AnnoUno batte AnnoZero, nel senso di Servizio Pubblico. Giulia Innocenzi, la giovane conduttrice che ha sostituito pro tempore Michele Santoro, è riuscita a fare meglio (esclusivamente in termini di ascolti, ma è già un fatto importante) del padre della trasmissione politica più seguita della Seconda Repubblica. La notizia, dopo la seconda puntata di AnnoUno, continua a far discutere perché in molti – tra gli addetti ai lavori – spostano l’attenzione sulle reazioni, vere o presunte, di Santoro che sarebbe arrabbiato per il successo dell’allieva anche perché, come si legge su Dagospia, ciò potrebbe significare ridiscutere al ribasso il contratto con La7 data la “concorrenza” interna.
Il dato interessante, qui, non è tanto lo stato dei rapporti nella “squadra” di Servizio Pubblico quanto, invece, la capacità di questa di diventare un laboratorio proprio a partire dall’insegnamento del “maestro” che da vent’anni riesce a sfornare un prodotto di informazione che – piaccia o no – sta sempre al centro del dibattito pubblico. Sapere che dopo Santoro (e per volontà di Santoro) non c’è il nulla, infatti, sembra essere il vero lascito e insegnamento culturale in un momento in cui – proprio dal punto di vista editoriale – scarseggiano protagonisti e idee.
Dal team di Michele, invece, è uscita l’ennesima novità. Dopo Corrado Formigli – che conduce con successo un altro programma seguito e apprezzato – e altri collaboratori più o meno fortunati (da Marco Travaglio a Luisella Costamagna), è arrivata l’occasione per la “santorina” più giovane di far capire se e quanto vale. A Giulia Innocenzi, infatti, non è stata affidata una piccola rubrica in più ma addirittura la prima serata. E, a quanto dicono i numeri, l’occasione ha fruttato ascolti e un discreto interesse.
Da parte sua Innocenzi ha avuto l’intelligenza di non provarci nemmeno ad emulare il maestro. Ha trasformato i suoi punti di debolezza (inesperienza, categorie politiche non proprio evidenti) in punti di forza: mancando, cioè, la narrazione santoriana la scelta è stata quella di laicizzare il format con la creazione di un pantheon di opinioni disparate rappresentate dalla “generazione mille euro” che oggi si chiama “neet”. In questa assemblea ha sagacemente inserito tutte le sfaccettature come dimostra la scelta significativa di Mirko, giovane studente e militante di CasaPound. Segno, questo, della volontà di costruire un format meno liturgico (e quindi meno incalzante e appassionante) ma più incentrato sui fenomeni sociali percepiti come rappresentativi di un’opinione pubblica giovanile affossata, anche televisivamente, dalla gerontocrazia.
Certo, resta da capire se si sia trattato di un semplice effetto novità. Così come resta da dimostrare la capacità di Giulia Innocenzi di saper fagocitare “il padre”. Ma, suggestioni mitologiche a parte, quella di Santoro sembra una delle poche scuole che sembra assecondare la missione classica: creare continuità. In tempi di egolatria esasperata di tanti “guru” (o presunti tali) del giornalismo, Announo – già solo per questo – si presenta come un’interessante novità.
@rapisardant