Il metallo di una medaglia può cambiare tante cose, non solo il colore o la posizione nel medagliere olimpico, può cambiare la vita, il destino personale, può ricompensare o meno gli sforzi fatti. Una sfumatura, ma per chi si è allenato 4-5 anni per arrivare al massimo alle Olimpiadi, anche quella sfumatura fa la differenza. Mauro Nespoli, ad esempio, grande arciere, un fenomeno nel suo sport, è arrivato con calma olimpica fino alla finale, dove ad attenderlo c’era un giovane turco. La pressione? Tutta sulle spalle ben più robuste del nostro atleta, che era arrivato fin lì in modo trionfale, che a 33 anni, vede la propria maturità sportiva ed il suo traguardo prossimo all’essere raggiunto. Tutto da giocare al 5 set, dopo una parità estenuante, messa a segno a suon di 9 e 10.
Sembrava di vedere il cartone animato della Disney di Robin Hood, quando l’eroe inizia a fare magie con l’arco e la freccia. Invece era tutto reale, lì a tre tiri dall’oro. Il vento soffia veloce, ma quando va Nespoli ancora di più e questo fa tutta la differenza tra il 9 e l’8. Il La parte rossa del tabellone viene inflitta dal dardo: 8. Il turco scappa e si va a prendere la finale. E’ bastato un punto, questione di millimetri, di vento, di oscillazione dell’arco, per cambiare il risultato di anni di allenamento. E questo disappunto lo si leggeva nel volto di Nespoli, che pur conscio di aver vinto una medaglia olimpica, cosa di non poco conto, era ad un passo da regnare insieme a Zeus nell’Olimpo.
Ovviamente a fronte di questa delusione, c’erano altri 61 atleti che non hanno nemmeno raggiunto la medaglia. Ma lo sport è così, crudele, immediato, istintivo. Anche gli altri 61 si erano allenati anni per arrivare lì, ma poi un dettaglio, un errore, una distrazione hanno fatto sì che la medaglia sfuggisse di mano. Questione di fortuna, sì, ma anche di mentalità, perché rimanere lucidi e concentrati non è facile quando porti la pressione di anni di sacrifici, quando leggi nel tuo futuro altri 4 anni di sofferenze, lotte, sudore, per poter tornare, forse, a competere per una medaglia olimpica. Allora tutto è nella tua testa e riuscire a domare le tue paure, le tue ansie e fornire delle performance al di là del normale, beh, non è propriamente una passeggiata.
Da casa, vedere quasi tutti i tiri scoccati centrare il 10 è scontato, così come vedere sollevare in Clean and Jerk oltre 200 Kg, ma evidentemente non è una qualcosa di così facile. Per questo sentire il pubblico da casa lamentarsi dei troppi pochi ori e argenti, fa quasi venire da sorridere, pensando che dall’altra parte dello schermo c’è qualcuno che si sta giocando la propria vita, sta vedendo i risultati della propria scommessa andare in porto. E allora, ben venga l’amarezza per un secondo posto, per un terzo vista negli occhi degli atleti, augurando loro che tra tre anni quel colore possa essere più lucente e quel metallo oro, ma per il momento noi italiani siamo orgogliosi di avere degli atleti così forti, che ogni giorno vanno a giocarsi un posto nel medagliere, un posto tra gli dei dell’Olimpo, per rendere le loro imprese immortali e per portare la bandiera italiana in alto, dove solo le aquile osano.
Complimenti a tutti gli atleti che fino ad ora ci hanno resi orgogliosi di essere italiani, anche quelli che non hanno raggiunto delle medaglie, perché hanno sempre dato più di quello che avevano e hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo…ma soprattutto buona gara e buone olimpiadi a chi ancora deve gareggiare, forti del fatto che state già scrivendo la vostra storia e quella di una nazione intera.