I commenti sul noto, ma vista la quantità di versioni non poi così tanto, spareggio Cile-Urss del 1973 per qualificarsi al Mondiale in Germania Ovest, hanno riportato alla memoria uno dei più famosi episodi in cui calcio e politica si sono incrociati.
L’antefatto è che i gironi europei di qualificazione erano nove: otto promuovevano la vincitrice direttamente (l’Italia di Valcareggi dominò il gruppo comprendente Turchia, Svizzera e Lussemburgo) mentre il nono, in maniera cervellotica, la costringeva ad uno spareggio con la vincitrice di uno dei gironi sudamericani: quello vinto dal Cile comprendeva il Perù, e basta.
Spareggio, dunque. Andata a Mosca il 26 settembre 1973, pochi giorni dopo il golpe militare che aveva rovesciato Allende e portato al potere Pinochet: zero a zero ed appuntamento due mesi dopo a Santiago. Nel frattempo la situazione politica planetaria era precipitata e l’Urss si rifiutò di recarsi in Cile (da notare che l’andata era stata disputata a golpe già avvenuto) chiedendo alla Fifa presieduta da Stanley Rous di far giocare la partita in campo neutro.
Permesso rifiutato senza motivazioni ufficiali, ma per una considerazione molto concreta: eliminando dalle competizioni tutti i paesi governati da dittature o finte democrazie al Mondiale avrebbero partecipato ben poche Nazionali.
Il 21 novembre quindi allo stadio Nacional di Santiago, dove qualche mese prima erano stati radunati migliaia di prigionieri politici, andò in scena la farsa. La Nazionale cilena al gran completo, contro nessuno. La federazione cilena decise che il gol della vittoria (si fa per dire, visto che la partita subito dopo venne ovviamente sospesa) venisse segnato dal capitano Francisco Valdes, idolo del Colo Colo e già presente ad Inghilterra 1966.
E così fu, dopo un’azione manovrata. Ma il tragico ha sempre aspetti ridicoli: sapendo dell’assenza dell’Urss, la federcalcio cilena aveva ingaggiato i brasiliani del Santos per un’amichevole. Che si giocò davvero subito dopo il grottesco spettacolo pro-vittoria a tavolino, anche se alcuni cileni (fra questi Valdes) chiesero ed ottennero dal Ct Luis Alamos di non prendervi parte.
Non avevamo mai visto immagini del Cile-Urss del 21 novembre 1973, lo spareggio di qualificazione mondiale a cui i sovietici non presenziarono per protesta contro il golpe di Pinochet (non che dalla loro parte i golpe fossero mai mancati, ma la politica si fa anche secondo convenienza).
Fra le tante cose curiose di quell’episodio c’è che il gol sarebbe stato strutturalmente da annullare, da parte dell’arbitro: ogni passaggio in avanti, con meno di due difendenti fra la linea di fondo ed il giocatore che riceve il passaggio, crea infatti una situazione di fuorigioco. Mitico il tabellone “La juventud y el deporte unen hoy a Chile” con il risultato parziale di uno a zero, rimasto immutato visto che nessuno avrebbe potuto far riprendere il gioco: per la statistica la Fifa avrebbe poi regalato ai posteri un due a zero a tavolino.
In Germania il Cile si sarebbe comportato con molto onore, ma il ricordo di quella farsa è tuttora presente nelle menti dei giocatori superstiti. È più ipocrita chi fa giocare contro nessuno o chi distingue fra dittature? A parte il fatto che Breznev aveva dato l’ok alla partita di ritorno, ma a patto che fosse in campo neutro.
@barbadilloit
@MarioBocchio