Fervono i preparativi per Italia-Argentina, il derby internazionale per Papa Francesco. La partitissima tra la Nazionale e la Seleccion è in programma per la prossima settimana e già sale l’attesa per la sfida tra due delle rappresentative calcistiche internazionali più blasonate: in campo, infatti, ci saranno ben sette titoli mondiali. Ma sul prato dell’Olimpico di Roma andrà in scena molto più di una partita di calcio seppur di altissimo livello: in campo, infatti, si sancirà – ancora una volta – il ‘gemellaggio’ che unisce l’Italia all’Argentina, dove, manco a dirlo, c’è una fortissima, consistente e numerosissima comunità di immigrati (e loro discendenti) che giunsero in sud America proprio dal Bel Paese.
Nel nome del pontefice Bergoglio, pure lui, manco a dirlo, di lontane ascendenze italiane. Per la precisione la famiglia di papa Francesco è originaria del Piemonte. Un rapporto profondo, tra Italia ed Argentina che, negli anni, è stato reso indissolubile anche (o forse soprattutto) dallo sport. Ed è stato proprio il calcio ha fatto da ponte ideale tra i due Paesi. Gli argentini, in ogni parte d’Italia, hanno lasciato il segno: dai pionieri del pallone come Omar Sivori e Bruno Pesaola fino ai campionissimi degli anni ’80 e ’90 come Daniel Passerella, Claudio Caniggia, Pedro Troglio, Abel Balbo e Gabriel Omar Batistuta, passando per talenti puri ancora in attività, nonostante tutto, del calibro di Juan Sebastian Veron, Javier Zanetti, Walter Samuel e di giocatori che sono sbocciati o stanno per farlo negli stadi italiani come Erick Lamela, Ezequiel Lavezzi. Ma su tutti quanti brilla l’astro di Diego Armando Maradona capace di stravolgere praticamente tutto e non solo sul rettangolo di gioco. Ai Mondiali di Italia ’90 la Nazionale dello spiritato Totò Schillaci e del mitico Roberto Baggio, si trovò, a Napoli, a giocare praticamente fuori casa. ‘Colpa’ proprio di Maradona che riuscì a trascinare dalla sua parte (e da quella della Seleccion) il pubblico dello stadio San Paolo.
Tra Italia ed Argentina, quindi, si rinnoverà un gemellaggio che è cosa ben lontana da ogni qualsivoglia spirito di politicamente corretto e di manierismo di facciata. Ed il fatto che a rinsaldare i rapporti sportivi, e non, tra due nazioni vicinissime, seppur divise da un intero Oceano, sia un pontefice, come Papa Francesco, che fa della semplicità, dell’umiltà e dell’intima coerenza unite ad una forte componente identitaria e rispettosa delle tradizioni e dei sentimenti del ‘pueblo’ è davvero un segnale importante. Perciò, vediamo di non rovinarci la festa. Anzi, vedete di non rovinarci la festa.
Per una volta non dovrà essere sarà il giorno del bravo Leo Messi e del suo sbandierato impegno per i bimbi poveri, né quello delle ‘sparate’ smielate di un Cesare Prandelli sempre più ‘fedele alla linea’ del buonismo a tutti i costi. Solo per un giorno risparmiateci le bordate e i richiami alla castrazione e restituiteci la gioia di celebrare la magia di uno sport che è riuscito a tenere in vita un vero e proprio cordone ombelicale, culturale, sportivo e di vicinanza, più tenace di tutti i tentativi fatti per estirparlo.