Imprenditore libero, insofferente ai dogmi della narrazione dominante, Dell’Orco ha tracciato percorsi di ricerca innovativi: dalla collana di pubblicazioni a vocazione nipponica sino ai reportage raccolti nei vari teatri di guerra mondiali, sono numerose le iniziative e le intuizioni di cui si è fatta promotrice Idrovolante. Eppure, malgrado la meritoria attività, qualcuno ha provato a catapultare il progetto editoriale nel grande tritacarne del pensiero unico. Proprio negli ultimi giorni Dell’Orco è stato infatti coinvolto in una nuova (pretestuosa) polemica. Il motivo? L’invito che il Salone Internazionale del Libro di Torino ha rivolto alla casa editrice che lo scrittore rappresenta. Come già avvenne per Altaforte nel 2019, la partecipazione di Idrovolante alla kermesse libraria – insieme a quella di Eclettica Edizioni di Alessandro Amorese – è stata aspramente criticata dai tribunali dell’inquisizione politicamente corretta. In fin dei conti però, non assistiamo a nulla di inaspettato: l’accusa è sempre la stessa. Il progetto editoriale si sarebbe macchiato di apologia di “fascismo”, a detta di Massimo Novelli che così ha tuonato dalle colonne del Fatto Quotidiano. “Si tratta di un meccanismo che ormai abbiamo imparato a conoscere molto bene”, risponde Dell’Orco, che poi aggiunge: “È un meccanismo al quale fanno ricorso i censori politicamente corretti che cercano di gettare discredito su chiunque possa rappresentare una minaccia al loro tipo di pensiero e al loro criterio di vedere le cose”. Insomma, è “un modo per innescare una spirale che potenzialmente non finirebbe mai, perché domani potrebbero essere altri progetti a subire lo stesso destino”. Tuttavia, un “barlume di speranza” sembra esserci; pare che qualcosa stia cambiando. Stanno emergendo, nota Dell’Orco, nuovi soggetti culturali ed editoriali che hanno la possibilità di fiaccare finalmente l’egemonia della sinistra progressista in Italia.
Daniele Dell’Orco, editore di Idrovolante, giornalista e scrittore, come e secondo quali ambizioni nasce l’attività editoriale di cui è responsabile?
“Idrovolante nasce nel 2015 con l’intenzione – diciamo così, personale – di provare a coprire alcuni buchi editoriali nell’editoria italiana contemporanea di libri che trattano argomenti storici o storico-politici delicati, o quantomeno scomodi da affrontare per gli editori mainstream. Mi sono accorto, insieme alle persone con cui ho collaborato nel corso di questi anni e con le quali ho dato vita ai tempi ad Idrovolante, come Roberto Alfatti Appetiti o Francesco Giubilei, che molti dei libri che mi sarebbe piaciuto leggere in prima persona erano finiti nel dimenticatoio con delle edizioni vecchie, fuori catalogo, o addirittura non più ripubblicati, relegati in qualche cassetto della storia e rimasti inediti.
La prima intenzione che mi ha mosso e che ci ha mosso è stata proprio questa: la volontà di provare a ridare voce e a ridare lustro ad alcuni autori, ad alcune opere, ad alcuni libri che avrebbero meritato e meritano ancora un posto nell’editoria italiana”.
A quale area culturale attingono i progetti del vostro gruppo editoriale?
“Adesso, a distanza di sei anni dalla fondazione, Idrovolante conta circa ottanta titoli in catalogo e copre diversi generi letterari. Fondamentalmente, soprattutto con alcune pubblicazioni – mi vengono in mente quelle di narrativa o quelle dedicate all’Estremo Oriente –, mira ad un pubblico totalmente onnivoro: un pubblico di lettori forti, interessati sia alla letteratura di “intrattenimento” sia a quella – forse più specialistica, ma comunque legata a diversi generi – di carattere estremorientale. Quest’ultima conta romanzi, libri di saggistica, di narrativa e di raccolte di racconti.
Altre collane invece, come quella di saggistica o quella storica, una delle prime di riscoperta dei saggi del Novecento, possono piacere ad un pubblico più interessato alla documentazione storica o all’approfondimento di alcuni temi da un punto di vista politico, che potremmo definire identitario, o conservatore o anche patriottico”.
Che riscontro hanno tra i lettori le pubblicazioni e le iniziative editoriali di Idrovolante?
“Nel corso degli anni molti lettori hanno imparato a conoscerci e a conoscere il nostro modo di lavorare, quindi di selezionare il catalogo, di presentarlo, di illustrarlo talvolta sia con immagini di copertina che con illustrazioni e supporti fotografici all’interno del libro. Siamo dunque riusciti in qualche modo a fidelizzare una cerchia di lettori che da noi si aspettano dei prodotti di un certo tipo. In generale, alcuni dei volumi che sono un po’ più spendibili tra i lettori forti, specialmente raggiunti grazie al web, hanno un ottimo riscontro anche di tirature e di rapporto tra tirato e venduto.
Ad esempio, la collana dedicata al Giappone, la collana dedicata ai reportage di viaggi da zone di guerra, e quella di narrativa – che di per sé presenta materie particolari e alte, dure per la letteratura di intrattenimento, come anni di piombo, introspezioni, filosofia, o ancora romanzi e raccolte di racconti noir con accenni al militarismo – piacciono ad un pubblico di lettori impegnati, e non solo da un punto di vista politico”.

Come già ha detto, avete dedicato una collana di pubblicazioni al Giappone e alla tradizione nipponica. Si tratta di “Sedici Raggi”: a cosa si deve questa scelta? Qual è il contributo culturale e spirituale che si prefigge di offrire la collana?
“La natura di questa collana, come quella delle altre collane di Idrovolante, è da ricondurre alle mie inclinazioni e ai miei interessi personali. Ho cercato di approfondire lo studio della letteratura estremorientale e di alcuni personaggi in particolare inerenti a tale filone – anche da un punto di vista giornalistico, quindi come costume e società, come storia e letteratura, come cultura a trecentosessanta gradi – e ho provato, oltre ai reportage giornalistici, a lanciare questa collana.
Il suo trampolino è stato rappresentato dalla pubblicazione de “La Via del Sol Levante”, uno dei nostri libri più venduti, scritto dall’ambasciatore a Singapore Mario Vattani.
Da quel momento, dal 2016 in avanti, la collana conta quindici titoli, con almeno altri quattro in pubblicazione nei prossimi sei mesi. E si è poi arricchita di titoli vari, intorno a generi differenti: dalle riscoperte storiche di autori molto importanti nella tradizione della letteratura giapponese, quali Osamu Dazai e Kenjiro Tokutomi, o lo stesso Yukio Mishima – che fuori dal Giappone è uno degli scrittori più celebri della letteratura estremorientale del Novecento e di cui abbiamo pubblicato di recente un saggio inedito in Italia –, a libri di narrativa, tra cui andrebbe segnalato “Rika”, l’ultimo romanzo del già citato Mario Vattani, autore che ha pubblicato opere con grandissimi editori come Giunti e Mondadori e che è per noi il fiore all’occhiello del nostro catalogo degli scrittori contemporanei.
Ma ci sono anche altri libri. Di narrativa, di raccolte di racconti, di esperienze di viaggio. Ci sono i romanzi rosa. Insomma, libri che possano raccontare la cultura giapponese secondo angolature poco esplorate.
Il messaggio che ci piacerebbe lanciare tramite queste pubblicazioni è quello di un invito ad approfondire la cultura del Giappone non solo nei suoi aspetti un po’ più appariscenti, colorati, macchiettistici, stereotipati dai cliché che ci arrivano dall’Estremo Oriente, ma anche nella sua sostanza. Che è molto più variegata, e anche scomoda sotto taluni punti di vista poiché alcuni temi trattati o alcuni stili di scrittura e narrazione prevedono la copertura di argomenti estremamente duri. Come la morte, il suicidio, come gli scontri famigliari o le violenze fisiche e insieme piscologiche. Sono argomenti che descrivono un Giappone meno colorato, ma certo più affine alla realtà”.
Quali sono i prossimi programmi di Idrovolante?
“Negli ultimi tempi, Idrovolante ha provato a connotare alcune parti del proprio catalogo con progetti non soltanto di natura prettamente culturale ma anche benefica. Uno sbocco che sicuramente avrà il progetto di Idrovolante sarà quello di pubblicare libri dedicati – ne abbiamo in catalogo già un paio – alle zone di crisi che ci sono in giro per il mondo, tramite i quali tenteremo di aiutare e di sostenere le popolazioni locali dimenticate dai media mainstream, avviando dei progetti umanitari e delle missioni all’estero per provare a donare una parte del ricavato di questi libri a realtà difficili della terra. Come il Donbass, di cui abbiamo pubblicato un reportage di Vittorio Nicola Rangeloni poco più di sei mesi fa. O il Nagorno Karabakh, che ho visitato personalmente e che ho raccontato in un reportage testuale e fotografico appena prima della guerra, scoppiata nel 2020. In collaborazione con un’associazione di promozione sociale che si chiama “Non esistono battaglie perse”, questi ed altri testi che pubblicheremo avranno tale doppia valenza: sia culturale che umanitaria, volenterosa soprattutto di offrire punti di vista, dal campo, su alcuni scenari o teatri di guerra purtroppo misconosciuti o dimenticati.
Per quanto riguarda i progetti destinati all’impronta storica di Idrovolante, è appena uscito un libro dedicato al Milite Ignoto, di cui il prossimo 4 novembre ricorreranno i cento anni dalla deposizione della salma a Roma, al Vittoriano. Abbiamo voluto celebrare questa occasione – credo una delle poche operazioni editoriali dedicata a questo tema molto identitario, il quale dovrebbe unire tutti gli italiani – che è quella appunto del centenario del Milite Ignoto: ed è uscita di conseguenza questa raccolta di racconti, “Ignoto Militi”, prodotta da diverse scrittrici, tutte donne.
La composizione ha la particolarità di avere uno stampo totalmente rosa, poiché il Milite Ignoto oltre ad essere un soldato è prima di ogni cosa un Figlio d’Italia, dato che la Prima Guerra Mondiale è stata la guerra che ha forgiato l’Italia. E i ragazzi, giovanissimi, che l’hanno combattuta, sono tutti figli dell’Italia come oggi la conosciamo: ma a loro volta erano anche figli, fratelli, mariti di tante donne che all’epoca, durante la Grande Guerra, dettero da casa un contributo inestimabile alla Patria versando anche un tributo di sangue. Alcuni dei loro cari sono andati infatti perduti, e non si conosce la loro identità: la peculiarità del libro sarà dunque voler ricordare, facendolo da un punto di vista particolare che è quello femminile.
Altri progetti che saranno pubblicati entro l’anno, riguardano – come dicevo – la collana inerente all’Estremo Oriente. Ma ci sono anche delle pubblicazioni storiche, che vedranno la luce sicuramente prima del Natale in occasione della fiera del libro “Più libri più liberi”. Si svolgerà a Roma a cavallo dell’8 dicembre, e durante la stessa presenteremo almeno tre novità editoriali di vario genere: storico, narrativo e dedicato all’Estremo Oriente”.
Negli ultimi giorni, Idrovolante è stata coinvolta, insieme ad Eclettica Edizioni di Alessandro Amorese, nella polemica montata contro l’invito che il Salone Internazionale del Libro di Torino vi ha rivolto. Per l’occasione infatti, Massimo Novelli sul Fatto Quotidiano ha criticato la vostra presenza tacciando di apologia di fascismo il progetto editoriale di Idrovolante e di Eclettica. Come giudica le sue esternazioni?
“Si tratta di un meccanismo che ormai abbiamo imparato a conoscere molto bene, purtroppo. E non solo in ambito culturale, ma anche in ambito politico, intellettuale, istituzionale, sportivo, mediatico. È un meccanismo al quale fanno ricorso da qualche anno a questa parte i censori politicamente corretti che cercano di gettare discredito su chiunque possa rappresentare in qualche modo una minaccia al loro tipo di pensiero, al loro modo di vedere il mondo, la vita e la società contemporanea.
Nel caso specifico, sicuramente il punto di partenza di questa storia, di questo vizio di certi circoli della sinistra, è quello relativo al 2019. Quando, al Salone del Libro di Torino, vi fu la cacciata della casa editrice Altaforte perché legata a doppio filo al movimento politico di Casapound, definito “fascista” e “neofascista”.

Da quel momento in avanti, Idrovolante ed Eclettica, e altre pochissime case editrici che sono ancora presenti al Salone e che erano presenti al Salone molto prima di quella polemica del 2019, sono finite appunto nel mirino dei politicamente corretti. E questo perché, all’interno di una manifestazione gigantesca come quella del Salone del Libro di Torino, che conta più di mille case editrici con i loro libri e che si sviluppa su una superficie di ettari di spazio espositivo, ci sono forse due o tre case editrici che il pensiero unico potrebbe reputare scomode – ciò fa comprendere la schiacciante inferiorità in cui siamo costretti a muoverci, da un punto di vista culturale, dell’appartenenza, ideologico.
Vorrebbero utilizzare le stesse leve che vennero usate nel 2019 contro Altaforte, che peraltro ha radici completamente diverse dai nostri progetti, quantomeno in ottica culturale e pure anagrafica, visto che è un gruppo editoriale molto più giovane. Lo schema si è ripetuto anche quest’anno ai nostri danni. Hanno utilizzato a mo’ di grimaldello il fatto che nel nostro catalogo campeggino dei libri come i diari di Italo Balbo, documenti storici di inestimabile valore che noi abbiamo riscoperto: si pensi a “La Centuria alata”, o a “Stormi in volo sull’oceano”. Sono i diari originali delle due trasvolate atlantiche, note in tutto il mondo e in taluni casi anche celebrate. Eppure per qualcuno, evidentemente, rappresentano un motivo sufficiente per poterci escludere dal mercato editoriale italiano.
La polemica è del tutto strumentale, volta ad affermare un potere – quello censorio – che si attribuiscono certi ambienti della cultura di sinistra allo scopo di dimostrare che chiunque sia sgradito a determinati ambienti debba essere allora boicottato, sabotato, escluso da manifestazioni a cui noi partecipiamo da diversi anni, come quella del Salone del Libro di Torino.
Ieri è toccato ad un’altra casa editrice, oggi vorrebbero che toccasse ad Idrovolante ed Eclettica. Domani, chissà a chi altro”.
In virtù (anche) di questo avvenimento, quale crede sia nel panorama intellettuale italiano lo stato di salute della libertà d’opinione e del dibattito culturale?
“Credo che i rapporti di forza stiano pian piano cambiando. Queste esperienze lo dimostrano. Certo, non si stanno ribaltando, non si stanno sovvertendo. E sarebbe presuntuoso affermare una cosa del genere, proprio perché, come spiegavo poc’anzi, case editrici come la nostra chiaramente rappresentano, in termini di numero, di libri pubblicati in catalogo, di fatturato, un peso specifico infinitesimale rispetto a progetti editoriali che hanno una carriera decennale – se non secolare – e che sono associabili ad un tipo di mondo progressista, di sinistra.
Non sarebbe questa una competizione su un terreno paritario: ma da un punto di vista degli equilibri di potere, quindi del fatto che stiano nascendo diversi soggetti editoriali e culturali che possano disturbare quella che è stata l’egemonia della sinistra nella cultura dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi, si può denotare uno stato di salute del nostro mondo. Che potrebbe rappresentare un barlume di speranza per noi, e al contempo una minaccia per chi è dall’altra parte: sentendosi minacciati, vorrebbero provare a gettare fango sul nascere su alcuni progetti che potrebbero infastidirli. Preferirebbero che scomparissero subito alcune realtà culturali ed editoriali, mediatiche: in quanto stiamo parlando di riviste, di think tank, di realtà che realizzano convegni, eventi, che sono radicate a livello locale in varie regioni d’Italia. Stiamo parlando di realtà molto articolate, che hanno la possibilità di esprimere sul terreno culturale prodotti validissimi.
Questo tipo di minaccia fa da contraltare alla controffensiva che si sta scatenando in avversione ad alcuni di questi progetti. È un modo per innescare una spirale che potenzialmente non finirebbe mai, perché domani potrebbero essere altri progetti a subire lo stesso destino. Da un lato vi è dunque speranza, dall’altro invece consapevolezza che il percorso sarà molto duro e che ci sarà parecchio da battagliare.
Anche grazie a chi ci segue, a chi ci ha seguito e a chi ci continuerà a seguire, abbiamo la possibilità di essere qui, in uno degli eventi editoriali più importanti d’Europa come il Salone del Libro di Torino. E abbiamo allora maggiore fiducia nell’avvenire. Seppure dovremo muoverci in un clima sempre più irrespirabile”.