Federica Pellegrini era già nella storia del nuoto. Adesso è entrata di diritto nella leggenda dello sport. Per una volta, senza centrare una medaglia. Rimanendo lontana dal podio ha, comunque, fissato il suo nome nell’empireo olimpico. Mai nessuna prima di lei aveva centrato cinque finali olimpiche di fila nei 200 metri stile libero. Nella storia del nuoto, come lei solo quel gigante di Michael Phelps.
A Tokyo, Federica Pellegrini ha avuto un tifoso d’eccezione. Un altro colosso dello sport internazionale, costruttore di record e di poesie epiche olimpiche: l’americano Mark Spitz. A sospingerla verso un record che non brilla né d’oro, né d’argento e né di bronzo ma luccica del platino di una carriera irripetibile, il tifo di tutta Italia che ha fatto le ore piccole per seguirla in mondovisione. C’era a guardarla (almeno) una generazione di ragazzi, più o meno grandi, che lei ha spinto a tuffarsi in acqua. A nuotare, a dare un senso alla propria gioventù schiaffeggiando e calciando l’acqua limpida di una piscina. Almeno a provarci.
Il futuro della Pellegrini è, dicono, in televisione. Stella vera tra le stelle di cartone. E ci sta. Non si torna dove si è stati felici. E nessuno, probabilmente, è stato più felice di lei in acqua. Eppure, tutto finisce. Persino la carriera di una delle sportive italiane più grandi di sempre. Nel vuoto assoluto di un’edizione blindata dalla paura, si gioisce per una medaglia che non c’è e per una storia che coglie il coronamento rimanendosene lontana dal podio. Nessuno, o quasi, ricorderà i nomi delle ragazze che hanno vinto. Tutti ricorderanno che a Tokyo, quinta a più di due secondi dalla testa, Federica Pellegrini ha scritto l’ultima pagina di storia invincibile.
Chi raccoglierà il suo testimone? Due ragazze, forti, le abbiamo: Benedetta Pilato e Simona Quadarella. Queste Olimpiadi, per loro, sono state sfortunatissime. Ma sono giovani e faranno tesoro degli errori. Per prima cosa, impareranno che l’Italia è quel Paese che non perdona né il successo né l’errore. Che un giorno ti incensa, quello dopo ti scorda. Il grande trauma, dunque, dovranno affrontarlo da subito. Questa è la sfida, delle ragazze e dei loro allenatori. La vinceranno.
Verissimo. Spiace però che qui, in America Latina, come nel mondo temo, la Pellegrini sia stata frettolosamentre inquadrata e senza neppure un cenno alla sua carriera. Qui Claro del Messico ha comprato i diritti e passa le immagini delle Olimpiadi su 4 canali HD. L’Italia gode di una sorta di antipatia, mi pare preconcetta. Del resto gli italiani non sono amati particolarmente in nessun posto, anche se gli italiani d’Italia si sforzano di credere il contrario…
Al di là degli elogi e della legittima soddisfazione per vari nostri atleti, per le medaglie ed i piazzamenti, rimane un’amara constatazione di fondo. Rispetto a 60 anni fa la nostra competitività olimpica è assai discesa, anche nei confronti di nazioni europee, anche in quelle discipline che un tempo, ad esempio Roma 1960, ci erano ‘amiche’: ciclismo, scherma, tiro, pugilato, ippica, ginnastica. Dopo il Dopolavoro dell’epoca del littorio, i trionfi di Ondina Valla, schermitori, calciatori ecc. degli anni ’30, nel dopoguerra esistevano molte organizzazioni ed entità (penso per Torino al Centro Sportivo Fiat) che introducevano i giovani nello sport, altro che movidas, monopattini, discoteche e quel che viene dietro… Oggi siamo, a parte alcune isole elitarie, in franca decadenza… Abbonda il calcio – noioso e quasi fatto apposta per far risaltare i difetti più che le virtù, sia dei protagonsti, sia dei tifosi – che monopolizza ancora l’attenzione, anche se poi le scuole calcio delle varie squadre sono poca cosa e le stesse preferiscono far arrivare ragazzini africani, balcanici ecc. Bisognerebbe ripensare ad una vera educazione allo sport, ma noi preferiamo competere a chiacchiere vuote, a stimolare chiacchiere sul nulla… E non casualmente un mediocre ex comico monopolizza con i suoi compari buona parte della politica italiana attuale…
Posso invece esprimere la mia personale antipatia per il personaggio Federica Pellegrini nota anche come Fede?
Una bisteccona, esteticamente sgradevole con quelle spallone ridicole che però si divertiva a farci sapere che pomiciava a tutto spiano cambiando ogni tanto partner.
A parte ciò, continuo a non capire perché solo nello sport sia consentito, anzi doveroso ammirare chi raggiunge traguardi superiori agli altri. Nel resto della vita pubblica italiana imperano la mediocrità, la maldicenza e l’egalitarismo al ribasso. L’importante è stare incollati alla tv a vedere la partita. O Fede.
Lei non è ‘divina’ (anzi è piuttosto ignorante e di cattivo gusto e maniere) e tanto meno è stata ‘eroica’ per arrivare settima ad una Olimpiade! Diamoci un taglio….
Ma quale leggenda!!
Leggenda sono campionesse come Deborah Compagnoni.. Umiltà,tenacia e classe da vendere,sia nello sport che nella vita.Senza supporto da muine da rotocalco..